TORI E LOKITA

TORI E LOKITA

I fratelli Dardenne con Tori e Lokita tornano a proporre il loro cinema umanissimo, preciso e dalla forte adesione a una realtà che non fa sconti a nessuno, nemmeno a due giovanissimi migranti provenienti dall'Africa in cerca di speranza nel (in teoria) civilissimo Belgio. Se la struttura è ormai consolidata, la storia commovente e la prospettiva da cui è raccontata giusta, qualcosa inizia a scricchiolare in un meccanismo filmico che da qualche tempo mostra cedimenti e usura.

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Squadra che vince non si cambia”, sembra questo il motto dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, amatissimi dal Festival di Cannes, due volte Palma d’Oro con Rosetta e L’enfant, Migliore sceneggiatura per Il matrimonio di Lorna, Grand Prix per Il ragazzo con la bicicletta e Miglior regia per L’età giovane. Questo Tori e Lokita, ennesima storia molto realistica delle difficoltà che soffrono gli emarginati dalla società, ha portato a casa il Premio Speciale per il 75° anniversario della kermesse francese, un premio che pare un contentino per una formula forse ormai usurata, per quanto ancora performante, che non prevede particolari variazioni se non a livello di personaggi e situazioni messe in scena.

I registi belgi tornano dunque a parlare della realtà sotto gli occhi di tutti eppure così invisibile, e di quella che giornalisticamente una volta veniva definita “attualità”, ora solo la triste quotidianità ignorata in quanto scomoda. Ambientata nella natia Liegi, la pellicola affronta i tentativi di sopravvivenza di due giovanissimi ragazzi arrivati dall’Africa in cerca di una chance. Forse fratello e sorella, sicuramente legati da un rapporto fortissimo, Tori e Lokita attendono i loro documenti per poter avere un piccolo aiuto da parte dello Stato e quindi sperare in un futuro insieme. Tutto però pare cospirare per separarli, e chiunque li aiuta in qualche modo vuole una contropartita sempre più onerosa che porterà la coppia a fare scelte pericolose dalle estreme conseguenze.

A Dangerous Method

Tori e Lokita, Pablo Schils in una scena del film
Tori e Lokita, Pablo Schils in una scena del film dei fratelli Dardenne

Come si diceva in apertura, i Dardenne ripropongono il tipo di cinema che li ha resi noti e che ha fatto scuola, dando luogo a decine di imitatori. A partire da un linguaggio documentaristico i due hanno innestato nei loro film impianti narrativi progressivamente più forti, segnati dal pedinamento dei protagonisti e raggiungendo la quadra perfetta di economia dei gesti, immedesimazione e rigore morale. Se Tori e Lokita a un certo punto può quasi sembrare un crime movie, a causa della svolta che prende la trama, i gesti criminali raffigurati sono tuttavia molto lontani dall’estetizzazione hollywoodiana e appartengono più alla cronaca di un giornale: piccoli furti, espedienti abbozzati che chiunque potrebbe compiere se posto nelle giuste condizioni.

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Il realismo dell’intreccio è dunque molto forte e permette di immergersi facilmente nel tenero legame fraterno della coppia, che quasi letteralmente possiede solo l’un l’altro. Il linguaggio usato dai registi in fondo è quello collaudato, composto da lunghe sequenze prive di stacchi dalla fluidità e naturalezza invidiabile, seguite con sguardo oggettivo, partecipe senza pietismi, in cui lo scorrere del tempo fa percepire sulla propria pelle, quasi inconsciamente, le angherie subite dai personaggi. Le rare svolte narrative imprimono accelerazioni a un ritmo altrimenti piano e le crisi drammaturgiche per questo motivo si percepiscono con forza: in una delle sequenze più angosciose della pellicola Lokita è per esempio costretta a lungo in uno spazio ristretto ed è vittima di un attacco d’ansia che amplifica la claustrofobia così ben costruita dai registi.

La dimostrazione di una tesi

Tori e Lokita, Joely Mbundu e Pablo Schils in una sequenza del film
Tori e Lokita, Joely Mbundu e Pablo Schils in una sequenza del film dei fratelli Dardenne

In un film dalla schiena dritta, che cede raramente alla retorica, stona un po’ il finale che ne esplicita a piena voce, quasi gridandolo, l’afflato umanitario più che condivisibile ma già ampiamente assorbito nel corso della via crucis dei protagonisti. Ciò che guasta la visione, una volta che lo schermo è tornato alla sua opacità originale, è allora la sensazione di una programmaticità eccessiva, come se la lunga sequela di avversità non fosse altro che la dimostrazione di una tesi decisa sin dall’inizio e ogni piccola divagazione – invero ben accetta – venisse richiusa in fretta per evitare di perdere il bandolo della matassa.

Ben inteso, non ci troviamo dalle parti del film con messaggio incorporato o peggio ancora del cinema d’impegno (all’italiana, magari, ad aggiungere ignominia), i Dardenne hanno sempre saputo quello che fanno. E tuttavia, purtroppo, unito alla prevedibilità e alla meccanicità della trama, tutto ciò fa sì che resti l’amaro in bocca per qualcosa che sarebbe potuto essere più appassionante, se gli autori avessero accettato di dare spazio a qualche artificio o all’imprevisto, così come accade nella vita.

Tori e Lokita, la locandina italiana del film

Scheda

Titolo originale: Tori et Lokita
Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Paese/anno: Francia, Belgio / 2022
Durata: 88’
Genere: Drammatico
Cast: Marc Zinga, Annette Closset, Baptiste Sornin, Claire Bodson, Nadège Ouedraogo, Alban Ukaj, Amel Benaïssa, Charlotte De Bruyne, Guillaume Loréa, Joely Mbundu, Leonardo Raco, Mbundu Joely, Ngindu Tshimpanga Dieudonné, Pablo Schils, Thomas Doret, Tijmen Govaerts
Sceneggiatura: Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne
Fotografia: Benoît Dervaux
Montaggio: Marie-Hélène Dozo
Produttore: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Denis Freyd, Bart Van Langendonck, Peter Bouckaert, Delphine Tomson
Casa di Produzione: Proximus, Radio Télévision Belge Francophone (RTBF), Savage Film, Les Films du Fleuve, VOO, BE TV, France 2 Cinéma, Archipel 35
Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 24/11/2022

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Giornalista pubblicista, appassionato di filosofia, ha iniziato a interessarsi di cinema ai tempi del liceo quando registrava pellicole a caso su Fuori orario. Scrive di tutto e per tutti, ha lavorato brevemente in tv e fa parte della redazione di un podcast a tema serie tv e cinema. Sogna di fare la fine di Balthazar circondato da nuvole di pecore.

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