BELLI CIAO

BELLI CIAO

I comici Pio e Amedeo, dopo una stagione televisiva ricca di audience e polemiche, tornano al cinema con questo Belli ciao, commedia dalla struttura rigida e dai toni edulcorati, che gioca sull’eterna dicotomia tra nord e sud senza aggiungere nulla di nuovo alla discussione.

Pio, Amedeo e la loro commedia politicamente corretta

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Accontentarsi del meno peggio o rimanere stupiti di fronte all’assenza di volgarità mascherata da politicamente scorretto non rappresenta certo una buona base critica per un film che, quanto meno, si prospetta il fine di intrattenere. Queste, però, sono esattamente le reazioni registrate dopo la visione di Belli ciao, commedia diretta da Gennaro Nunziante e interpretata dal discusso duo formato da Pio e Amedeo. A creare stupore ma, al tempo stesso, anche una certa indifferenza, è soprattutto la scelta di stemperare gli accenti più esasperanti della loro comicità, optando per una storia edulcorata a tal punto da non avere nessun tipo di personalità. Un effetto che si riflette immediatamente sui due, che sembrano alla ricerca della famosa cifra cinematografica senza, però, riuscire a trovarla. In questo modo, dunque, il loro Belli ciao s’identifica come il classico prodotto senza infamia e senza lode, destinato, probabilmente, a un sicuro passaggio televisivo e alla curiosità dei fan che, però, stenteranno a riconoscere i tratti caratteristici del duo.

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Per comprendere meglio, procediamo con ordine. Al centro di questa vicenda ci sono Pio e Amedeo, due amici d’infanzia che, nella piccola realtà di un paesino pugliese, sognano di conquistare una vita diversa. Il primo decide di partire per il nord, laureandosi alla Bocconi e costruendo una carriera da “truffatore” legalizzato e una vita sentimentale amplificata dal palcoscenico dei social. Amedeo, invece, rimane legato alle sue origini, abbandona il sogno di laurearsi in medicina e apre un negozio di sanitari. Complice un prestito a molti zeri chiesto alla finanziaria di Pio per rinnovare il paese, i due sono destinati a incontrarsi nuovamente, mettendo in discussione le loro certezze per dimostrare che il successo a tutti i costi non è sempre la scelta migliore da perseguire. O, almeno, queste dovevano essere le aspettative iniziali di una storia che però, nell’eterna dicotomia tra nord e sud, si perde in un continuo senso di déjà vu cinematografico.

Cambiano i simboli ma non la sostanza

Belli ciao recensione

Nella metà degli anni ottanta i fratelli Vanzina, con la commedia Yuppies – I giovani di successo, presentarono il modello di quello che oggi viene definito il “milanese imbruttito”. Milano era la città da bere, gli aperitivi stavano già prendendo il sopravvento come occasione d’incontro, e i primi cellulari erano l’oggetto status symbol per eccellenza. Ovviamente l’università più accreditata era la Bocconi e la carriera cui aspirare non poteva che essere economica. Insomma, un mondo perfettamente tratteggiato per entrare in contrapposizione con quello più semplice e meno metropolitano del sud. Oggi, a oltre trent’anni di distanza, la situazione non è affatto cambiata. O, almeno, non la sostanza. E a dimostrarlo è proprio la commedia Belli ciao che, continuando a cavalcare l’eterna diatriba tra il nord e il sud, ripete dei modelli narrativi talmente sfruttati da essere prevedibili, ancor prima di venir preannunciati.

In questo modo, dunque, la città meneghina continua a essere il centro del mondo per tutti i giovani rampanti, la Terrazza Martini viene sostituita da rooftop con tanto di piscina esclusiva, il Duomo perde il suo primato di simbolo soppiantato dal Bosco Verticale e il nuovo oggetto del desiderio è della biancheria intima alla modica cifra di 50 euro. Il tutto “arricchito” da una serie infinita di “top” e “adoro”, dirette su Instagram e il monotono di Alexa. Che, in mezzo a tutto questo, ci tiene a mettere in evidenza la sua natura d’intelligenza artificiale. Ovviamente, di fronte a tutto questo, un uomo del sud non può che rimanere stupito e sconvolto. Come se in Puglia e in altre zone del meridione non fosse arrivata connessione e i social provenissero da una galassia lontana lontana. In sostanza, dunque, il film gioca sulle estremizzazioni culturali che, modificando la forma, non producono nessun cambiamento nella sostanza e, soprattutto, non aggiungono punti di vista e interpretazione, rimanendo fermo agli anni ottanta come se nulla fosse cambiato o accaduto.

La questione meridionale

Belli ciao recensione

Senza dare inizio a nessun tipo di confronto politico, sociale o storico, possiamo tranquillamente affermare che la cosiddetta “questione meridionale” è stata affrontata più di una volta dal cinema per creare un’occasione di riflessione anche attraverso l’uso del politicamente scorretto. Non tutti, però, possono essere Checco Zalone, riuscendo a utilizzare le forme della commedia per produrre un pensiero. Questo vuol dire, dunque, che la regia di Gennaro Nunziante non ha prodotto gli effetti e i risultati sperati, almeno sulla carta. Troppo attento a tenere a bada la personalità dei due comici e ad arginare eventuali nuove conseguenze all’interno dell’opinione pubblica, ha costruito una griglia narrativa così stretta ed elementare da lasciare veramente poco spazio a qualsiasi spunto di riflessione o approfondimento. Quello che si evince, alla fine dell’avventura milanese, infatti, è che al sud si respira un’aria migliore, la vita è meno cara e sostenere l’insuccesso è decisamente più semplice. Insomma, in Belli ciao si sceglie una semplificazione che, in termini puramente cinematografici, si traduce in superficialità. E non è detto che la commedia debba esserlo.

Belli ciao poster locandina

Scheda

Titolo originale: Belli ciao
Regia: Gennaro Nunziante
Paese/anno: Italia / 2022
Genere: Commedia
Cast: Giorgio Colangeli, Rosa Diletta Rossi, Lorena Cacciatore, Nicasio Catanese, Amedeo Grieco, Pio D'Antini
Sceneggiatura: Amedeo Grieco, Gennaro Nunziante, Pio D'Antini
Fotografia: Agostino Castiglioni
Montaggio: Gennaro Nunziante, Michele Brogi, Pietro Morana
Musiche: Aldo De Scalzi, Pivio
Produttore: Lorenzo Mieli
Casa di Produzione: Sky Italia, Amazon Prime Video, FremantleMedia Italia, Vision Distribution
Distribuzione: Vision Distribution

Data di uscita: 01/01/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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