SCOMPARTIMENTO N.6

SCOMPARTIMENTO N.6

Accolto con entusiasmo al Festival di Cannes, dove ha conquistato il Gran Premio della Giuria, e candidato agli Oscar per la Finlandia, Scompartimento n.6 di Yuho Kousmanen ci consegna una storia priva di orpelli e di escamotage estetici, dove l’animo umano è il protagonista assoluto all’interno di una narrazione dalla forma sintetica e dal contenuto complesso.

Dal libro allo schermo

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Nella narrazione letteraria il viaggio in treno ha sempre rappresentato una terra di nessuno, un luogo sospeso nel tempo e nello spazio all’interno del quale tutto può accadere. Soprattutto l’insolito. Tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, poi, l’Orient Express non ha fatto altro che alimentare ancora di più l’immaginazione, rimandando il riflesso di ambienti lussuosi dove, tra arredi Liberty e art deco, potevano consumarsi efferate vendette. Il treno utilizzato da Rosa Likstrom nel suo romanzo da cui è tratto il film Scompartimento n.6, però, è nettamente diverso. Si tratta di un luogo dove l’umanità, quasi costretta ad una sovrapposizione fisica ed emotiva, lascia andare le iniziali diffidenze per avviare uno scambio ed un confronto che diventa sempre più personale ed emotivo. Un aspetto, questo, che il regista Yuho Kousmanen ha utilizzato, amplificando ancora di più l’effetto claustrofobico per ricostruire sul grande schermo un’intimità tra due personaggi dalla natura diversa che, all’interno dei loro molti silenzi, riescono a trovare una comunanza dai tratti sentimentali.

Laura, Vadim, universi a confronto

Scompartimento n.6 recensione

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Laura e Vadim sono due universi opposti che sembrano destinati a una collisione disastrosa. Lei è una ragazza finlandese arrivata a Mosca per studiare archeologia all’Università. Lui, invece, è un minatore dal carattere invadente e dalle scarse prospettive. Entrambi, però, devono condividere la scomoda intimità di un vagone per un viaggio a lungo termine verso Murmanski per motivazioni diverse. Laura vuole vedere i petroglifi, antiche incisioni sulla pietra, mentre Vadim deve raggiungere il suo posto di lavoro. Così, con pochi elementi scenici e narrativi, Kousmanen riesce a costruire in Scompartimento n.6 un racconto tanto semplice nello svolgimento quanto complesso nei sui significati più intimi. Un esempio di cinema, il suo, che in modo del tutto inconsapevole, dimostra quanto l’umanità dei personaggi, abbinata alla nudità di una messa in scena essenziale, sia in grado di consegnare un film capace di coinvolgere e conquistare. Il segreto, per il pubblico e per il regista, è saper aspettare. Lasciare che questi due sconosciuti diano il via a un cerimoniale di comunicazione senza immaginare quali possano essere gli sviluppi.

In viaggio nel cuore della Russia

Scompartimento n.6 recensione

Complice di questo incontro improbabile è la lentezza di un viaggio in treno tra la vastità del territorio russo alla fine degli anni novanta. All’interno di questa dilatazione temporale è come se gli impegni e le urgenze che compongono le vite dei singoli, prima di entrare nel vagone ed iniziare il proprio percorso, venissero messe in sospensione. Durante il tragitto, infatti, tutto inizia a svanire lentamente lasciando spazio solamente a quel microuniverso all’interno del quale si sta convivendo. Per questo motivo, dunque, il tempo narrativo del romanzo e del film è declinato esclusivamente al presente, al qui e adesso, con rari sprazzi di riferimenti passati. Laura, dopo le iniziali lotte con l’invadenza eccessiva di Vadim, smette di metterlo a confronto con chi ha lasciato dietro di se e inizia a vederlo nelle sue sfaccettature.

Per quanto riguarda gli spettatori, sono invitati a conoscere queste due esistenze nei limiti posti dal loro naturale pudore. Nonostante la costrizione all’interno di un luogo chiuso, infatti, Scompartimento n.6 non rimanda un senso di inevitabile intrappolamento. La regia non è mai invasiva, anche se sempre presente. Il tocco di Kousmanen è leggero e rispettoso, non mette all’angolo i propri personaggi, offrendo loro sempre dei luoghi di “fuga”, come il corridoio o il vagone ristorante. La sua presenza discreta ha la forza della pazienza e la consapevolezza di essere stato invitato a guardare e non a spiare. Esattamente come lo spettatore che, grazie a questa naturalezza espressiva, sale sullo stesso treno dei personaggi e con loro, attraverso l’attesa e quella quotidianità scandita dalle fermate, dal numero di sigarette fumate e dalle tazze di tè bevute, si mette in gioco in un viaggio dalla meta misteriosa.

Scompartimento n.6 poster locandina

Scheda

Titolo originale: Hytti nro 6
Regia: Juho Kuosmanen
Paese/anno: Estonia, Germania, Russia, Finlandia / 2021
Durata: 107’
Genere: Drammatico
Cast: Viktor Chuprov, Dinara Drukarova, Eva Golunova, Galina Petrova, Igor Babanov, Konstantin Murzenko, Lev Ezhov, Lidia Kostina, Mikhail Brashinskiy, Nadezhda Kulakova, Natalya Drozd, Philipp Komarov, Polina Aug, Seidi Haarla, Sergey Agafonov, Tomi Alatalo, Vladimir Lysenko, Yuliya Aug, Yuriy Borisov
Sceneggiatura: Juho Kuosmanen, Andris Feldmanis, Ljuba Mulmenko, Livia Ulman
Fotografia: Jani-Petteri Passi
Montaggio: Jussi Rautaniemi
Produttore: Sergey Selyanov, Riina Sildos, Jamila Wenske, Melanie Blocksdorf, Natalya Drozd, Emilia Haukka, Jussi Rantamäki
Casa di Produzione: Amrion, Saarländischer Rundfunk (SR), CTB Film Company, Elokuvayhtiö Oy Aamu, Achtung Panda! Media
Distribuzione: BiM Distribuzione

Data di uscita: 02/12/2021

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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