BEYOND THE WALL

BEYOND THE WALL

Terza regia del cineasta iraniano Vahid Jalivand, Beyond the Wall parte come un dramma noir di matrice politica, aprendosi tuttavia, gradualmente, ad altre e più complesse suggestioni. In concorso alla 79a Mostra del Cinema di Venezia.

Il muro della coscienza

Pubblicità

In un concorso finora appiattito, con le dovute distinzioni, su un gusto “medio” e su una proposta pensata per accontentare un po’ tutti, fa piacere che la 79a Mostra del Cinema di Venezia abbia ospitato anche un film come questo Beyond the Wall. Una soddisfazione che deriva non tanto dalla qualità dell’opera – comunque buona – quanto dall’originale approccio mostrato dal cineasta Vahid Jalilvand (qui alla sua terza regia) a temi usualmente trattati con altri e diversi registri. Sembra che il cinema iraniano contemporaneo, per esprimere i suoi concetti e mantenere una carica autenticamente politica – in grado di superare anche le maglie della censura – cerchi sempre maggiormente strade poco battute, aprendosi ai generi e mescolando filoni cinematografici anche molto diversi tra loro. Una strada che radicalizza e supera l’impostazione – già popolare e di derivazione occidentale – di un cineasta come Asghar Farhadi, proponendo un cinema ibrido, in grado di unire lo spiazzamento e la complessità narrativa a una barra sempre dritta nella portata politica del messaggio. Niente di nuovo, si dirà, almeno non in senso assoluto; ma nondimeno un pezzo di cinema stimolante se rapportato al suo contesto di produzione, e alle specificità di una cinematografia che si vorrebbe appiattita sui codici espressivi dei suoi esponenti più noti.

Il cieco e la fuggitiva

Beyond the Wall, una scena del film
Beyond the Wall, una scena del film di Vahid Jalilvand

Al centro del plot c’è Ali, un uomo cieco che vive da solo nel suo appartamento, che sta per togliersi la vita quando riceve la visita del portiere, che gli comunica che dentro il palazzo sembra essersi rifugiata una donna ricercata dalla polizia. Desideroso di sapere di più sulla fuggitiva, l’uomo decide di accantonare per il momento i suoi propositi suicidi, venendo a contatto con la donna quando questa, alla fine, si rivela essersi nascosta proprio nel suo appartamento. Leila, questo il nome della fuggiasca, pare essere ricercata a causa della sua partecipazione a uno sciopero; la donna, in più, è disperata perché durante i disordini ha perso suo figlio di quattro anni, rimasto da solo e privo di protezione. Ali poco a poco matura la decisione di aiutare Leila, ma si trova nel contempo a fronteggiare la sempre più insistente presenza della polizia, e quella dello stesso portiere che gli si rivolge con fare inquisitorio. Mentre la presenza poliziesca cresce sempre più intorno allo stabile, Ali cerca di escogitare un modo per far fuggire la donna, e permetterle di ricongiungersi con suo figlio.

Vedere cosa?

Beyond the Wall, un momento del film
Beyond the Wall, un momento del film di Vahid Jalilvand

All’interno di un canovaccio che potrebbe sembrare improntato a un noir classico e realistico – con un’evidente matrice politica – il regista introduce poco per volta alcune crepe, dettagli e dialoghi che fanno intuire che la direzione presa dal film non sarà esattamente quella suggerita. Beyond the Wall è un lavoro che nel suo svolgimento cambia faccia, genere e (parzialmente) atmosfere, ridefinendo gradualmente i suoi personaggi principali, o piuttosto svelandoli nel corso della storia nella loro complessità. L’incapacità del protagonista di vedere – o meglio, la sua visione sfocata e approssimativa, limitata a poche indistinte sagome – diviene gradualmente metafora di un rifiuto alla presa di contatto con la realtà, derivato a sua volta da un trauma; una realtà che torna (letteralmente) a bussare alla sua porta, proprio nel momento in cui il rifiuto aveva provocato la decisione più radicale. La presenza di Leila diverrà, per Ali, la porta per l’accettazione definitiva della verità, e lo strumento privilegiato di consapevolezza, in grado di dare un senso (anche) alle misteriose lettere che periodicamente gli arrivano, indecifrabili in quanto mancanti di un occhio che le decodifichi e le collochi correttamente nella vicenda.

Fuori dalla comfort zone

Piuttosto che basare lo spiazzamento su un plot twist improvviso ed escapista, Beyond the Wall preferisce giocare sull’accumulazione (di atmosfere e dettagli) fornendo allo spettatore, in modo graduale, gli strumenti per decodificare correttamente la trama, e intuirne gli sviluppi. Una scelta che da un lato rende prevedibile la soluzione dell’”enigma” e la conclusione della vicenda – specie per lo spettatore avvezzo ai meccanismi di certo mainstream occidentale – ma dall’altro aumenta la coerenza della storia, attraverso la destrutturazione progressiva della realtà e la sua successiva, problematica ricostruzione. Lo spazio dell’appartamento, prigione autoimposta per il protagonista che improvvisamente viene condivisa da un altro personaggio, diviene metaforica e precaria comfort zone, assediata in modo sempre più insistito (come in un singolare home invasion movie) sia fisicamente che spiritualmente. Il tutto mantenendo, nelle due ore di durata del film, una certa coerenza di direzione e atmosfere, e non facendo pesare una risoluzione che mette in crisi ciò che si è visto, senza dare l’impressione di una scappatoia di comodo. Psicologia, sogno, incubo e politica si fondono, in Beyond the Wall, in un equilibrio magari precario, ma comunque stimolante per le suggestioni che porta con sé. Con un’ultima inquadratura – che apre il quadro (in tutti i sensi) a svelare una realtà tutt’altro che rassicurante – a portare con sé un’innegabile forza espressiva.

Beyond the Wall, la locandina del film
Pubblicità

Scheda

Titolo originale: Shab, Dakheli, Divar.
Regia: Vahid Jalilvand
Paese/anno: Iran / 2022
Durata: 126’
Genere: Drammatico
Cast: Alireza Kamali, Amir Aghaee, Danial Kheirikhah, Dayana Habibi, Navid Mohammadzadeh, Saeed Dakh
Sceneggiatura: Vahid Jalilvand
Fotografia: Adib Sobhani
Montaggio: Vahid Jalilvand
Produttore: Ali Jalilvand
Casa di Produzione: Mehr Taha Studio

Pubblicità
Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.