UTAMA – LE TERRE DIMENTICATE

UTAMA – LE TERRE DIMENTICATE

Già premiato al Sundance col Gran Premio della Giuria, selezionato dalla Bolivia per concorrere ai prossimi Oscar, Utama – Le terre dimenticate è un lavoro ricco di sostanza, che impatta temi di grande attualità (tra cui quello del cambiamento climatico) con un racconto sobrio e una messa in scena insieme realistica e lirica.

Resistenza naturale

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Dopo la vittoria del Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2022, e la selezione per rappresentare la Bolivia nella corsa ai prossimi Oscar, il film d’esordio del regista Alejandro Loayza Grisi, Utama – Le terre dimenticate, giunge finalmente anche nei cinema italiani. Un lavoro di una certa rilevanza, quello del cineasta boliviano – già direttore della fotografia per vari corti e documentari – certamente interessante per le tematiche che porta avanti (il cambiamento climatico, le migrazioni, l’eterna dialettica tra tradizione e modernità, in terre che sembrano straordinariamente resistenti alla seconda) ma anche per il modo in cui le mette in scena. Un modo certamente radicale nell’approccio narrativo, all’insegna della dilatazione dei tempi e della scarnificazione dei dialoghi, ma anche di una valorizzazione del paesaggio – e delle sue asperità – che evidenzia chiaramente l’occhio da documentarista dell’autore. Lo scopo è quello di raccontare la storia di un’anziana coppia che resiste in una terra inospitale e (in)contaminata, la cui stessa sopravvivenza è minacciata dalla nefasta azione umana. Diretta e indiretta.

Virginio, Sisa e l’”alieno”

Utama - Le terre dimenticate, José Calcina, Luisa Quispe e Santos Choque in una scena
Utama – Le terre dimenticate, José Calcina, Luisa Quispe e Santos Choque in una scena del film

La coppia in questione è quella composta da Virginio e Sisa, anziani coniugi quechua che vivono sull’altipiano boliviano, in un deserto fortemente provato dalla siccità. L’uomo, allevatore di lama, è malato e bisognoso di cure, ma rifiuta categoricamente di trasferirsi in città, malgrado lentamente tutti gli abitanti del villaggio stiano migrando verso il centro urbano.

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Proprio ad abbandonare l’altipiano e ad affidarsi alle cure di un medico cerca di spingerlo Clever, suo nipote, trovando però il netto rifiuto (e anche l’ostilità) dell’anziano allevatore; tuttavia, la perdurante mancanza di pioggia sta lentamente uccidendo la zona, portando alla distruzione dei raccolti e facendo morire il bestiame della coppia. Mentre Sisa, finora ignara della malattia di suo marito, si mostra disposta ad abbandonare il villaggio, e anzi spinge perché Viriginio si affidi alle cure di un medico, questi si mostra resistente a qualsiasi ipotesi di trasferimento, abbracciando anzi con rassegnazione quella che crede sarà la sua morte imminente.

Abbracciare il vuoto

Utama - Le terre dimenticate, José Calcina in una scena del film
Utama – Le terre dimenticate, José Calcina in una scena del film

Non nomina mai esplicitamente il tema del cambiamento climatico, Utama – Le terre dimenticate, scegliendo invece un approccio all’insegna dell’understatement, e lasciando che gli effetti dell’azione umana – e il disinteresse delle stesse istituzioni verso una comunità marginalizzata e dimenticata come quella dei due protagonisti – emergano tra le pieghe del racconto. Un racconto straordinariamente sobrio quanto a tono narrativo, ridotto alla descrizione di una routine pretesa come immutabile ed eterna – quella dell’anziana coppia, stretta tra i rituali del pascolo del bestiame e della cura della casa – su cui si innesta l’elemento “alieno” rappresentato dal giovane proveniente dalla città: un elemento che è reso ancor più stridente col contesto dai segnali della modernità (l’automobile, lo smartphone) che la regia introduce nel paesaggio proprio nei passaggi narrativi più significativi. Un contrasto insanabile, contro un “male” – la mancanza di pioggia – che la comunità tenta di combattere attraverso il sacrificio rituale, prima di prendere coscienza della sua ineludibilità e della necessità di abbandonare il luogo. Una presa di coscienza che porta invece lo stesso Virginio – un corpo sofferente così come quello dello stesso villaggio – ad accettare con rassegnazione il vuoto e la fine.

L’etica e l’estetica

Utama - Le terre dimenticate, una scena del film
Utama – Le terre dimenticate, una scena del film di Alejandro Loayza Grisi

Semplice nel suo svolgimento, ma pregnante nei temi, Utama – Le terre dimenticate si giova comunque di una messa in scena di grande fascino, ricca di campi lunghi e lunghissimi che evidenziano l’insignificanza delle figure umane di fronte a una natura ferita ma non arresa, che forse si sta prendendo a suo modo la sua rivincita. Un approccio visivo che avvicina il film di Alejandro Loayza Grisi all’estetica del western, in cui all’azione si sostituisce la tensione tra l’uomo e il territorio, tra una comunità morente e un ultimo cowboy moderno che resiste e – seguendo la filosofia del condor, che si lascia precipitare con le ali chiuse quando sente approssimarsi la fine – rivendica una sua personale, atavica scelta di libertà. Il film non devia mai dal suo impianto narrativo realistico, eppure il paesaggio si fa straordinariamente espressivo e poetico, con la vivida messa in scena dell’ambiente e la sottolineatura della stessa quotidianità dei tre personaggi, dolorosamente scandita dal respiro affannoso (sempre ben udibile) dell’uomo. Una capacità di cogliere il meraviglioso nel reale, quella mostra dal regista, che denota uno sguardo profondo sull’eterna dialettica tra natura e cultura, e che resta incontaminata fino al termine del film, in un’ultima inquadratura che riassume perfettamente la sua etica di fondo.

Utama - Le terre dimenticate, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Utama
Regia: Alejandro Loayza Grisi
Paese/anno: Francia, Bolivia, Uruguay / 2022
Durata: 87’
Genere: Drammatico
Cast: Candelaria Quispe, Félix Ticona, Jorge Yucra Nogales, José Calcina, Juan Carlos Calcina, Luisa Quispe, Placide Ali, René Calcina, René Pérez, Santos Choque
Sceneggiatura: Alejandro Loayza Grisi
Fotografia: Barbara Alvarez
Montaggio: Fernando Epstein
Produttore: Santiago Loayza Grisi, Federico Moreira, Marcos Loayza, Jean-Baptiste Bailly-Maitre
Casa di Produzione: Alma Films
Distribuzione: Officine UBU

Data di uscita: 20/10/2022

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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