CIVIL WAR

CIVIL WAR

Una delle più grandi attrici contemporanee, Kirsten Dunst. Una stella emergente, Cailee Spaeny. Sono solo alcuni dei nomi di Civil War, l’avvincente e intelligente thriller distopico di Alex Garland ambientato negli Stati Uniti dilaniati da una seconda guerra civile. Tra distanza morale, responsabilità dello sguardo e una ficcante metafora della contemporaneità. Il 18 aprile 2024 in sala.

Lo scatto perfetto

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Se la rivalutazione commerciale del cinema d’autore non fosse il trend (non solo) italiano di questi ultimi mesi – ennesimo segno, verrebbe da dire, dell’imminente fine dei tempi – si potrebbe pensare che Alex Garland, inglese, lo sceneggiatore di 28 giorni dopo e il regista di Ex Machina e Annientamento, abbia in testa un cinema che non ha ragione di esistere oggi: tematicamente ambizioso e molto audace nei rapporti con il genere, qui doppio, action e on the road. La visione cupa e distopica di Civil War, in sala il 18 aprile 2024 per 01 Distribution, è figlia, per il tipo di intelligenza messa in campo, la cura formale e l’implicita rilevanza che attribuisce al dibattito – la storia pone delle domande, le risposte lo spettatore deve cercarle altrove, cominciando dalla propria coscienza – di un mondo (e un cinema) che non c’è più. E di una concezione del pubblico decisamente più matura e coraggiosa dell’attuale. E invece. Alex Garland ha girato un film intelligente, molto intelligente. L’ha girato con Kirsten Dunst, Wagner Moura, Cailee Spaeny e Stephen McKinley Henderson e in molti pensano, sbagliando, che parli di una guerra civile. Per essere più precisi, della seconda guerra civile americana. Quella che, a suon di tentati colpi di stato, erosione del prestigio delle istituzioni democratiche e imbarbarimento del dibattito, gli Stati Uniti stanno combattendo già da un po’.

La seconda guerra civile americana

Civil War, Nick Offerman in una scena del film
Civil War, Nick Offerman in una scena del film

Il punto di partenza è la deformazione fantascientifica e inquietante del clima intransigente e radicalizzato degli ultimi anni, ma ad Alex Garland non interessa fare il partigiano in un senso o nell’altro. Da che parte stia, nel film, il presidente (Nick Offerman), trumpiano o no, non è chiaro. Certo, l’idea di usare caccia americani per bombardare città americane non gioca a favore dell’immagine di leader illuminato, ma come la mettiamo con il fatto che il fronte secessionista è guidato da una coalizione degli stati più irrimediabilmente agli estremi dello spettro americano, la progressista California e il reazionario Texas? Non è questo il punto, per Civil War, e sì che in molti hanno lamentato l’inconsistenza delle basi politiche della storia. È un abbaglio, la cosa importante è un’altra.

New York – Washington, per testimoniare

Civil War, Kirsten Dunst, Wagner Moura e Cailee Spaeny in una foto del film
Civil War, Kirsten Dunst, Wagner Moura e Cailee Spaeny in una foto del film

Questa. A New York, Lee (Kirsten Dunst), fotoreporter leggendaria, insieme a Joel (Wagner Moura), giornalista della Reuters, vuole andare a Washington – non è facile, le autostrade sono piene di cadaveri e relitti di auto e bisogna aggirarle – per intervistare e fotografare il presidente prima che i ribelli entrino in città. Con Joel e Lee ci sono anche il veterano Sammy (Stephen McKinley Henderson) e Jessie (Cailee Spaeny), aspirante fotoreporter grande ammiratrice di Lee. Si intrufola nella macchina, non è esattamente la benvenuta, e tra le due si sviluppa il tipo di relazione madre-figlia, sorella maggiore-minore che serve al film per procedere con la sua verità. Civil War è la storia del viaggio da New York a Washington, sullo sfondo dell’America sbriciolata – politicamente, moralmente, plasticamente – dalla guerra. Gli incontri, le deviazioni, le minacce, i cecchini, i giustizieri (spaventoso cameo di Jesse Plemons) non li fermano. Sono giornalisti. Devono documentare, testimoniare, informare, senza adottare un punto di vista specifico, spiega a un certo punto Lee. Il loro compito è cogliere la verità, in uno scatto, in una frase, e comunicarla perché il dibattito abbia inizio. Ecco, di questo parla Civil War. Di sguardo, distanza e responsabilità morale. Ma Alex Garland, che ama l’ambizione e le grandi idee, sa che la lezioncina di etica da sola non funzionerebbe, senza una cornice interessante e imbevuta della giusta spettacolarità.

