FINALMENTE L’ALBA

FINALMENTE L’ALBA

Mescolando realtà (il caso della morte di Wilma Montesi) e finzione, ricostruzione storica e reimmaginazione fantastica, Saverio Costanzo dirige con Finalmente l’alba un film ambizioso, di non sempre facile fruizione; una vicenda che riflette la realtà di un ambiente – e di un’epoca – nel deragliante coming of age di un’adolescente del secondo dopoguerra. In concorso a Venezia 80.

Before Dawn

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Saverio Costanzo è regista da sempre abituato a dividere. È stato così per La solitudine dei numeri primi, adattamento letterario tra i più chiacchierati dell’ultimo ventennio, e suo primo passaggio alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2010; ed è stato così anche, quattro anni dopo, per il suo ritorno al Lido con Hungry Hearts, cast internazionale (alla compagna del regista Alba Rohrwacher si aggiungeva Adam Driver) e tematica spinosa (il disturbo mentale di una madre e le sue ossessioni di marca new age). Ora, a distanza di nove anni, Costanzo sceglie di nuovo il palcoscenico veneziano per un’opera forse ancor più ambiziosa – e rischiosa – delle precedenti: l’ambientazione di Finalmente l’alba, infatti, sono quegli anni ‘50 in cui il cinema italiano si muoveva tra le ultime fiammate del neorealismo e la riscoperta fascinazione del divismo d’importazione hollywoodiana, unita a quelle vacue promesse di successo da parte della macchina-cinema, verso i ceti più umili, che già furono immortalate dal classico di Luchino Visconti Bellissima. Uno spunto di partenza che in qualche modo il film di Costanzo cita e replica, pur portandone poi le conseguenze verso direzioni completamente diverse.

Tra realtà e fiction

Finalmente l'alba, Lily James in una foto del film
Finalmente l’alba, Lily James in una foto del film di Saverio Costanzo

La collocazione temporale di Finalmente l’alba è di poco successiva a un evento-spartiacque per la cronaca nera italiana, legato (anche) all’ambiente cinematografico: parliamo della morte nel 1953 di Wilma Montesi, ventunenne trovata annegata sulla spiaggia di Torvaianica in circostanze mai chiarite, dopo aver preso parte ad alcuni film in piccoli ruoli o come comparsa. Prendendo spunto dal possibile coinvolgimento nel caso di Piero Piccioni – fidanzato di Alida Valli e figlio del noto esponente democristiano Attilio Piccioni – il film immagina una vicenda simile a quella di Montesi attraverso la storia della giovanissima Mimosa (l’esordiente Rebecca Antonaci); quest’ultima, seconda figlia di una famiglia di umili origini, viene scelta a sorpresa per un ruolo da comparsa in una grande produzione girata a Cinecittà. La ragazza, che ha attirato l’attenzione della star americana Josephine Esperanto (personaggio immaginario interpretato da Lily James) dopo il termine delle riprese si trova sballottata in una folle notte romana in compagnia di star, produttori e personaggi potenti, tra nobili, politici e traffichini di varia natura; una notte che culminerà in quella villa di Capocotta – a pochi metri dalla spiaggia dove fu ritrovato il corpo di Wilma Montesi – che ospitava frequenti festini legati all’ambiente, e che proprio nel caso Montesi fu origine di varie ipotesi giornalistiche e investigative.

Mimosa o Sandy?

Finalmente l'alba, Joe Keery, Rebecca Antonaci e Willem Dafoe in una scena del film di Saverio Costanzo
Finalmente l’alba, Joe Keery, Rebecca Antonaci e Willem Dafoe in una scena del film di Saverio Costanzo

