LA FIERA DELLE ILLUSIONI – NIGHTMARE ALLEY

LA FIERA DELLE ILLUSIONI – NIGHTMARE ALLEY

Il master del fantastico Guillermo Del Toro, dopo l'Oscar conseguito con il romantico e favolistico La forma dell'acqua (2017), si cimenta in La fiera delle illusioni – Nightmare Alley con il realismo del genere noir e porta sullo schermo il misconosciuto quanto affascinante romanzo di William Lindsay Gresham, firmando un'opera oscura e sontuosa, impreziosita dal talento degli attori e dalla sua passione per il macabro e il meraviglioso.

Tarocchi, bugie & psicoanalisi

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New York, anni 40. Il misterioso e carismatico Stanton Carlisle (Bradley Cooper) approda in un luna park itinerante dove viene assunto come prestigiatore, ma la smodata brama di soldi e di potere lo porta ad appropriarsi delle conoscenze di un collega mentalista, truffando le alte sfere della società newyorchese con l’aiuto dell’ingenua Molly (Rooney Mara) e di un’ambigua psicologa (Cate Blanchett). Ma non tutto va per il verso giusto.

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Il romanzo di William Lindsay Gresham, da cui questo La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è tratto, esce in America nel 1946: siamo all’epoca di La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder, tratto dal noto Double Indemnity (1936) di James M. Cain, e il romanzo di Gresham si avvicina per molti aspetti a quel genere di storie. Agli ingredienti del noir classico (eros, thanatos, smania di denaro e truffe facili) Nightmare Alley unisce il fascino oscuro dei tarocchi, della lettura del pensiero e dello spiritismo. Senza dimenticare la psicoanalisi, le cui teorie all’epoca erano sempre più diffuse generando reazioni contrastanti, dalla fede più incondizionata allo scetticismo più estremo.

La versione di Tyrone Power

La fiera delle illusioni 2021 recensione

Tyrone Power lesse Nightmare Alley nel 1946, anno d’uscita del romanzo, e se ne invaghì a tal punto che convinse la produzione e il regista Edmund Goulding a trarne un film, esattamente un anno dopo, con lo stesso Power protagonista. La fiera delle illusioni – Nightmare Alley non è quindi la prima volta in cui il romanzo viene trasposto sullo schermo, ma Guillermo del Toro ci tiene a precisare che la sua versione non è un remake della pellicola del 1947, bensì un nuovo adattamento del libro. La sceneggiatura, che il regista scrive con Kim Morgan, autrice e critica di cinema, nonché collaboratrice di Quentin Tarantino, riprende parecchie parti del romanzo trascurate nella vecchia versione, tra cui una maggior introspezione dei personaggi, sviluppando aspetti del loro passato, e il finale cupo e quasi dostoevskijano, a cui in precedenza era stato appiccicato un codino consolatorio.

La fiera dell’immaginario

La fiera delle illusioni 2021 recensione

La poetica di Guillermo del Toro si è sempre concentrata sul fantastico, a differenza di quest’ultima opera: qui il regista si ispira a un romanzo noir e razionale in cui, anzi, la speranza in una dimensione sovrannaturale viene utilizzata dai ciarlatani come materia per truffare gonzi e creduloni. Da un lato La fiera delle illusioni – Nightmare Alley potrebbe apparire come la negazione di quel mondo magico e irrazionale che Del Toro ha narrato nei film precedenti, mentre in realtà, per diversi motivi, ne rappresenta la diretta conferma.
Innanzitutto la pellicola ha una struttura circolare: si apre e si chiude in un luna park, e l’impressione finale è quella, ipnotica e claustrofobica, di non esserne mai usciti.
I baracconi sono il regno stesso dell’immaginario, il luogo in cui tutto è possibile, in cui fenomeni da fiera si esibiscono in un numero mettendo in scena un determinato personaggio, spesso una proiezione di se stessi, di quello che vorrebbero essere o che temono di diventare.

Carnival of Souls

La fiera delle illusioni 2021 recensione

Molly Cahill (una Rooney Mara dal viso malinconico e gli occhi da cerbiatta) è la donna elettrica, che si fa attraversare da una pericolosa corrente ad alto voltaggio, metafora della paura di essere avvicinata dagli uomini, colei che ferisce per non essere ferita; Zeena Krumbein (una stravagante e solo in apparenza svampita Tony Collette), medium, conduce una vita infelice con il marito alcolizzato e legge nel pensiero la felicità degli altri. Non a caso il luna-park in inglese è chiamato Carnival in quanto “il carnevale” è il momento in cui si indossa una maschera, e la scelta di un certo travestimento è spesso un modo adottato dal nostro inconscio per rivelare e rivelarci la verità, non sempre piacevole. La traduzione italiana parla di “illusioni”, ma il titolo inglese si riferisce in modo più crudo agli incubi, “nightmare”, che si celano al di sotto.

