BELLA CIAO – PER LA LIBERTÀ

BELLA CIAO – PER LA LIBERTÀ

Il docufilm Bella Ciao - Per la libertà, diretto da Giulia Giapponesi, celebra la storica canzone che ha travalicato i confini dell’Italia infiammando piazze a tutte le latitudini. Una narrazione random sul filo del politically correct. Il tentativo di ricostruirne la genesi fallisce. Chi la scrisse? Il documentario è in sala l'11, 12 e 13 aprile con la distribuzione di I Wonder Pictures.

Quando un canto di lotta diventa universale

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Un film per una canzone. Questa volta il rapporto si è invertito: non è la musica che fa da cornice al film ma è la musica stessa che diventa protagonista di un lavoro cinematografico. E Bella Ciao certo se lo merita. A realizzare un lavoro attorno a questo inno della Resistenza italiano la regista Giulia Giapponesi nel docufilm Bella Ciao – Per la libertà, nelle sale italiane il’11, 12 e 13 aprile, su distribuzione di I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, e in onda su Rai Tre il 22 aprile. Il film è coprodotto da Palomar, Rai Documentari e Luce Cinecittà, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna col contributo di BPER Banca.

Indagine etnomusicale solo abbozzata

Bella Ciao - Per la libertà, un frame di repertorio del documentario
Bella Ciao – Per la libertà, un frame di repertorio del documentario di Giulia Giapponesi

Tra testimonianze, video e documenti di repertorio si cerca di ricostruire, senza riuscirvi, la genesi di un testo e di un ritmo che infiammano le piazze che anelano alla libertà a ogni latitudine. Un cadenzare coinvolgente in grado di fare da collante tra generazioni fino ad approdare nella popolarissima serie TV La casa di carta. Libertà e Resistenza sono i due concetti sul quale la regista focalizza il suo lavoro in Bella Ciao – Per la libertà, volendo rimarcare come la canzone, laddove ci siano uno strumento o delle voci, sia stata adottata. Ma l’indagine etnomusicale, che pure viene inframmezzata dalle piazze, ne esce confusionaria mettendo a confronto sostanzialmente due ricercatori che restano tra loro non concordi. Chi scrisse Bella Ciao? È stata tratta da un canto delle mondine, poi veicolato tramite un mondino, al repertorio della cantante folk Giovanna Daffini? Il mistero resta tale.

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L’unico indizio nuovo in questa querelle che appare senza soluzione è la testimonianza diretta di un’anziana e bella signora, Floriana Diena Putaturo, che ad Alba (Cuneo) la intonò quando era bambina. Ma era una versione al femminile. Strofe che parlando di una ragazza che vuole salire “ai monti” sostanzialmente per vendicare il suo “moroso”, partigiano, ucciso. La regista non prende posizione. Si limita a portare testimonianze e lo fa random, passando da una scena all’altra senza condurre un discorso logico. Anche il ricorso a immagini d’archivio tratte dall’immenso patrimonio dell’Istituto Luce delude molto. Si tratta delle “solite” immagini: Mussolini che dichiara guerra, Mussolini che miete il grano, la sfilata partigiana il giorno della Liberazione. Il pretesto narrativo è anch’esso scarso.

Testimonial di oggi

Bella Ciao - Per la libertà, Marcello Flores nel documentario
Bella Ciao – Per la libertà, Marcello Flores nel documentario di Giulia Giapponesi

La regista si affida ad alcuni testimonial, tra cui una donna curda e un ragazzo di Mosul, che raccontano come siano arrivati ad adottare Bella Ciao per la loro causa. Di sequenza in sequenza, l’ansia attorno alla genesi della canzone cresce. C’è chi ne mette in dubbio addirittura l’origine partigiana. Sembrerebbe che la canzone come oggi la conosciamo sia frutto di sedimentazioni, trasposizioni, falsificazioni, appropriazioni, avvenute via via. Un inno collettivo che si è andato via via formando, scaturendo dalle coscienze di chi lotta contro l’oppressione, da qualunque parte o ideologia arrivi. Se questa è la tesi che la regista vorrebbe far passare nel suo Bella Ciao – Per la libertà, non c’è dubbio tuttavia che la canzone indichi un sentire ideologico che alberga a sinistra. Al riguardo rileva la testimonianza dei Modena City Ramblers, che addirittura a un concerto del 1° maggio a piazza San Giovanni a Roma sfidarono la censura loro posta proprio sulla canzone Bella Ciao. Con il docufilm politically correct, e nella confusione che ne deriva, questa connotazione di sinistra appare intaccata, annacquata nella condivisione universale di un inno che invece fa il paio con El pueblo unido degli Inti Illimani. E dire che, in apertura, il commento di Vinicio Capossela nel cortile di Casa Cervi sarebbe sembrato un preludio a qualcosa di ben delineato. Chi canta Bella Ciao fa politica stando da una parte della storia.

Annacquati i connotati politici

Bella Ciao - Per la libertà, Moni Ovadia nel documentario
Bella Ciao – Per la libertà, Moni Ovadia nel documentario di Giulia Giapponesi

Se ne è voluto fare invece un film, annacquandone i connotati tanto che ci si chiede se la stessa regista abbia risposto a diktat che tra tagli e aggiunte abbiano di fatto svilito l’idea originaria. Quella di celebrare una canzone che infiamma, unisce e dà speranza in nome della Resistenza agli “ismi”. A Bella Ciao – Per la libertà manca anche la narrazione di quanto avvenne davvero al Festival di Spoleto del 1964 con lo storico spettacolo omonimo Bella Ciao, la cui descrizione è stata invece ben raccontata da Giovanna Marini nel recente docufilm dedicato alla grande cantante Caterina Bueno. Appiccicato alla buona anche il commento di Moni Ovadia, costretto a confrontarsi con l’ovvio.

Bella Ciao - Per la libertà, la locandina
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Scheda

Titolo originale: Bella ciao – Per la libertà
Regia: Giulia Giapponesi
Paese/anno: Italia / 2022
Durata: 90’
Genere: Documentario
Sceneggiatura: Giulia Giapponesi, Armando Maria Trotta
Produttore: Carlo Degli Esposti
Casa di Produzione: Palomar
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 11/04/2022

Trailer

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Giornalista professionista, laureata in Scienze Politiche. Ha collaborato con Ansa e Il Tempo, passando poi alla collaborazione fissa con Il Messaggero. Ha scritto per L’Espresso, D La Repubblica delle Donne, Avvenimenti. Per le edizioni Media&Books ha pubblicato, con il luogotenente Francesco Leonardis, il libro Laureato in onestà (2017). Ha diretto il mensile ambientalista La Voce del Lago. Gestisce il sito www.ecolagodibracciano.it e dirige il mensile Gente di Bracciano. È presidente dal 1992 dell’Associazione Culturale Sabate - Museo Storico della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare “Augusto Montori” a Anguillara e, dal 2017, del Comitato Difesa Bacino Lacuale Bracciano-Martignano.

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