La giusta distanza

Civil War, Kirsten Dunst in una tesa scena del film
Civil War, Kirsten Dunst in una tesa scena del film

Dopo la satira anti patriarcale di Men, l’irrisolto e imperfetto Men, il suo primo passo falso, Alex Garland torna in carreggiata con un film in tre battiti. C’è l’immaginario bellico, plasmato sul riflesso di un milione di reportage; tutti conoscono la guerra raccontata dal film, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di portarla così vicino a casa. E nulla dice casa, nell’immaginario collettivo, più degli Stati Uniti d’America. Alex Garland costruisce il suo incubo molto perturbante rubando i battiti all’action e modellando il passo sulle convenzioni del genere americano per antonomasia: l’on the road. Civil War è un apocalittico on the road – cos’altro potrebbe inventarsi un artista straniero a spasso per l’America, sembra interrogarsi ironicamente il suo autore? – che proietta sul fondo di una fantasia distopica il più grande spauracchio della contemporaneità, non solo americana: il crollo della pacifica convivenza e la radicalità delle posizioni portata alle estreme conseguenze.

Civil War, Cailee Spaeny in una scena del film
Civil War, Cailee Spaeny in una scena del film

Oltre la metafora e la sua intrinseca, spaventosa attualità, Civil War sceglie con cura le sue domande. Quanta distanza (morale, pratica) è necessario mettere tra l’obiettivo e la realtà? Quanto lontano ci si può spingere, alla ricerca dello scatto perfetto, totalizzante, quello che abbraccia la vita, la morte e tutti i significati intermedi, che fa cronaca della verità ma in maniera esteticamente soddisfacente? E, soprattutto, quanto neutrale potrà permettersi di essere, lo sguardo che scatta la foto, considerando che ogni testimonianza documenta la vita facendone uno spettacolo e stimolando il voyeurismo dello spettatore?

Kirsten Dunst è serafica, controllata. Parla poco, piuttosto pensa e agisce (scatta), non si lascia sopraffare dalle emozioni perché crede sia l’unico modo sensato di gestire la realtà. Cailee Spaeny fa tutto il contrario. Questo all’inizio del film, poi le cose cambiano e le attitudini progressivamente convergono, per ribaltarsi del tutto. Tornando, a ruoli invertiti, al punto di partenza. Non è una resa alla vita, l’incapacità di Civil War e di Alex Garland di domandare senza rispondere. È la forza di questo straordinario e solo apparentemente divisivo film, esplorare i dilemmi etici e morali (la tensione civile e la spettacolarizzazione del dolore) collegati alla ricerca e la testimonianza della verità. La giusta distanza, dilemma etico e necessità artistica, condiziona ad ogni livello la natura ibrida di un film che è insieme fantasia, denuncia, allegoria, documento e spettacolo. Tutto insieme, problematicamente. Cinema per adulti.

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Locandina

Civil War, la locandina italiana del film di Alex Garland

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Scheda

Titolo originale: Civil War
Regia: Alex Garland
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 2024
Durata: 109’
Genere: Azione, Thriller
Cast: Jesse Plemons, Nick Offerman, Stephen McKinley Henderson, Kirsten Dunst, Sonoya Mizuno, Wagner Moura, Cailee Spaeny, Karl Glusman, Justin James Boykin, Vince Pisani, Alexa Mansour, Dean Grimes, Edmund Donovan, Evan Lai, Greg Hill, James Yaegashi, Jefferson White, Jess Matney, Jin Ha, Juani Feliz, Martha B. Knighton, Melissa Saint-Amand, Nelson Lee, Simeon Freeman, Tim James
Sceneggiatura: Alex Garland
Fotografia: Rob Hardy
Montaggio: Jake Roberts
Musiche: Geoff Barrow, Ben Salisbury
Produttore: Allon Reich, Gregory Goodman, Joanne Smith, Andrew Macdonald, Kenneth Yu
Casa di Produzione: A24, DNA Films, IPR.VC
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 18/04/2024

Trailer

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Nato a Roma a un certo punto degli anni '80 del secolo scorso. Laurea in Scienze Politiche. Amo il cinema, la musica, la letteratura. Aspirante maratoneta.

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