VOYAGE OF TIME – IL CAMMINO DELLA VITA
Dall’incontro tra i due misteri più grandi, l’universo e la personalità di Terrence Malick, esce fuori Voyage of Time - Il cammino della vita. Documentario di rara audacia formale che lavora sulla spettacolarità delle immagini, sui materiali di repertorio e su qualche intervento in CGI per restituire l’impossibile. La vita e l’universo, dall’inizio ai giorni nostri. Dalla prima apparizione in The Tree of Life alla presentazione a Venezia 2016 allo sbarco in sala nel 2022, tutto molto malickiano. Commento di Cate Blanchett per un’esperienza che aggredisce i sensi con la forza di una spettacolarità notevole. Come chiave di volta per fabbricare un nuovo tipo di linguaggio cinematografico, c’è ancora strada da fare.
La vita, l’universo, tutto quanto
Come si racconta la vita al cinema? Non la vita a pezzi, la proverbiale fetta di torta. No. La vita con la maiuscola, in tutta la sua maestosa, complicata totalità. Il fenomeno biologico, il mistero emotivo, dalla prima scintilla del tempo al fiorire delle grandi civiltà. Con in mezzo, tra i due estremi, tutto il resto. A pensarci bene, c’è un mucchio di roba.
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Terrence Malick, che al mistero della vita aggiunge il suo, personale, mistero d’uomo e d’artista, culla il progetto di Voyage of Time – Il cammino della vita per decenni. Per un po’ gli manca il tempo, il denaro, la tecnologia, non l’ambizione. Il documentario, per lavorare sulla sostanza delle cose deve intervenire prima di tutto sulla forma, ibrida e allusiva, è un affresco filosofico, è poesia per immagini, è ricostruzione storico-naturalistica, minestrone di materiali. Racconta la vita al cinema non raccontandola. Alludendo, riassumendo, sorvolando su alcuni particolari, enfatizzandone altri. Pone l’accento sui sensi prima che sulla struttura.
Breve cronologia del progetto
Se la vita in genere ha i suoi tempi, figuriamoci il cinema di Terrence Malick. La cronologia di Voyage of Time – Il cammino della vita è aderente al passo dell’autore. Al di là della lunga gestazione, va precisato, che una volta tanto dipende non solo dal temperamento del cineasta ma anche (soprattutto) da necessità materiali e tecniche. Una prima incursione dei materiali si era già avuta, lo ricorderete, tra le pieghe di The Tree of Life, Palma d’Oro 2011, sposandosi bene al tono solenne e maestoso di un film che tra l’altro annunciava una rimodulazione delle tecniche espressive e delle scelte di linguaggio alla base del cinema di Malick. La prima di Voyage of Time – Il cammino della vita è al Festival di Venezia del 2016, l’uscita nelle sale italiane è prevista per il 3 marzo 2022. L’eterna partita tra la vita e il tempo, con grande coerenza, si ripete anche qui.
Cate Blanchett è la voce di un documentario che racconta la vita giocando con i materiali. E ricordando Kubrick
La voce fuori campo è quella di Cate Blanchett. Un commento travestito da invocazione, preghiera, interrogazione a una Madre senza nome (la vita? la natura?) cui si chiede conto del grande mistero. Perché la vita, perché l’universo. Quale il senso di quest’impresa titanica, l’eredità di doni e possibilità offerte da una natura enigmatica nei propositi. C’è una data di scadenza, per tutto ciò che esiste? Quale ruolo e responsabilità per l’uomo in questo grande schema?
La struttura però è elementare. Voyage of Time – Il cammino della vita procede linearmente dal punto A al punto B. Cavalcando tempi lunghissimi con un accento tipicamente kubrickiano, raccontando e al contempo rivoluzionando le modalità espressive e tematiche del racconto stesso. Dai primi sconvolgimenti cosmici alla comparsa di forme di vita unicellulari, dalle grandi bestie carnivore (e non solo) all’estinzione di massa. Per arrivare infine all’uomo.
Le possibilità più elettrizzanti offerte dalle moderne tecniche di ripresa, CGI e materiali di repertorio, civiltà umane contemporanee che riflettono sul proprio rapporto con la natura. Il documentario si sviluppa sovrapponendo strati su strati di materiali eterogenei. Questo perché è chiaro come una delle sfide campali dell’operazione sia appunto la questione del linguaggio.
Malick non è Kubrick
Forse per farci bene i conti, Voyage of Time – Il cammino della vita andrebbe sperimentato due volte, a casa e in sala. Per omaggiare i due tipi di verità offerte, quella spettacolare degli scenari e quella intima delle idee e dei temi. Sussurrati, per scansare il ridicolo. Malick non è Kubrick. Il suo cinema non narrativo ha una carica poetica, un istinto spirituale e un accento filosofico più marcati.
Il riflesso di quest’impostazione sta nel voice over elegantissimo ma un po’ ridondante, che aggiunge poesia su poesia e forse toglie qualcosa all’operazione. Come ricostruzione plastica di scenari impensabili, Voyage of Time – Il cammino della vita ha una forza visiva a tratti sconcertante. Come immaginazione di un nuovo linguaggio e di un nuovo rapporto tra il cinema e il mondo, manca ancora qualcosa. Il documentario non taglia nettamente con le convenzioni, non riesce a liberare a pieno le possibilità di un nuovo modo di raccontare una storia importante. Che ci riguarda tutti. Dall’inizio alla fine.
Scheda
Titolo originale: Voyage of Time: Life's Journey
Regia: Terrence Malick
Paese/anno: Francia, Stati Uniti, Germania / 2016
Durata: 90’
Genere: Drammatico, Documentario
Cast: Cate Blanchett, Abraham Kosgei, Blane E. Warrior II, Daryl James Harris II, Gabi Rojas, Jamal Cavil, Jejuan Plair, Maisha Diatta, Mechelle Tunstall, Runa Lucienne, Sanetra Stewart, Sebastian Jackson, Shaun Ross, Theo Bongani Ndyalvane, Yagazie Emezi
Sceneggiatura: Terrence Malick
Fotografia: Paul Atkins
Montaggio: Rehman Nizar Ali, Keith Fraase
Produttore: Sophokles Tasioulis, Nicolas Gonda, Sarah Green, Grant Hill, Dan Glass, Jini Durr, Dede Gardner, Hans Graffunder, Brad Pitt, Bill Pohlad, Tyler Savage
Casa di Produzione: Plan B Entertainment, Sophisticated Films, LSG Productions, Voyage of Time UG (haftungsbeschränkt)
Distribuzione: Double Line
Data di uscita: 03/03/2022