WHITNEY – UNA VOCE DIVENTATA LEGGENDA

WHITNEY – UNA VOCE DIVENTATA LEGGENDA

Tentando di portare sullo schermo l’intera parabola artistica di Whitney Houston, Whitney - Una voce diventata leggenda finisce per risultare dispersivo e poco centrato, non riuscendo ad approfondire realmente nessun aspetto della vita del personaggio. La protagonista Naomi Ackie offre complessivamente una buona prova, ma è la sceneggiatura del film, in primis, a non funzionare.

Una voce leggendaria per un film afono

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Ultimo arrivato, in ordine di tempo, dell’ondata di biopic musicali avviata, ormai quattro anni orsono, da Bohemian Rhapsody, Whitney – Una voce diventata leggenda si propone di indagare la vita e l’arte di un’icona tragica, la cui scomparsa (avvenuta nel 2012) è ancora relativamente “fresca” nella memoria dei fans. Il film di Kasi Lemmons, tra le biografie filmate di star uscite negli ultimi anni, aveva forse il compito più difficile, vista la complessità della figura di Whitney Houston e la sua fine tragica, risultato di tendenze autodistruttive che paradossalmente contrastavano con le aspirazioni (nel segno di una tranquillità familiare e borghese) che il personaggio aveva più volte rivelato. E principalmente è proprio nel tentare di portare sullo schermo questo scarto, questa disparità tra auspici ideali (e perseguita immagine pubblica) e realizzazione concreta, che il film di Kasi Lemmons non riesce a centrare il bersaglio, al di là della validità della prova attoriale della protagonista Naomi Ackie. Nonostante le quasi due ore e mezza di durata del film, Whitney (in originale I Wanna Dance with Somebody, dal titolo di uno dei brani più noti della Houston) non riesce né a catturare efficacemente il privato del personaggio – tra burrascosi rapporti familiari, amori contrastati e altrettanto problematiche amicizie – né la sua vertiginosa scalata al successo, resa praticamente in modo esclusivo dalle canzoni di cui il film è disseminato.

Ramificazioni superficiali

Whitney - Una voce diventata leggenda, Naomi Ackie e Nafessa Williams in un momento
Whitney – Una voce diventata leggenda, Naomi Ackie e Nafessa Williams in un momento del film

Whitney – Una voce diventata leggenda non è, invero, il primo biopic dedicato alla figura di Whitney Houston; il precedente è infatti quello del film televisivo Whitney (2015) diretto da Angela Bassett, che però si concentrava essenzialmente sulla relazione della cantante col rapper (e poi marito) Bobby Brown. Il film di Kasi Lemmons punta invece a raccontare nella sua interezza l’ascesa, la caduta e il tentativo di ripresa dell’artista, dalla sua attività giovanile di cantante nel coro della chiesa locale all’accompagnamento di sua madre (nota artista soul) come corista, fino all’incontro col produttore discografico Clive Davis (interpretato da Stanley Tucci) e alla successiva, vertiginosa scalata ai vertici delle classifiche, coronata dal successo planetario. Nella sua prima parte, il film sembra volersi concentrare sull’amore impossibile – per l’epoca – tra la protagonista e l’amica Robyn Crawford, successivamente rimasta a collaborare nel suo staff; un amore inizialmente rivendicato dalle due donne, anche di fronte all’opposizione del padre di Whitney, e poi velocemente rinnegato da quest’ultima, senza che la sceneggiatura tenti un vero approfondimento del subplot, potenzialmente tra i più interessanti dell’intera storia. Più in generale, il personaggio di Robyn – così come quello del padre della protagonista, altra figura chiave (in negativo) nella vita della cantante – sembra entrare e uscire a più riprese dalla trama, segno di una certa confusione in fase di scrittura; una confusione che trasmette l’idea di un lavoro poco centrato, che si sfilaccia in molti subplot che poi non riesce mai, realmente, ad approfondire.

