MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI

MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI

Affrontando il tema della diversità/disabilità in chiave di commedia per famiglie, Mio fratello rincorre i dinosauri, esordio di Stefano Cipani, si tiene apprezzabilmente lontano dal buonismo, ma lascia emergere solo in parte quel punto di vista differente e originale che il titolo promette.

I dinosauri sono lontani

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Si è fatto il paragone con l’americano Wonder, per lanciare questo Mio fratello rincorre i dinosauri, film d’esordio del regista Stefano Cipani presentato nelle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia, ora approdato in sala. Un accostamento legato principalmente al tema della diversità – nucleo tematico centrale di entrambi i soggetti – ma anche alle due fonti letterarie d’origine, in entrambi i casi piccoli fenomeni editoriali cresciuti a dismisura col passaparola: lì il romanzo d’esordio della scrittrice R.J. Palacio, qui il libro autobiografico di Giacomo Mazzariol, diventato in breve tempo un bestseller. Le analogie tra i due prodotti, tuttavia, si fermano qui, e l’accostamento dell’esordio di Cipani col film di Stephen Chbosky – comprensibile sul piano promozionale – denuncia invero un certo grado di semplificazione: il film del regista italiano affronta infatti un tipo di diversità/disabilità – quella della sindrome di Down – che pone problematiche del tutto specifiche, e alla polifonia di sguardi del film americano giustappone l’ottica del fratello del piccolo protagonista, lo stesso Giacomo/Jack che ha scritto il libro.

Oltre a presentarsi come apologo della diversità, veicolo esplicito del più volte ribadito carattere “speciale” del piccolo Gio, Mio fratello rincorre i dinosauri è anche (e forse soprattutto) una sorta di romanzo di formazione sui generis per la figura di Giacomo, dapprima affascinato da quel fratellino così diverso dai suoi coetanei, poi gradualmente sempre più imbarazzato dalla sua presenza, fino a negarne l’esistenza ai compagni di classe. In questo senso, il film mette quasi sempre tra parentesi la visione del mondo e la percezione della realtà che la diversità di Gio gli porta, per concentrarsi maggiormente sul rapporto che gli “altri” instaurano con lui: al centro dello sguardo del regista c’è il modo in cui la società normale – a cominciare dalla famiglia, e in particolare proprio da Giacomo – si riorganizza per far fronte alla sua condizione. Proprio a questo proposito, l’ottica del fratello interpretato dal giovane Francesco Gheghi mostra le tappe (pur declinate in una situazione atipica) del più classico dei coming of age: dall’occhio puro e infantile che vede nel fratellino una sorta di supereroe, all’imbarazzo adolescenziale per una presenza che ostacola il riconoscimento da parte di un gruppo di pari – e della persona amata – fino alla maturità e a una nuova consapevolezza.

Inevitabilmente procedente per tappe forzate, un po’ programmatico nel suo modo di piegare la complessità di una vicenda reale – e tutt’altro che semplice nelle sue implicazioni – alle esigenze edificanti di un film per famiglie, Mio fratello rincorre i dinosauri è comunque un’opera realizzata con una certa consapevolezza, sincera e apprezzabile pur nelle semplificazioni che opera. Nella scelta del registro adottato (quello della commedia) si avverte lo sforzo del regista di non cedere a un generico buonismo – o a quell’edificante mood da fiction televisiva che pure il tema richiamava – né di restare incastrato nelle pastoie di un dramma che non avrebbe reso giustizia al soggetto, al suo narratore originario e al suo punto di vista. Il film di Cipani delinea abbastanza bene una realtà familiare già presentata come sui generis, che semplicemente cerca di riorganizzarsi in una situazione eccezionale. Ma a dominare la scena (anche in termini di mera presenza sullo schermo) è il Jack col volto del giovane Ghegi, specie nelle sequenze che lo vedono immerso in un contesto scolastico e amicale rappresentato con credibilità: qui, la presenza di Gio diviene una sorta di “fantasma” – anche in senso letterale, nel momento in cui il fratello inizia a raccontare la storia della sua morte – addirittura non visto dai suoi coetanei in due singole, divertenti sequenze.

Uno dei problemi del film di Cipani è che paradossalmente la presenza di Gio, per larghi tratti della trama, finisce per diventare quasi un fantasma anche per la sceneggiatura, restando un po’ in ombra e quasi “data per scontata” in favore del percorso del protagonista. Sappiamo che questo è in parte il risultato inevitabile del punto di vista alla base del romanzo, nonché degli stessi contorni del progetto (racconto autobiografico di un ragazzino che narra il suo rapporto con la diversità del fratello); tuttavia, resta un po’ curioso che, in un film dedicato alla diversità, l’ottica del diverso abbia così poco spazio. Se l’approccio puramente autobiografico a un tema del genere può funzionare sulle pagine di un romanzo – date le potenzialità descrittive del medium – il cinema ha altre esigenze, e chiede che la fisicità del suo oggetto sia ben visibile, presente e capace di raccontare la sua storia. Del mondo di Gio, qui, intuiamo solo piccoli dettagli, ed è un peccato vista la potenziale ricchezza che, in controluce, da quei dettagli sembra emergere: pur mantenendo il punto di vista di Jack, e l’ottica autobiografica del libro, era forse possibile mostrare di più, e meglio, di quel mondo “segreto” che il protagonista, per vergogna, vuole mantenere tale.

La buona descrizione dell’universo di provincia – con le sue meschinità incarnate nella figura, un po’ appiccicaticcia ma funzionale, dell’amico di famiglia che offre la sua non richiesta solidarietà – e la generale buona prova del cast (agli efficaci Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese si somma un apprezzabile Lorenzo Sisto nel ruolo di Gio) mantengono comunque Mio fratello rincorre i dinosauri sui livelli di un accettabile prodotto per famiglie, con qualche parentela estetica col filone della recente commedia indie americana, ma meno coraggio nel modo di sviscerare i suoi temi alla sua base. Qualche forzatura di trama (tutto il subplot legato al volantino e ai suoi effetti – decisamente troppo immediati e dirompenti) non disturba più di tanto la fruibilità e la scorrevolezza del prodotto. Avremmo preferito, certo, vedere un po’ di più di ciò che il titolo promette, di quella rincorsa – fisica e metaforica – di dinosauri da parte di Gio, che per troppo tempo il film lascia tra parentesi. Peccato.

Scheda

Titolo originale: Mio fratello rincorre i dinosauri
Regia: Stefano Cipani
Paese/anno: Italia / 2019
Durata: 101’
Genere: Commedia, Drammatico, Biografico
Cast: Alessandro Gassmann, Isabella Ragonese, Arianna Becheroni, Francesco Gheghi, Rossy de Palma, Saul Nanni, Gea Dall’Orto, Edoardo Pagliai, Gabriele Scopel, Iván Sánchez, Lorenzo Sisto, Mariavittoria Dallasta, Pepa López, Roberto Nocchi
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci
Fotografia: Sergi Bartrolí
Montaggio: Massimo Quaglia
Musiche: Lucas Vidal
Produttore: Isabella Cocuzza, Arturo Paglia, Antonia Nava
Casa di Produzione: Paco Cinematografica, Rai Cinema, Neo Art Producciones
Distribuzione: Eagle Pictures

Data di uscita: 05/09/2019

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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