FINGERNAILS – UNA DIAGNOSI D’AMORE

FINGERNAILS – UNA DIAGNOSI D’AMORE

L’amore come una scienza (non) esatta. Fingernails - Una diagnosi d'amore, debutto in lingua inglese di Christos Nikou, ex assistente alla regia di Yorgos Lanthimos, fornisce spunti e quesiti interessanti. Spunti e quesiti che rimangono però molto presto abbandonati a sé stessi con lo svolgersi degli eventi narrati, sintomo di una padronanza stilistica non ancora giunta a completa maturazione, in bilico tra commedia romantica e distopia. Nella sezione Grand Public alla 18a edizione della Festa del Cinema di Roma.

Le regole dell’attrazione

Pubblicità

In un presente alternativo o passato prossimo imprecisato, in cui non esistono cellulari e i finestrini delle macchine si alzano o abbassano manualmente, l’estrazione di un’unghia rende possibile verificare se due persone sono veramente innamorate. Ed è proprio in quest’Istituto dell’Amore, in cui si trova il macchinario che permette questi calcoli, che Anna (Jessie Buckley) accetta l’incarico al servizio di Duncan (Luke Wilson). Il lavoro, da svolgere insieme all’istruttore e prima ancora suo mentore Amir (Riz Ahmed), consiste infatti nell’insegnare a sviluppare intimità alle coppie che decidono di recarsi nella struttura, in attesa dell’implacabile verifica finale. L’Istituto è dunque il luogo propizio in cui ideare e svolgere tutta una serie di esercizi: autoinfliggersi uno shock elettrico ogni volta che il proprio partner esce di casa, in maniera tale da abituarsi a provare dolore quando questo è lontano; o ancora, riconoscere l’odore del partner da bendati o lanciarsi con un paracadute per sviluppare fiducia e romanticismo reciproci. Ma mentre Anna e Amir sono impegnati sul lavoro a preparare le varie coppie, la complicità che si crea tra di loro cresce sempre più, come se il loro interesse per le varie tecniche d’amore andasse di pari passo con la curiosità per i risultati forniti dal macchinario e soprattutto per i desideri nascosti nella propria anima. Peccato però che il legame di Anna con il fidanzato Ryan (Jeremy Allen White) sia stato in passato confermato con il 100% di compatibilità dal test… Fingernails – Una diagnosi d’amore, scritto dal regista Christos Nikouinsieme a Stavros Raptis e Sam Steiner, porta avanti le atmosfere del precedente Apples (2020) spostando il focus dalla memoria e la costruzione di nuove identità su un piano prettamente relazionale.

Domande, domande e ancora domande

Fingernails - Una diagnosi d'amore, Jessie Buckley e Jeremy Allen White in una sequenza del film
Fingernails – Una diagnosi d’amore, Jessie Buckley e Jeremy Allen White in una sequenza del film

Il test delle unghie è il cardine cui ruota attorno tutta la pellicola: perché, come ci informano i titoli iniziali, è proprio in queste ultime che si celano i sintomi del mal d’amore secondo uno scienziato anonimo. Pertanto, le possibilità scaturenti dalla loro analisi attuata tramite un macchinario sono tre: 100% che conferma l’innamoramento di entrambi i partner, cui si contrappone ovviamente l’inappellabile 0%, con in mezzo il risultato più complesso secondo cui solo uno dei due è realmente innamorato (ma la macchina non svela a chi dei due partner appartenga il 50%). In un certo senso è come se questa sorta di forno vintage sancisse una sorta di matrimonio tra gli innamorati che lo affrontano: non è un caso che, se superato positivamente il test, si riceva un attestato con tanto di foto di rito. Non viene mai fornita la spiegazione che si cela dietro l’esistenza di queste prove, che sembrano essere a uso e consumo, peraltro, solo di determinati ceti sociali (si capisce che farlo non è infatti poi così economico) ma senza discriminazione alcuna in fatto di orientamento. Ma perché qualcuno dovrebbe fidarsi del responso di una macchina? Le coppie non sembrano costrette a sostenere la verifica ma viene lasciato intendere sottilmente che è così che funziona il mondo raccontato in Fingernails – Una diagnosi d’amore. Le relazioni non monogame sono scientificamente valide in questa società? È un reato innamorarsi di un’altra persona o mettere in discussione il risultato della macchina? I grandi assenti sono il sesso, a malapena accennato, e i bambini che non si vedono praticamente mai per tutto il film, ma la scelta di avere figli potrebbe influenzare gli esiti dell’apparecchiatura? Nel macchinario che elabora il test c’è qualcosa che invece razionalmente l’essere umano non sa o non vuole vedere? Il contesto in cui è inserita la vicenda non ci viene spiegato facendo perdere forza al racconto: non siamo nel mondo di Equilibrium (Kurt Wimmer, 2002) in cui trasgredire le regole, ossia provare sentimenti, si paga a carissimo prezzo. Quello che conta qui è che una volta avuto il certificato sembra che tutto sia realizzato e non serva nient’altro nella propria vita.

