ALAM

ALAM

Alam, del regista palestinese Firas Khouri, ci racconta il conflitto arabo-israeliano dalla prospettiva di un gruppo di ragazzi del liceo: all’inizio prevale la semplice quotidianità della vita dei protagonisti (in cui ogni spettatore può riconoscersi) mentre - in un crescendo continuo - viene introdotto il tema politico della resistenza palestinese in maniera naturale e realistica. Unica pecca, ma anche risorsa: il focus è centrato unicamente sul versante palestinese. In concorso alla Festa del Cinema di Roma 2022.

Lottare per vivere

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Firas Khouri con Alam (che vuol dire bandiera) ci regala il suo primo lungometraggio dopo diversi corti: il risultato è ottimo, anche se il film sceglie di impostare la delicata questione del conflitto arabo-israeliano soltanto sul versante arabo; una scelta che sembra essere anche politica, oltre che artistica e interpretativa. Paradossalmente, però, il pregio di questo lavoro non sta tanto nel focus sul piano politico, ampiamente trattato, bensì nella delineazione della lotta dei più giovani per ritagliarsi un proprio spazio di vita in un paese (ufficialmente dichiarato israeliano) nel quale la libertà di espressione è fortemente ostacolata in molteplici ambiti, anche e soprattutto a scuola.

La quotidianità di un gruppo di amici

Alam, una scena del film
Alam, una scena del film di Firas Khoury

Il protagonista di questa ricerca di libertà è Tamer (interpretato da Mahmood Bakri), ragazzo un po’ rassegnato alla situazione stagnante della scuola e del paese, eppure interessato alla politica, che cerca (palesemente) di ritagliarsi uno spazio suo andando a vivere da solo nella vecchia casa dei nonni.

La storia entrerà nel vivo quando Tamer incontrerà altri due personaggi: Safwat (interpretato da Muhammad Abed Elrahman) e May (Jaboor Kawn), entrambi appassionati di politica, ma con uno spirito molto più intraprendente e attivo del protagonista; man mano, tramite la politica, i tre stringeranno un legame sempre più forte, che in un crescendo svelerà anche le battaglie personali di ognuno di loro.

Il pregio di Alam, infatti, sta proprio nella descrizione della minuziosa quotidianità di questo gruppo di amici, laddove, a impreziosire questa messa in scena così intimista, troviamo inquadrature e primi piani che mostrano con delicatezza il variare delle espressioni facciali dei protagonisti, soffermandosi su particolari del vestiario o su alcune parti del corpo e della capigliatura. Abilità nella regia e nella fotografia, questa, che viene abilmente evidenziata e sottolineata, tra l’altro, dalla bravura degli attori, eccellenti nelle loro posture e nella loro mimica facciale, oltre che nei dialoghi.

Una bandiera

Alam, un momento del film
Alam, un momento del film di Firas Khoury

Il simbolo di questo legame e di queste lotte diverrà la bandiera della Palestina: non tanto per la bandiera in sé, la quale – come affermerà Safwat – è uno “strumento” di liberazione, ma per la voglia di rivincita verso una storia (quella del conflitto arabo-israeliano) dalla quale si sentono schiacciati: tanto nella dimensione del “racconto scolastico” – che omette i soprusi subiti dai palestinesi anni addietro – quanto nell’ambito più pesante delle costrizioni e limitazioni quotidiane, che vedono la libertà di espressione radicalmente ridotta sia a scuola che in famiglia.

Scontri generazionali

Alam, una sequenza del film
Alam, una sequenza del film di Firas Khoury

Altro elemento che spicca trasversalmente, sia nelle scene dedicate all’ambiante scolastico che in quelle familiari, è lo scontro generazionale. In Alam, da una parte ci sono gli anziani che, con rassegnazione, obbediscono alle direttive israeliane, non tanto per convinzione ma per quieto vivere; e dall’altra parte troviamo i giovani, simbolo di una resistenza che non si arrende allo status quo e cerca una via (seppur rischiosa) per manifestare il proprio dissenso nella società. In questo senso, paradigmatici risultano due spaccati: quello tra l’insegnante di storia e Safwat e l’altro, tra Tamer e suo padre (interpretato da Amer Hlehel) – quest’ultimo semplicemente interessato al fatto che il figlio “non si metta nei guai”.

In Alam gli scontri troveranno le loro espressioni in diversi modi, ma Khouri, dopo aver commosso gli spettatori, risulterà abile nel non dare risposte semplicistiche alle domande suscitate nel pubblico, consegnando un finale agrodolce, proiettato sul futuro che verrà.

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Scheda

Titolo originale: Alam
Regia: Firas Khoury
Paese/anno: Arabia Saudita, Tunisia, Francia, Qatar, Palestina / 2022
Durata: 110’
Genere: Drammatico
Cast: Amer Hlehel, Ahmad Zaghmouri, Haithem Kokhon, Jaboor Kawn, Mahmood Bakri, Moez Toumi, Mohammad Karaki, Muhammad Abed Elrahman, Riyad Sliman, Saleh Bakri, Sereen Khass
Sceneggiatura: Firas Khoury
Fotografia: Frida Marzouk
Montaggio: Nadia Ben Rachid
Musiche: Faraj Suleiman
Produttore: Claire Gadéa, May Odeh, Naomie Lagadec, Marie-Pierre Macia
Casa di Produzione: MPM Film

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Appassionata di filosofia con un’attenzione particolare rivolta alla storia delle religioni, all’antropologia e alla diverse forme d’arte, si è specializzata in pratiche filosofiche nel 2018, presso la SUCF di Roma. Come giornalista si occupa di cultura, cinema, politica e attualità.

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