I limiti di scrittura

Whitney - Una voce diventata leggenda, Stanley Tucci in una scena
Whitney – Una voce diventata leggenda, Stanley Tucci in una scena del film

La sensazione che pervade la visione di Whitney – Una voce diventata leggenda è paradossalmente quella di una certa superficialità e incompiutezza, a dispetto di un minutaggio imponente, e della scelta di portare sullo schermo l’intera parabola artistica del personaggio. Il film di Lemmons oscilla tra i vari elementi che hanno contraddistinto il privato della cantante (il rapporto coi genitori, e in particolare quello con suo padre – da cui viene espunto del tutto il contenzioso legale che oppose i due – l’amicizia/amore con la già citata Robyn, il rapporto col produttore discografico interpretato da Tucci, il fallimentare matrimonio con Bobby Brown); un’attitudine ondivaga e confusa, che mantiene ognuna di queste componenti in superficie, non riuscendo a rendere nessuna di esse realmente pregnante e interessante a livello narrativo. In particolare, del matrimonio con Brown vediamo meramente l’inizio, e poco dopo – con un’ellissi poco funzionale, oltre che narrativamente ingiustificata – la successiva crisi, senza che ci siano state fornite reali informazioni sulla personalità dell’uomo. Va ancora peggio per quanto concerne la rappresentazione della dipendenza della cantante dalle droghe, tenuta praticamente sempre fuori campo; ma il problema non sta tanto nella scelta di non mostrare l’atto dell’assunzione, quanto in quella di elidere quasi completamente le basi psicologiche che l’hanno generata. Paradossalmente, quando vediamo il personaggio di Tucci dire alla protagonista “devi andare in riabilitazione”, non comprendiamo i motivi di una scelta così drastica.

Un’interprete valida in un film sbagliato

Whitney - Una voce diventata leggenda, Naomi Ackie in una scena
Whitney – Una voce diventata leggenda, Naomi Ackie in una scena del film

Se è abbastanza evidente che qualcosa non ha funzionato come doveva, nella scrittura di Whitney – Una voce diventata leggenda (ma il problema, chissà, potrebbe essere stato anche di selezione del materiale da portare sullo schermo) il film ha comunque dalla sua la valida prova di Naomi Ackie, che tenta con un buon vigore – e il giusto mix di sfrontatezza e fragilità – di portare sullo schermo un personaggio la cui complessità, qui, resta solo intuibile. La prova dell’attrice britannica (che avevamo visto, tra le altre cose, in Star Wars: L’ascesa di Skywalker) è comunque inficiata dai subitanei cambiamenti che lo script impone al personaggio; cambiamenti che fanno rilevare virate di registro troppo brusche – ci riferiamo in particolare all’inizio dell’odissea della dipendenza e della riabilitazione – che si sommano alla sensazione di scarsa compattezza e armonia del tutto. Restano comunque, di questo poco riuscito biopic, i tanti numeri musicali, ricostruiti visivamente con una certa cura – e col buon approccio fisico portato dalla Ackie – e innestati, perlopiù, sulle registrazioni della reale voce della cantante; una voce troppo inconfondibile per cercare in qualche modo di replicarla o imitarla, anche con l’ausilio della tecnologia. A latitare, nel film di Kasi Lemmons, è purtroppo una costruzione drammatica e narrativa all’altezza dell’importanza del soggetto rappresentato.

Whitney - Una voce diventata leggenda, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Whitney Houston: I Wanna Dance with Somebody
Regia: Kasi Lemmons
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 146’
Genere: Drammatico, Biografico, Musicale
Cast: Clarke Peters, Ashton Sanders, Stanley Tucci, Naheem Garcia, Heidi Garza, Jennifer Ellis, Kris Sidberry, Naomi Ackie, Alana Monteiro, Alexa Renée, Bria Danielle Singleton, Courtney Caruso, Daniel Washington, Evonne Archer, Greg Roman, JaQuan Malik Jones, Marilyn Swick, Nafessa Williams, Tamara Tunie, Tanner Beard
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Fotografia: Barry Ackroyd
Montaggio: Daysha Broadway
Musiche: Chanda Dancy
Produttore: Eric Falkenstein, Christina Papagjika, Clive Davis, Lawrence Mestel, Jeff Kalligheri, Ryan Ratelle, Patricia Houston, Ross Kestin, Matthew Salloway, Trent Luckinbill, Suzanne B. Grant, Denis O'Sullivan, Molly Smith, Matt Jackson, Ramses del Hierro, Anthony McCarten
Casa di Produzione: West Madison Entertainment, Primary Wave Entertainment, TriStar Pictures, Black Label Media, Muse of Fire, Compelling Pictures
Distribuzione: Sony Pictures

Data di uscita: 22/12/2022

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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