IL TERZO OMICIDIO

IL TERZO OMICIDIO

Fa piacere la distribuzione, seppur limitata e tardiva, di un lavoro come Il terzo omicidio di Hirokazu Kore-eda; sotto la veste del thriller processuale, il regista fa un'accurata disamina della realtà socio-culturale giapponese, spaziando dai temi – per lui usuali – della famiglia e degli affetti, a quelli dell'influenza dell'ambiente sociale sul “destino” dell'individuo.

Le verità (non) rivelate

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Dopo l’uscita di Le verità, esordio fuori dei confini giapponesi per Hirokazu Kore-eda, opera dal taglio e dal respiro decisamente più europei, viene distribuito in sordina (e in pochissime sale) il terzultimo film del regista nipponico. Un’opera, Il terzo omicidio, già presentata in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2017, afferente a un genere (il thriller processuale) apparentemente insolito per il cinema di Kore-eda. Ci si potrebbe stupire, leggendo la trama del film, di fronte a una vicenda incentrata su un’indagine da ricostruire, a un colpevole dichiarato che forse non è tale, a un meccanismo incentrato sul disvelamento progressivo della verità, a temi e motivi (la ricerca della verità e la sua natura sfuggente, i confini dell’innocenza, le sfumature tra bene e male) che paiono lontani dalla poetica del regista. Eppure, Kore-eda è autore che già in passato aveva dimostrato di saper giocare coi generi e con tutte le loro possibili declinazioni, trovando modo di introdurre un approccio personale (e un taglio registico assolutamente riconoscibile) in storie indifferentemente afferenti a materiale “alto” e “basso”, dal dramma di ispirazione neorealista al manga. Una cifra che resta confermata anche in quest’opera.

Nel plot, Koji Yakusho (già attore feticcio di Kiyoshi Kurosawa) interpreta il ruolo di Misumi, operaio reo confesso dell’omicidio del suo ex datore di lavoro, in attesa di un processo che potrebbe vederlo condannato a morte. L’uomo, che già in passato scontò una condanna per omicidio, viene difeso da Shigemori, avvocato e figlio del giudice che lo mandò in carcere per il precedente delitto. Shigemori, inizialmente incaricato solo di limitare i danni ed evitare al suo cliente la pena di morte, inizia presto ad avere seri dubbi sulla sua colpevolezza. Ma, per venire a capo del mistero, l’avvocato dovrà scavare a fondo tanto nella vita privata del reo confesso e quanto in quella della vittima, ricostruendo un quadro che si rivela più complesso delle apparenze.

Proprio sul contrasto tra superficie visibile delle cose e loro multiforme realtà, nel processo di assemblaggio di una verità che pare avere tante possibili declinazioni, sta il primo elemento caratterizzante Il terzo omicidio; un approccio che declina il thriller come strumento teso a seminare dubbi (avvicinandosi in questo a certo noir europeo, letterario e cinematografico) più che a scioglierli attraverso la detection. La natura multiforme e relativa della verità rimanda automaticamente al capolavoro Rashomon di Akira Kurosawa; ma la visione di Kore-eda è decisamente calata, anima e corpo, nel Giappone del ventunesimo secolo, nella sua complessa realtà sociale e nell’influenza di quest’ultima sull’istituzione familiare. A dispetto delle apparenze, è di nuovo il tema della famiglia, quello dei legami di sangue e quello degli affetti richiesti e/o negati, a venire progressivamente in primo piano nella ricostruzione della sceneggiatura, delineando gradualmente un triangolo di dolore (composto dall’avvocato, dal presunto omicida e dalla sua vittima) che sfuma e problematizza i ruoli iniziali.

Il tema dei legami familiari e quello dell’abbandono, il motivo delle colpe delle generazioni passate che ricadono e condizionano la vita di quelle successive, viene qui presentato in modo meno esplicito (ma non per questo meno dirompente) rispetto ai precedenti film di Kore-eda. Il passato, quello che ha portato alla tragedia di cui vediamo le conseguenze, viene evocato più che mostrato, richiamato dalle parole e dai racconti del personaggio di Yakusho, nella claustrofobica location del carcere e nei suoi dialoghi con l’avvocato; i pochi flashback, pur espliciti e a volte addirittura brutali (tra questi, il prologo che mostra direttamente il delitto) non delineano la realtà quanto piuttosto un suo possibile frammento. Eppure, l’indagine del protagonista (interpretato da Masaharu Fukuyama, già star del J-pop) svela il dolore in modo limpido, fa prendere forma tanto agli eventi narrati quanto a quelli solo evocati, rende straordinariamente evocative le parentesi visivamente più esplicite (tra queste, quella simbologia della croce che torna a più riprese nel corso del film). Kore-eda, di nuovo, va a indagare con occhio scientifico e spassionato una realtà sociale complessa, che coinvolge tanto le strutture sociali del Giappone contemporaneo – e la loro evoluzione nel corso degli ultimi decenni – quanto quelle della famiglia; ma il suo sguardo affonda in una carne viva e sofferente.

Sono tanti, i temi toccati da Il terzo omicidio, pur in una trama apparentemente semplice, la cui struttura tuttavia si complica e si ramifica nel corso del racconto: si va dalla pena di morte – istituzione tuttora presente come un tragico, ma vivo retaggio del passato nelle istituzioni giapponesi – alla possibilità di “redenzione”, dai concetti di bene e male alla loro concreta declinazione nel quotidiano, dall’influenza del corredo genetico nell’agire a quella dell’ambiente sociale e del contesto familiare. Ci si interroga, anche, sulla liceità della vendetta e sul concetto di sacrificio, e su un’apparente incapacità di sfuggire alla gabbia del proprio ambiente sociale, tutta racchiusa sul volto di un Koji Yakusho enigmatico quanto determinato. Concetti che, nel cinema di Kore-eda, trovano come sempre una descrizione concreta e puntuale, impattando col quotidiano e traducendosi in personaggi di cui si coglie la vita e l’immediata autenticità; che sia un melò, un dramma familiare o un giallo, il cinema del regista continua a pulsare di vita autentica, sempre prossima allo spettatore a dispetto della distanza geografica e/o culturale.

Il terzo omicidio poster locandina

Scheda

Titolo originale: Sandome no satsujin
Regia: Hirokazu Kore-eda
Paese/anno: Giappone / 2019
Durata: 124’
Genere: Drammatico, Giallo, Thriller
Cast: Koji Yakusho, Suzu Hirose, Aju Makita, Hajime Inoue, Ichiro Ogura, Isao Hashizume, Izumi Matsuoka, Kotaro Yoshida, Masaharu Fukuyama, Mikako Ichikawa, Shinnosuke Mitsushima, Toru Shinagawa, Yuki Saito
Sceneggiatura: Hirokazu Kore-eda
Fotografia: Mikiya Takimoto
Montaggio: Hirokazu Kore-eda
Musiche: Ludovico Einaudi
Produttore: Kaoru Matsuzaki, Hijiri Taguchi, Satomi Odake, Megumi Osawa
Casa di Produzione: Fuji Television Network, GAGA corporation, Amuse, Fuji IG Laboratory for Movies (FILM)
Distribuzione: Double Line

Data di uscita: 19/12/2019

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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