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La forma della paura

La fiera delle illusioni 2021 recensione

Nel film di Del Toro il luna park assume lo statuto di personaggio in carne e ossa, per non dire di protagonista: la sequenza iniziale del film, in cui Stanton Carlisle insegue il freak “mangiabestie” nel Tunnel dell’orrore, denominato La casa dei dannati, è tra le migliori del film, e riassume in modo simbolico l’intero senso della storia.
Il talento visionario del regista crea una sequenza allucinatoria che ci precipita nell’incubo, anche per merito della potenza della scenografia curata insieme a Tamara Deverell, storica art director del regista, nonché di Crash ed eXistenZ di David Cronenberg. La Deverell dichiara di non aver affittato alcun elemento di scena, ma di averli tutti ricostruiti, ispirandosi a location e oggetti d’epoca, ma anche all’immaginario proprio dei film di Del Toro.
Si tratta dunque di un noir rivisitato, che non si rifà al bianco e nero e ai contrasti espressionisti classici del genere, ma viene filtrato attraverso la sensibilità e lo stile del regista: chiaroscuri colorati alla Edward Hopper, tinte pastose e clownesche, rimandi ai pittori fiamminghi e a Fred Johnson, “il Picasso dei tendoni da circo”, unito alla scelta delle texture e delle tonalità calde del legno per lo studio in apparenza rassicurante della psicologa Lilith Ritter, un gioiellino dell’art nouveau. Gli esterni newyorkesi, in particolare quelli di un giardino innevato, teatro di una scena decisiva del film, sono lividi e insieme fiabeschi, e rimandano al tema del labirinto (già presente nella produzione dell’autore) ma anche all’inquietante finale di Shining in cui Jack Torrance corre in modo grottesco tra le siepi, sia per tematiche che per ispirazione visiva.

Freak Show

La fiera delle illusioni 2021 recensione

Il rapporto di La fiera delle illusioni – Nightmare Alley con il mondo dell’immaginario si riscontra non soltanto nelle scenografie, ma nell’archetipo che sta alla base della storia. Tutti i film di Guillermo del Toro hanno come protagonista il tema del Mostro: dai fantasmi di La Spina del diavolo (2001) e di Crimson Peak (2015), ai vampiri di Blade II (2002), al demone di Hellboy (2004), alle creature de Il Labirinto del Fauno (2006), fino all’essere anfibio di La forma dell’acqua – The Shape of Water (2017).
Nonostante si tratti di un noir, la stessa tematica è presente pure in La fiera delle illusioni – Nightmare Alley (sia nel romanzo che nel film) attraverso la figura del “mangiabestie”, un individuo sanguinario che si nutre di galline e animali vivi, decapitandoli in pubblico. Se a prima vista la creatura può apparire un mostro psicologico, nato dall’avidità e dalla colpa, non è disgiunto da una forte connotazione corporea, che tramite una beffarda metamorfosi kafkiana lo porrà alla ribalta all’interno della storia.

La fiamma del peccato

La fiera delle illusioni 2021 recensione

Del Toro, a differenza di Gresham, introduce un ulteriore elemento mostruoso, un feto sotto formalina dal nome di Enoch, responsabile di aver ucciso la madre alla nascita, una sorta di demone dotato di un terzo occhio, che si compiace delle azioni negative dei personaggi. La componente biblica, del diavolo tentatore, ma anche del Dio che punisce, è presente nel film, e viene ricordata tramite diversi elementi scenografici. Nel romanzo di Gresham tale aspetto è ancora più evidente, in quanto in un atto di hybris estrema il disonesto Stanton Carlisle si trasforma in un vero e proprio predicatore.
Il noir di Del Toro è come un coperchio sotto il quale pulsano presenze oscure, un po’ come l’Io che, con l’aiuto del SuperIo, tenta con difficoltà di tenere a freno l’Es, l’inconscio, finché esso non trabocca. Non a caso il protagonista della storia, Stan Carlisle, è un poco di buono, un individuo dalle tendenze criminali che gli specchi deformanti dei baracconi accusano fin dall’inizio, in un perverso flash forward, di essere un Peccatore (sinner). La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è la parabola di vita di un truffatore, e del rapporto con la sua metà oscura, che in realtà è più di una metà.

