THE PILLS – SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE

THE PILLS – SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE

Con The Pills - Sempre meglio che lavorare, il trio composto da Matteo Corradini, Luigi Di Capua e Luca Vecchi sbarca sul grande schermo, in una commedia corrosiva e capace di mantenere intatto l'umorismo dei tre, ma che si rivela in difficoltà nel reggere la dimensione del lungometraggio.

Peter Pan de' noantri

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Luigi, Matteo e Luca sono tre Peter Pan moderni. Si conoscono fin dall’infanzia, sono amici inseparabili e hanno stipulato un patto: tutto, fuorché accettare di lavorare. La loro, alla soglia dei trent’anni, è la programmatica perpetuazione dell’immobilismo post-adolescenziale. I tre, che condividono un appartamento alla periferia di Roma sud, passano le giornate fumando sigarette e spinelli, bevendo caffè e recitando a memoria le scene clou dei loro film preferiti. I trenta, tuttavia, sono un moloch che fa inquietudine, anche laddove si cerchi di ignorarlo. Il lavoro (e la maturità) hanno modi subdoli per far sentire il proprio richiamo… specie quando questo si accompagna all’amore. O a qualcosa che gli somiglia. Si può cambiare senza tradire gli amici?

Sulla scia di altri fenomeni della galassia-Youtube (Frank Matano con le commedie di Ruffini e Genovesi, il ventenne FaviJ, aka Lorenzo Ostuni, nel fallimentare Game Therapy) il trio comico The Pills sbarca con questo The Pills – Sempre meglio che lavorare sul grande schermo. Lo fanno, i tre talentuosi artisti romani, forti di una popolarità costruita sul web anno dopo anno, a partire da quel 2011 in cui presentarono la loro omonima web-serie. Due stagioni di un prodotto in bianco e nero, fatto di sketch episodici quanto fulminanti, nutrito di un approccio onnivoro e sghembo alla cultura popolare (fatto di film d’autore e di genere, di fumetti, cartoni animati e serie televisive di ogni epoca). In mezzo, qualche apparizione televisiva (significativa quella a DJ TV) e un seguito di spettatori fedeli, che hanno saputo coglierne la genuina voglia di raccontare inquietudini e contraddizioni personali e collettive, rifiutando la banale categorizzazione “generazionale”.

Ora, con The Pills – Sempre meglio che lavorare Matteo Corradini, Luigi Di Capua e Luca Vecchi (quest’ultimo anche regista) alzano il tiro: lo fanno portando al cinema i loro sketch, immutati nell’approccio ma inseriti nella struttura narrativa di un film destinato al grande schermo. Un prodotto che recupera la loro attitudine citazionista e autoironica, l’impeto graffiante e smitizzante nei confronti dei prodotti della cultura di massa, uniti all’abbozzo di una riflessione che, se non generazionale, vuole comunque avere una valenza generale. La descrizione (caricaturale, grottesca) è quella di un atteggiamento diffuso, spesso inconsapevole, verso la maturità; un ritratto che stigmatizza tanto l’indifferenza delle generazioni pregresse, quanto la faciloneria borghese dei ritratti che, da Muccino, in poi si sono succeduti nel nostro cinema.

La simpatia dei The Pills, la corrosività a tratti geniale dei loro sketch, l’attitudine onnivora e dissacrante nei confronti di icone e simboli arrivano intatti sullo schermo: se ne apprezza la genuinità, insieme alla capacità di raccontarsi con pochi, fulminanti tocchi. Nella rappresentazione surreale, sopra le righe, della vita dei tre amici, non c’è moralismo né velleità di spaccato sociale: piuttosto, si trovano molta disillusione e la divertente, un po’ cinica presa di coscienza di appartenere a quello stesso contesto (sociale, ma anche, inevitabilmente, generazionale) che si vuole caricaturizzare.

La genuina, immediata rappresentazione della periferia romana – con i suoi riti e la sua vitalità – si somma a un florilegio di citazioni cinematografiche: queste, vera e propria delizia per il cinefilo, spaziano da Le iene a Fight Club, passando per Batman Begins e Clerks (ripreso nel bianco e nero dell’interno dell’abitazione) approdando alla riproposizione in chiave grottesca di una nota sequenza mucciniana. Sono da segnalare anche i riusciti inserimenti dei flashback, con l’alternanza della storyline principale alle significative sequenze che vedono protagonisti i tre piccoli alter ego dei protagonisti.

Nonostante le risate (a tratti irresistibili) che strappa, e l’evidente sforzo del gruppo di dare al tutto una struttura compiuta, The Pills – Sempre meglio che lavorare resta comunque, in parte, vittima della sua natura episodica, fatta di sketch slegati tra loro e poco organizzati. La reiterazione di situazioni molto simili, in una durata di circa un’ora e mezza, finisce alla lunga per stancare, non supportata com’è da una sceneggiatura sufficientemente solida. Alcuni motivi del racconto, tra cui la love story del personaggio di Luca Vecchi, potevano trovare un maggiore approfondimento, mentre la conclusione della vicenda appare affrettata e poco soddisfacente. Il passaggio dalla dimensione dello sketch destinato al web, concentrato e dagli effetti di senso immediati, a quella di un prodotto più “pensato” e strutturato, non ha insomma sortito risultati perfetti.

Scheda

Titolo originale: The Pills – Sempre meglio che lavorare
Regia: Luca Vecchi
Paese/anno: Italia / 2016
Durata: 90’
Genere: Commedia
Cast: Giancarlo Esposito, Luca Vecchi, Margherita Vicario, Andrea Colicchia, Angela Favella, Betani Mapunzo, Francesca Reggiani, Luca Di Capua, Luigi Di Capua, Matteo Corradini, Mattia Coluccia
Sceneggiatura: Luca Ravenna, Luigi Di Capua, Matteo Corradini, Luca Vecchi
Fotografia: Vito Frangione
Montaggio: Roberto Cruciani
Musiche: Federico Bisozzi
Produttore: Pietro Valsecchi
Casa di Produzione: Groenlandia, Taodue Film, Eat Movie
Distribuzione: Medusa Film

Data di uscita: 21/01/2016

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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