THE LOST KING

THE LOST KING

Stephen Frears torna al cinema con un film basato su una storia vera, e su una donna tanto fragile fisicamente quanto caparbia moralmente. Una vicenda, quella di The Lost King, fortemente umana, ma che si arricchisce anche delle immancabili note leggere di cui il regista e il suo humor britannico sono dotati. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022 nella sezione Grand Public.

Riscrivere la storia e se stessi

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Tra tutto ciò che si dice di Stephen Frears due cose sono assolutamente certe: è dotato di un evidente temperamento e ha un’attrazione per personaggi reali, quotidiani eppure eccezionali. Ne sono un esempio le sue donne. O, per meglio dire, il femminile che ha scelto di portare sullo schermo in tutti questi anni. Senza andare troppo in là con il tempo, infatti, basta citare Philomena, Florence, la marchesa di Merteuil de Le relazioni pericolose e, ovviamente, l’unica Elizabeth in The Queen. A tutte loro oggi si aggiunge una new entry che si trova al centro di The Lost King, film presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022. Si tratta di Philippa Langleyche, reagendo a una vita poco adatta a soddisfare le sue esigenze emotive, accidentalmente incappa nelle sorti di Riccardo III, figura incompresa dalla storia, relegato dalla letteratura al ruolo di villain e, soprattutto, disperso dopo la sua morte senza nessun rimpianto da parte della monarchia e delle generazioni future.

I manuali di storia e molti scritti di livello universitario lo ricordano solamente come l’uomo sconfitto sul campo di battaglia da Henry Tudor. Come il sovrano usurpatore, arrivato sul trono solo grazie all’eccidio dei suoi nipoti, gli unici a poter reclamare la successione al suo posto. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: quale connessione può esistere tra una figura storica ormai sbiadita dal tempo e una donna contemporanea, probabilmente affaticata dalla propria quotidianità e da un lavoro che non la qualifica più nel modo giusto? Sicuramente la necessità di trovare il proprio posto nel mondo, di essere finalmente considerati per quello che si è veramente e non per ciò che l’opinione pubblica può definire come deformità. In questo senso, dunque, Philippa e Riccardo hanno molto da condividere. Entrambi, infatti, pagano lo scotto di una debolezza fisica che sembra definirli agli occhi degli altri nell’incapacità come nella nefandezza d’animo. Un connubio sul quale Frears non poteva che giocare, creando un legame emotivo e costruendo una vicenda che si muove tra la commedia e una sorta di “giallo” archeologico con chiari riferimenti alla narrazione intimista.

Le donne di Frears

The Lost King, Sally Hawkins in una scena del film
The Lost King, Sally Hawkins in una scena del film di Stephen Frears

L’eccezionalità della vicenda di The Lost King è che prende spunto da fatti realmente accaduti. Questo vuol dire che la donna mostrata sullo schermo attraverso il fisico minuto di Sally Hawkins è la protagonista di un fatto che ha riempito veramente le pagine dei giornali. E a rendere il tutto ancora più incredibile è l’apparente normalità, se non addirittura trasparenza, di una persona considerata assolutamente anonima per gran parte della società cui appartiene. “A Edimburgo, una madre di due bambini trova il re perduto in un parcheggio”. Così titolava un giornale locale all’indomani della scoperta del corpo di Riccardo III. Ed effettivamente, per tutti, Philippa non è altro che un’oscura figura di contorno, non dotata di titoli accademici e nemmeno troppo considerata nel suo ambiente di lavoro. Caratteristiche che Frears non solo ha trovato affascinanti ma che ha anche utilizzato a suo vantaggio nel film per dare ancora più corpo alla forza caratteriale e al desiderio di esistere del personaggio.

Un’energia che non si sprigiona mai con esternazioni roboanti, che non si accompagna a una personalità dilagante ma che, bensì, si definisce un passo alla volta attraverso una convinzione granitica delle proprie azioni. Philippa è e viene descritta fisicamente fragile. In conflitto con un corpo che la rende meno prestante di altri, la sua mente viaggia su una velocità completamente diversa. Una normalità apparente, dunque, si fa veicolo di un evento eccezionale, di una ricerca che mette in discussione gli ambienti accademici. E solo una donna qualsiasi poteva portarla a termine con tanta naturalezza e caparbietà. La stessa che la fa entrare di diritto nell’Olimpo delle protagoniste femminili di Frears, capaci di combattere sempre e, a modo loro, vincere.

Una commedia archeologica

The Lost King, Sally Hawkins e Steve Coogan in una sequenza del film
The Lost King, Sally Hawkins e Steve Coogan in una sequenza del film di Stephen Frears

Per quanto una vicenda possa mostrare la sua eccezionalità e un chiaro potenziale, è evidente che serva un buon scrittore per renderla narrabile e coinvolgente. Non è un caso, dunque, che in The Lost King, accanto a Frears, si schieri ancora una volta Steve Coogan. Dopo il successo di Philomena, infatti, continua la loro collaborazione nella fase creativa come sul set. Questo vuol dire che l’attore viene ingaggiato in questo caso anche come partner all’interno dell’indagine archeologica svolta da Sally. Il suo ruolo è quello di John, un ex marito dall’affetto incrollabile che, nonostante tutto, non smette di credere nelle possibilità della donna che ha amato e a cui continua a essere legato. Un ruolo, dunque, nuovamente di spalla, che non accompagna fisicamente nelle ricerche ma da un punto di vista esclusivamente morale.

Uno schema già visto nei film di Fears, e che nel caso di The Lost King si sviluppa attraverso una sorta di thriller storico/archeologico in cui non mancano momenti d’introspezione. La sceneggiatura di Coogan, scritta a quattro mani con Jeff Pope, realizza una struttura di base, una sorta di griglia narrativa in cui muovere la vicenda sempre su piani diversi senza dimenticare, però, l’aspetto dell’intrattenimento. Un elemento essenziale, questo, che sceneggiatori e regista hanno sviluppato seguendo gli schemi della ricerca, del giallo e della scoperta finale. In questo caso, però, al termine del film non viene svelato l’assassino, bensì si ottiene un’ammissione d’innocenza. Grazie a Philippa e alla sua incapacità di accettare un no come risposta, la figura storica e umana di Riccardo III viene liberata da qualsiasi dubbio sulla sua onorabilità, riprendendo il posto che gli spetta tra i reali d’Inghilterra.

The Lost King, la locandina del film

Scheda

Titolo originale: The Lost King
Regia: Stephen Frears
Paese/anno: Regno Unito / 2022
Durata: 108’
Genere: Drammatico
Cast: Sally Hawkins, Steve Coogan, Mahesh Patel, Alasdair Hankinson, Benjamin Scanlan, Glenna Morrison, Harry Lloyd, James Fleet, James Rottger, Jessica Hardwick, John-Paul Hurley, Lee Ingleby, Phoebe Pryce, Robert Jack, Sharon Osdin, Sinead MacInnes
Sceneggiatura: Jeff Pope, Steve Coogan
Fotografia: Zac Nicholson
Montaggio: Pia Di Ciaula
Musiche: Alexandre Desplat
Produttore: Dan Winch, Steve Coogan, Christine Langan
Casa di Produzione: Magaritz Productions, BBC Films, Pathé, Baby Cow Productions, Ingenious Media
Distribuzione: Lucky Red

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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