Fin dalle prime sequenze, che ricostruiscono il finale del mai girato film neorealista Sacrificio, con protagonista una Alida Valli interpretata da Alba Rohrwacher, emerge la cifra stilistica principale di Finalmente l’alba; ovvero la mescolanza (anche spregiudicata) di cronaca e fiction, realtà e ricostruzione fantastica. Il film di Costanzo sembra puntare a narrare una storia immaginaria ma verosimile, che regge la sua verosimiglianza proprio sulla capacità di cogliere l’humus culturale del periodo, e sull’inserimento nel tessuto narrativo di personaggi reali (la stessa Valli, il già citato Piccioni, il marchese Ugo Montagna, proprietario della villa). Se l’innesco narrativo è quello del già citato Bellissima – con tanto di famiglia popolana anni ‘50 che pare uscita di peso da una commedia di quegli anni – lo sviluppo sembra occhieggiare al recente Babylon, almeno nella rappresentazione dell’ambiente e nelle idiosincrasie dei suoi protagonisti: ma lo scopo di Costanzo sembra essere più a misura d’uomo (o meglio, di ragazza) rispetto a quello del collega americano, descrivendo una sorta di pericoloso viaggio iniziatico della giovane protagonista, emblema dell’innocenza costretta a scoprire un suo doppio (l’immaginaria poetessa danese Sandy) che vive su di se l’ambigua fascinazione esercitata dall’ambiente e dai suoi protagonisti.

Ambiguità e fascino

Finalmente l'alba, Willem Dafoe in una scena del film di Saverio Costanzo
Finalmente l’alba, Willem Dafoe in una scena del film di Saverio Costanzo

È cinema insieme realistico e allegorico, Finalmente l’alba, che mantiene da un lato la sua attinenza con la realtà storica – quella verosimiglianza di cui parlavamo poc’anzi – ma dall’altro la trasfigura in una notte deragliata in cui il grottesco e l’incubo pervadono con sempre maggior decisione i passi della protagonista. Come nei suoi lavori precedenti, il regista flirta a tratti col thriller e addirittura con l’horror (aiutato in questo dal commento sonoro di Massimo Martellotta) trasformando il film in una sorta di cupo coming of age; un racconto di formazione che più che la perdita dell’innocenza – con annessa stigmatizzazione moralista di un ambiente – vorrebbe forse rappresentare la scoperta da parte della giovane protagonista di un potere comunicativo sconosciuto, un magnetismo immediato e privo di filtri (nella sua disarmante autenticità) che non ha neanche bisogno di parole – come un’esplicita scena ci insegna – per esprimersi. Un potere che l’impostata recitazione della “vecchia” diva Esperanto riconosce e teme, e cerca senza successo di imbrigliare. Man mano che l’alba del titolo si avvicina, il viaggio di Mimosa/Sandy si fa sempre più cupo e foriero di pericoli e suggestioni, fino a un’ultima parte in cui il regista osa persino la divagazione (magari un po’ discutibile, ma dagli intenti chiari) à la Sorrentino di derivazione felliniana. Per la ragazza, l’unico volto che sembra esprimere qualcosa di simile all’empatia (forse in virtù del suo essere “laterale”, rispetto alla storia e all’ambiente che mette in scena) è quello dell’autista interpretato da Willem Dafoe; una discreta ma necessaria “guida” per un ritorno a casa sempre evocato ma mai desiderato fino in fondo, verso un’alba ancora tutta da interpretare. Un viaggio che, nel suo complesso, lascia storditi ma con tante suggestioni impresse nella mente.

Finalmente l'alba, la locandina del film di Saverio Costanzo
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Scheda

Titolo originale: Finalmente l'alba
Regia: Saverio Costanzo
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 140’
Genere: Drammatico
Cast: Willem Dafoe, Lily James, Alba Rohrwacher, Giuseppe Brunetti, Joe Keery, Carmen Pommella, Alexia Murray, Enzo Casertano, Gabriele Falsetta, Andrea Ottavi, Anna Manuelli, Benjamin Stender, Eric Alexander, Fabiola Morabito, Elena Stefanuto, Marco Gambino, Michele Melega, Paul Boche, Rachel Sennott, Rebecca Antonaci
Sceneggiatura: Saverio Costanzo
Fotografia: Sayombhu Mukdeeprom
Montaggio: Francesca Calvelli
Musiche: Massimo Martellotta
Produttore: Lorenzo Gangarossa, Mario Gianani
Casa di Produzione: Wildside, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 14/02/2024

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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