Una villain di nome Lilith

La fiera delle illusioni 2021 recensione

Bradley Cooper interpreta con convinzione il ruolo del cattivo, belloccio ma laido e manipolatore, ma la vera villain del film è Cate Blanchett nei panni della glaciale psicologa Lilith Ritter. La donna sfoggia una chioma alla Veronica Lake, ma la strisciante efferatezza e il piglio da femme fatale la avvicinano alla Barbara Stanwick nel già citato La fiamma del peccato. Il suo personaggio, come nel romanzo, non compare spesso, ma quando accade è un distillato di fascino e crudeltà che il nome Lilith, quello della madre di Lucifero, incarna alla perfezione. Degni di nota sono inoltre un magnetico Willem Dafoe nel ruolo di Clem Hoatley, l’imbonitore del luna-park, e un breve ma inquietante cameo di Mary Steenburgen come Mrs Kimball.

Un messaggio dagli spiriti

L’ultimo aspetto che fa prevalere il fantastico all’interno di un territorio razionale come la truffa è sintetizzato nell’avvertimento della medium Zeena: “Mai praticare lo spiritismo!”: in La fiera delle illusioni – Nightmare Alley l’aldilà può essere un’invenzione, ma tentare di strumentalizzarlo per i propri fini porta a conseguenze concrete sulle vite degli impostori, quasi come se gli spiriti si fossero realmente manifestati con il loro dissenso.
Guillermo del Toro ci regala una pellicola sontuosa, oscura e affascinante, la cui unica colpa è quella di essersi ispirata a un grande libro, impossibile da rendere in toto sullo schermo, ma a cui val la pena accostarsi, per riscoprire oggi un autore come William Lindsay Gresham che visse in modo travagliato e morì tragicamente, senza il successo che la sua prosa cupa e moderna avrebbe meritato.

La fiera delle illusioni 2021 poster locandina

Scheda

Titolo originale: Nightmare Alley
Regia: Guillermo Del Toro
Paese/anno: Stati Uniti, Messico / 2021
Durata: 150’
Genere: Drammatico, Giallo, Thriller
Cast: Willem Dafoe, Cate Blanchett, Bradley Cooper, Tim Blake Nelson, Paul Anderson, Rooney Mara, David Strathairn, Holt McCallany, Richard Jenkins, Ron Perlman, Toni Collette, Clifton Collins Jr., David Hewlett, Jim Beaver, Mary Steenburgen, Lara Jean Chorostecki, Mark Povinelli, Mike Hill, Peter MacNeill, Sarah Mennell
Sceneggiatura: Guillermo del Toro, Kim Morgan
Fotografia: Dan Laustsen
Montaggio: Cam McLauchlin
Musiche: Nathan Johnson
Produttore: T.K. Knowles, John O'Grady, Bradley Cooper, J. Miles Dale, Guillermo del Toro
Casa di Produzione: TSG Entertainment, Searchlight Pictures, Fox Searchlight Pictures, Double Dare You (DDY)
Distribuzione: Searchlight Pictures

Data di uscita: 27/01/2022

Trailer

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Scrittrice, cinefila, bibliofila. Sono laureata in psicologia delle comunicazioni di massa e autrice della Trilogia dei Colori (Tutto quel nero, Tutto quel rosso, Tutto quel blu, 2011-2014) edita dal Giallo Mondadori, a cui è seguito Tutto quel buio (Elliot, 2018); nei quattro romanzi della serie la giovane cinefila Susanna Marino va alla ricerca di misteriosi film realmente scomparsi. Ho inoltre tradotto diversi autori noir tra cui Jeffery Deaver e la saga di Dexter, da cui è stata tratta la serie tv omonima, e nel 1999 ho ricevuto il premio "Adelio Ferrero" per la Critica Cinematografica. Colleziono compulsivamente dvd, libri introvabili e locandine di cinema.

Un pensiero su “LA FIERA DELLE ILLUSIONI – NIGHTMARE ALLEY

  1. Commento molto efficace, ricco di citazioni e confronti anche riferiti alla précédente edizione del film,…è un invito a vederlo in sala!!!!

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