COUNTDOWN

COUNTDOWN

Diretto dall'esordiente Justin Dec, Countdown cerca di coniugare l'horror demoniaco con quello legato alla tecnologia e al suo potenziale pervasivo e latore di inquietudine: ma il risultato è goffo, incerto non solo sui toni da adottare, ma anche sulla direzione da imprimere alla storia.

Il fato in un'app

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Non è propriamente una novità, l’idea di legare le tematiche dell’horror sovrannaturale al mezzo di comunicazione per eccellenza del ventunesimo secolo (il cellulare), nonché ai suoi usi e abusi: già Takashi Miike aveva detto la sua, sul tema, col suo The Call – Non rispondere del 2004 (con tanto di – pessimo – remake americano intitolato Chiamata senza risposta, di quattro anni successivo); Stephen King, da par suo, aveva incentrato sul tema il suo romanzo Cell (oggetto di una fiacca trasposizione cinematografica nel 2016, per opera di Tod Williams); mentre il recente The Ring 3 (2017) aveva spostato il campo della maledizione di Samara dalla – ormai preistorica – VHS agli smaterializzati territori dei video circolanti in rete. L’esempio tematicamente più vicino a questo Countdown, tuttavia, esordio nella regia di un lungometraggio dell’americano Justin Dec, è il recente Bedevil – Non installarla (2016) firmato Abel e Burlee Vang, che ugualmente si muoveva sul territorio degli smartphone, e ugualmente immaginava un’app tanto tecnologicamente avanzata quanto letale per chi la installava. L’app che dà il titolo al film di Justin Dec, tuttavia, più che uccidere le sue vittime rivela loro la verità: precisamente, rivela la data di morte agli sprovveduti che la installano. Solo laddove questi ultimi cercano di ribellarsi al proprio destino, il dispettoso demone che la anima inizia a far apparire loro anche visioni spiacevoli. Un po’ come un supplemento di castigo.

Non era del tutto da disprezzare, la particolare variante del tema alla base di Countdown, specie laddove va a impattare il motivo della paura della morte, e la particolare concretezza che quest’ultima assume laddove si possa conoscere la data precisa della propria dipartita. Viene in mente una scena de La zona morta di David Cronenberg, in cui un furioso Christopher Walken stringeva come in una morsa la mano di uno scettico giornalista, chiedendogli se per caso volesse sapere quando sarebbe morto. Un’ipotetica consapevolezza, quella del momento esatto del proprio decesso – limitata ovviamente, nella realtà, a pochissimi casi – che risulta da sempre terreno fertile per le suggestioni del racconto fantastico, e che ben può legarsi al vettore di comunicazione per eccellenza del mondo contemporaneo – con la sua natura pervasiva – ovvero quello dello smartphone. Sfortunatamente, tuttavia, i pregi del film di Justin Dec si limitano alla particolare declinazione dell’idea, accostata (nei discorsi del prete-nerd che cerca di aiutare i protagonisti) a una sorta di zingara veggente virtuale: la vicenda dell’infermiera Quinn, a cui l’app pronostica tre giorni di vita, e che finisce per convincersi della veridicità della previsione dopo aver appreso della morte di un suo paziente, è sbagliata tanto nelle modalità narrative quanto nei toni, incerti tra la versione filologica dell’horror sovrannaturale (con tanto di apparizioni e salti sulla sedia) e sua poco convinta smitizzazione.

Countdown si rivela tematicamente incerto (forse a causa di una sceneggiatura più volte rimaneggiata, o forse di scarsa chiarezza nella sua concezione) tra l’horror à la Final Destination (che ha in sé una certa componente di ineluttabilità, basandosi sull’attesa e la consapevolezza di ciò che vedremo) e quello della possessione demoniaca, risultandone in un pasticcio che si incarta su se stesso e non coinvolge né spaventa. Non mancano, nel film di Justin Dec, i jump scares e i momenti orrorifici più classici, con corredo di luci che si accendono e spengono, figure in ombra e apparizioni improvvise; il problema di Countdown sta nell’assenza non solo di una narrazione convincente e “credibile” (nell’impianto di genere) a tenere insieme il tutto, ma anche in una coerente idea di paura alla sua base. Il film tenta tardivamente – e un po’ goffamente – di legare le visioni portate dall’app al passato di ognuno dei personaggi, ai suoi traumi e ai relativi sensi di colpa; ma si avverte subito come il tentativo sia velleitario, non sorretto da una costruzione narrativa degna di questo nome, in particolar modo nella figura della protagonista e nel suo background familiare. Nel suo carattere smaccatamente ed esplicitamente grottesco, la figura del prete-nerd risulta forse (ed è tutto dire) quella più riuscita e divertente: “la Bibbia è come un fumetto”, rivela, ammettendo di aver seguito la vocazione solo per i morti, il sangue e i demoni presenti nella narrazione biblica. Una virata sul terreno del grottesco esplicito, che tuttavia il film non si preoccupa di annunciare né di giustificare.

Con una regia corretta sul piano della resa orrorifica quanto sostanzialmente anonima, Countdown sembra procedere per trovate estemporanee che aggiustino la trama strada facendo (un po’ come due bambini che iniziano un gioco di finzione non sapendo come andrà a finire); lo fa passando disinvoltamente dalla proposta di soluzione “tecnologica” della maledizione a quella esorcistica, risultandone alla fine in un’idea appiccicaticcia e pretestuosa, che sembra partorita dal pensiero magico di un paziente psichiatrico preda di tendenze ossessivo-compulsive. Il materiale di partenza, pur non originalissimo in sé, aveva certamente il potenziale per essere sviluppato in direzioni interessanti; ma il film soffre da un lato di una mano pesante e grossolana nel modo di declinare l’orrore (tutto esteriore e non certo all’insegna di sottigliezze), dall’altro di una certa confusione narrativa e di un’incertezza tematica e di tono, che il film trascina fino al suo finale. La mid-credit scene, da par suo, cerca di (ri)buttare il tutto sul terreno del grottesco e della parodia esplicita; ma dubitiamo ci siano spettatori che ne hanno (genuinamente) sorriso.

Countdown poster locandina

Scheda

Titolo originale: Countdown
Regia: Justin Dec
Paese/anno: Stati Uniti / 2019
Durata: 90’
Genere: Horror
Cast: P.J. Byrne, Elizabeth Lail, Matt Letscher, Allen Zwolle, Anne Winters, Britt Rentschler, Charlie McDermott, Chuck Filipov, Cornell Adams, Dillon Lane, Jeannie Elise Mai, John Bishop, Jonny Berryman, Jordan Calloway, Lana McKissack, Louisa Abernathy, Peter Facinelli, Ramsay Philips, Talitha Eliana Bateman, Tichina Arnold, Tom Segura, Valente Rodriguez
Sceneggiatura: Justin Dec
Fotografia: Maxime Alexandre
Montaggio: Brad Wilhite
Musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans
Produttore: John Rickard, Zack Schiller, Sean Anders, Devin Andre, Nicolas Harvard, John Morris
Casa di Produzione: Boies / Schiller Film Group, Wrigley Pictures
Distribuzione: Eagle Pictures

Data di uscita: 21/11/2019

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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