FULL TIME – AL CENTO PER CENTO

FULL TIME – AL CENTO PER CENTO

Non è un caso che il lungometraggio Full Time - Al cento per cento abbia colpito pubblico e critica, innanzitutto per il suo particolare approccio registico. Con fare zavattiniano, Éric Gravel segue costantemente Julie, si concentra sul suo volto e sulla sua figura intenta a correre per le strade di Parigi, mostrandoci i fatti esclusivamente dal suo punto di vista.

Julie corre

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Un lavoro stressante. Due figli piccoli. Un lungo, lunghissimo sciopero dei trasporti. La grande città di Parigi, troppo lontana da casa propria per poter fare da pendolare. E poi, ancora, continue corse all’impazzata al fine di poter arrivare puntuale a ogni appuntamento. Il lungometraggio Full Time – Al cento per cento – opera seconda del regista Éric Gravel, già presentato in anteprima all’interno della sezione Orizzonti alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 2021 (dove si è aggiudicato il Premio Orizzonti alla miglior attrice e il Premio Orizzonti alla miglior regia) – rende appieno la frenetica quotidianità della sua protagonista, tenendo lo spettatore costantemente incollato allo schermo fin dai primi minuti.

Corse contro il tempo

Full Time - Al cento per cento, Laure Calamy corre in una scena del film di Eric Gravel
Full Time – Al cento per cento, Laure Calamy corre in una scena del film di Eric Gravel

La storia messa in scena, dunque, è quella di Julie (una straordinaria Laure Calamy), divorziata e con due figli piccoli, la quale abita in un paesino di periferia e ogni giorno è costretta a recarsi a Parigi, dove lavora come cameriera in un albergo a cinque stelle. Se le sue giornate sono già di per sé stressanti, le cose si complicano ulteriormente nel momento in cui avrà luogo un interminabile sciopero dei trasporti, il quale coinciderà proprio con i giorni in cui la donna dovrà sostenere un importante colloquio di lavoro.

Circostanze

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Julie corre. Corre costantemente. Corre per poter arrivare puntuale in albergo, ma anche per poter tornare, alla sera, in tempo dai suoi figli, i quali sono costretti a restare tutto il giorno con un’anziana vicina di casa. Al contempo, tutto sembra remarle contro: il suo ex marito non le paga gli alimenti e non risponde alle sue telefonate, la sua datrice di lavoro è molto scontenta delle sue mancanze e la sua vicina di casa si dice ormai stanca di dover badare ogni giorno ai suoi figli. Queste costanti pressioni, dunque, sono ottimamente rese dalla macchina da presa di Éric Gravel, al punto che ci si sente immediatamente parte del caotico contesto in cui si svolgono le giornate della sua protagonista.

Passo dopo passo

Full Time - Al cento per cento, una stupita Laure Calamy in una scena del film
Full Time – Al cento per cento, una stupita Laure Calamy in una scena del film

Non è un caso, dunque, che il presente Full Time – Al cento per cento abbia colpito pubblico e critica, innanzitutto per il suo particolare approccio registico. Con fare zavattiniano, Gravel segue costantemente Julie, si concentra sul suo volto e sulla sua figura intenta a correre per le strade di Parigi, mostrandoci i fatti esclusivamente dal suo punto di vista. A tal fine, un copioso uso di camera a spalla ben sta a sottolineare il forte senso di spaesamento vissuto dalla protagonista e – insieme a un montaggio al cardiopalma – conferisce all’intero lungometraggio quasi le connotazioni di un thriller.

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Un labirinto senza uscita

Quale sarà la prossima meta di Julie? Riuscirà la donna, finalmente, a tornare in tempo per preparare la cena ai suoi bambini e per potersi fare finalmente un bel bagno rilassante? La città di Parigi e gli ambienti di volta in volta frequentati dalla donna non ci vengono mai mostrati nella loro interezza, ma di loro possiamo farci una ben chiara idea grazie alle percezioni stesse della protagonista. Non vi sono totali né panoramiche in Full Time – Al cento per cento. Eppure possiamo chiaramente percepire ogni distanza, analogamente al senso di claustrofobia che si respira lungo i corridoi di un albergo o negli sterili uffici di una grande multinazionale.

L’intensa Julie

Full Time - Al cento per cento, un primo piano di Laure Calamy nel film di Eric Gravel
Full Time – Al cento per cento, un primo piano di Laure Calamy nel film di Eric Gravel

E così, in Full Time – Al cento per cento il dramma di Julie appare estremamente vivo e pulsante sul grande schermo, facendo della sua protagonista quasi una eroina alla Ken Loach. Éric Gravel si è distinto innanzitutto per la sua maestria e la sua straordinaria capacità di entrare nell’intimo dei personaggi, vicino ma distante quanto basta a caratterizzarli a 360°. L’ottima Laure Calamy ha fatto il resto. Senza di lei, la Julie a cui ci siamo affezionati non sarebbe stata così straordinariamente intensa. Come si fa a conciliare ogni impegno, al fine di poter garantire ai propri figli di crescere sereni? Le continue battaglie del quotidiano sembrano non avere mai fine. L’importante è riuscire ancora, di quando in quando, a rifugiarsi nei ricordi d’infanzia.

Full Time - Al cento per cento, la locandina italiana del film di Eric Gravel

Scheda

Titolo originale: À plein temps
Regia: Éric Gravel
Paese/anno: Francia / 2021
Durata: 88’
Genere: Drammatico
Cast: Laure Calamy, Lucie Gallo, Anne Suarez, Geneviève Mnich, Mathilde Weil, Olivier Faliez, Agathe Dronne, Aymeline Alix, Carima Amarouche, Cyril Gueï, Cyril Masson, Dana Fiaque, Evelyne El Garby Klaï, Irina Muluile, Mareme N'Diaye, Nolan Arizmendi, Romain Ogerau, Sasha Lemaitre Cremaschi
Sceneggiatura: Éric Gravel
Fotografia: Victor Seguin
Montaggio: Mathilde Van de Moortel
Musiche: Irène Drésel
Produttore: Raphaëlle Delauche, Nicolas Sanfaute
Casa di Produzione: France Télévisions, Procirep/Angicoa, Canal+, Haut et Court Distribution, Ciné+, Haut et Court, Novoprod, France 2 Cinéma, Palatine Étoile 18
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 31/03/2022

Trailer

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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