La solitudine degli innamorati

Fingernails - Una diagnosi d'amore, Jessie Buckley in una sequenza del film
Fingernails – Una diagnosi d’amore, Jessie Buckley in una sequenza del film

Nel vedere Fingernails – Una diagnosi d’amore è quindi necessario mettere la testa sottoterra e non porsi tutta una serie di domande legate prettamente alle vicende narrate. Il film riesce però a tracciarne altre di carattere più universale sulle quali soffermarsi e dare la propria personale risposta una volta usciti dalle quasi due ore di visione. È possibile misurare l’amore, o questo è qualcosa che resta magico e imperscrutabile? Quanto è valida la monogamia e quanto sono possibili amori che durano davvero tutta una vita? Sicuramente l’altra cosa che la pellicola vuole dirci è che l’amore deve essere mantenuto sempre attivo, altrimenti destinato a morire se dato per scontato. La vera difficoltà non è infatti innamorarsi ma continuare a esserlo, come se fosse qualcosa su cui lavorare ogni giorno perché la sicurezza che l’amore dà può rivelarsi un’arma a doppio taglio. E, infatti, Anna comincia sempre di più a scorgere la possibilità di poter avere qualcosa in più, qualcosa di diverso. La buona prova di Jessie Buckley rende moderatamente tollerabili le decisioni incomprensibili che il suo personaggio prende per gran parte del film: Anna sembra infatti credere nel vero amore e nella veridicità del test ma non racconta a Ryan che ha iniziato a lavorare all’Istituto dell’Amore dicendo addirittura una bugia; il loro rapporto, nonostante il risultato positivo del test, sembra basarsi solo sulla routine e su risposte di convenienza, prive di cuore. Da un lato c’è dunque la possibilità di una nuova attrazione e dall’altra la necessità di lavorare su un rapporto che non deve scadere nella scontatezza: sono queste due forze che dialogano per tutto il film in maniera molto semplice, e la conclusione finale appare abbastanza ovvia anche se gli stessi protagonisti ci mettono quasi due ore per capirlo. Infine: la scienza può determinare se due persone possono stare insieme? Tra le varie riflessioni che il film ha il pregio di fare, c’è anche quella sull’(in)autenticità delle app di appuntamenti di cui il macchinario può essere considerata una sorta di summa: quanto sono validi i calcoli e gli algoritmi che spesso regolano queste applicazioni usate per fare nuove conoscenze e instaurare nuove relazioni?

Una linea comune

Fingernails - Una diagnosi d'amore, Jessie Buckley e Riz Ahmed in una sequenza del film
Fingernails – Una diagnosi d’amore, Jessie Buckley e Riz Ahmed in una sequenza del film

Con Fingernails – Una diagnosi d’amore non siamo di fronte a rapporti malati come nel caso di Miss Violence (Alexandros Avranas, 2013) ma ci ritroviamo sicuramente dalle parti del cinema di Yorgos Lanthimos in un mondo in cui le leggi relazionali sono portate agli estremi anche se a livelli molto diversi. Non c’è infatti l’astrazione e la freddezza di quest’ultimo, ma il mondo in cui la vicenda è calata sembra essere lo stesso, anche se mitigato dalla morbida fotografia di Marcel Rev che esalta i primi piani dei due protagonisti durante le loro conversazioni e i loro non detti. Non abbiamo qui le punizioni di The Lobster per chi non si innamora entro il tempo prestabilito ma tutta una serie di agevolazioni per gli amanti “certificati” che riescono a superare il test e ad avere il certificato. Nikou mostra poi in più di un’occasione un tono ironico soprattutto quando si tratta di mostrare le assurdità che si celano dietro i tentativi delle coppie di ottenere un responso positivo dal macchinario. Appare dunque chiaro come la new wave del cinema greco contemporaneo sia particolarmente interessata a raccontare una società fortemente straniante e rigida in cui gioca un ruolo fondamentale il racconto di sentimenti controllati o comunque repressi.

Pubblicità

Locandina

Fingernails - Una diagnosi d'amore, la locandina del film di Christos Nikou

Gallery

Scheda

Titolo originale: Fingernails
Regia: Christos Nikou
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 2023
Durata: 113’
Genere: Drammatico, Fantascienza, Sentimentale
Cast: Jeremy Allen White, Jessie Buckley, Riz Ahmed, Luke Wilson, Annie Murphy, Avaah Blackwell, Nina Kiri, Albert Chung, Amanda Arcuri, Ashleigh Rains, Brendan Halloran, Christian Meer, Clare McConnell, Delainie Marcia, Heather Dicke, Jim Armstrong, Jim Chad, Jim Watson, Juno Rinaldi, Katy Breier, Lauren Horejda, Mish Tam, Subhash Santosh, Tameka Griffiths, Tanchay Redvers, Tejay McDonald, Varun Saranga
Sceneggiatura: Sam Steiner, Christos Nikou, Stavros Raptis
Fotografia: Marcell Rév
Montaggio: Yorgos Zafeiris
Musiche: Christopher Stracey
Produttore: Cate Blanchett, Lucas Wiesendanger, Andrew Upton, Christos Nikou, Coco Francini, Christopher Rivera
Casa di Produzione: FilmNation Entertainment, Dirty Films
Distribuzione: Apple TV+

Trailer

Pubblicità
Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.