IL MIO AMICO ROBOT

IL MIO AMICO ROBOT

Con Il mio amico robot, Pablo Berger torna sul grande schermo spostandosi sull’animazione; anche qui, come in Blancanieves, riesce a ridefinire una tematica classica, in particolare quella dell’amicizia: l’utilizzo di animali e robot antropomorfizzati non è solo un omaggio alla tradizione dell’animazione occidentale, ma permette di andare concettualmente oltre ogni steccato di “genere” e categoria.

Ripensare l’amicizia

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Il soggetto scelto da Pablo Berger nel suo Il mio amico robot (Robot Dreams) è capace di parlare a tutti in maniera universale: ci troviamo in una New York rappresentata in modo realistico, con l’unica differenza che la popolazione è composta da animali e robot. Non stiamo parlando di un doppio piano tra umani e animali antropomorfizzati, ma della trasfigurazione dei tratti caratteriali e fisici umani attraverso l’uso di animali ritenuti rappresentativi della società: cosicché ci si ritrova un bue robusto come corriere di carichi ingombranti o un cinico coccodrillo come sfasciacarrozze. In particolare, il nostro protagonista, trattandosi di una storia di amicizia, non poteva essere che Cane: l’esemplificazione per antonomasia dell’affetto disinteressato e leale. Cane è una “persona” normalissima, di buon cuore, piacevole e simpatica; nonostante ciò – come molti in città – trascorre le sue serate da solo davanti la tv.

Una solitudine reale e nessuna psicologia

Il mio amico robot. una sequenza del film d'animazione
Il mio amico robot. una sequenza del film d’animazione

Il solo incipit del lavoro di Berger ci dà il calibro della sua intuizione: partire da una solitudine reale e molto più comune di quanto si pensi, non giustificata in alcun modo da facili psicologismi, giacché il protagonista Cane è l’esemplificazione stessa del compagno di avventure che ognuno di noi potrebbe desiderare. È vero il contrario, sembra dire il regista. L’eccezione è trovare qualcuno con cui condividere la propria vita.

L’altro binario su cui cammina questo Il mio amico robot è quello della linea ambigua e sottile tra amicizia e amore; già, perché nel corso dell’intero film non si riesce a distinguere in alcun modo quando i personaggi siano ingaggiati in una love story romantica piuttosto che in una profonda amicizia.

L’ambiguità ricercata

Il mio amico robot. una scena del film d'animazione
Il mio amico robot. una scena del film d’animazione

Ambiguità non casuale e decisiva. L’orizzonte sembra essere quello della condivisione del mondo all’interno di una relazione, mettendo in secondo piano se l’intenzione sia puramente amicale o romantica, in quanto la riflessione sull’intersoggettività che ne deriva risulta praticamente identica.

E qui sta la raffinatezza concettuale de Il mio amico robot; potrebbe essere una riflessione pseudo-fantascientifica su un futuro di convivenza con robot evoluti grazie all’intelligenza artificiale, e invece l’utilizzo dei robot nella sceneggiatura risulta perfettamente funzionale alla narrazione di relazioni che vanno oltre i generi predefiniti di amicizia, amore o sesso.

Uno stile personale

Il mio amico robot. un'immagine del film d'animazione
Il mio amico robot. un’immagine del film d’animazione

Lo stile scelto da Berger è poi particolarmente suggestivo e introspettivo: linee nette e semplici (che ricordano esteticamente i celebri Simpson e Futurama di Matt Groening) per quanto concerne l’animazione e l’assenza di qualsiasi dialogo parlato, mentre vi è una buona dose di musica e ogni sorta di rumore proveniente dalla metropoli; scelte stilistiche e formali, queste, che vanno a evidenziare le diverse fasi della trama con molteplici incursioni nell’immaginazione, nelle aspettative e persino nelle ipotesi dei protagonisti. La sceneggiatura – che sa alternare la vita reale dei personaggi alle loro riflessioni – è semplice, ma davvero inaspettata in ogni parte del suo sviluppo.

Il mio amico robot è un lavoro che sa porre in una nuova prospettiva e definizione l’idea abituale delle relazioni tra persone, rovesciandone gli usuali paradigmi in maniera naturale – quasi impercettibile.

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Locandina

Il mio amico robot. un momento del film d'animazione

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Scheda

Titolo originale: Robot Dreams
Regia: Pablo Berger
Paese/anno: Francia, Spagna / 2023
Durata: 102’
Genere: Drammatico, Animazione, Musicale
Cast: Albert Trifol Segarra, Esther Solans, Graciela Molina, Ivan Labanda, José García Tos, José Luis Mediavilla, Rafa Calvo
Sceneggiatura: Sara Varon, Pablo Berger
Montaggio: Fernando Franco
Musiche: Alfonso de Vilallonga
Produttore: Ibon Cormenzana, Pablo Berger, Sylvie Pialat, Ignasi Estapé, Yuko Harami, Benoît Quainon, Sandra Tapia, Jérôme Vidal, Ángel Durández
Casa di Produzione: Les Films du Worso, Canal+, Arcadia Motion Pictures, Ciné+, Movistar+, Noodles Production, Radio Televisión Española (RTVE), Lokiz Films
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 04/04/2024

Trailer

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Appassionata di filosofia con un’attenzione particolare rivolta alla storia delle religioni, all’antropologia e alla diverse forme d’arte, si è specializzata in pratiche filosofiche nel 2018, presso la SUCF di Roma. Come giornalista si occupa di cultura, cinema, politica e attualità.

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