TÁR

TÁR

Con Tár, Todd Field dirige una storia di fantasia col tono e il passo del biopic, che si colora nella sua seconda parte di un mood onirico, parallelamente allo svelamento delle fragilità della sua protagonista. Non equilibratissimo, ma comunque interessante, e con un’interprete capace di prendere su di se gran parte del peso della storia. Alla Mostra del Cinema di Venezia 2022.

Suonala ancora, Lydia

Pubblicità

Tra i film destinati a un pubblico più generalista che destavano maggiore curiosità nel concorso della 79a Mostra del Cinema di Venezia c’era senza dubbio TÁR, nuovo lavoro del regista Todd Field con protagonista Cate Blanchett. Al di là del richiamo costituito dal nome della protagonista, del nuovo film di Field (cineasta che non si metteva dietro la macchina da presa addirittura dal 2006) incuriosisce soprattutto l’approccio: quello di una sorta di “biopic immaginario”, un ritratto a tutto tondo e col passo del film biografico di un personaggio di fantasia. Un personaggio che con la sua stessa figura – e con la problematica irruenza con cui si pone nella storia, complice la resa da parte della sua interprete – va a impattare con quelle questioni di genere di cui si è più volte discusso negli ultimi anni; e lo fa reinterpretandole in quella che all’inizio può apparire (ma non è) una classica storia di riscatto femminile in un mondo dominato dagli uomini. TÁR, tuttavia, punta a essere più di questo, sia in quanto le sfide che la sua protagonista si trova ad affrontare risultano più complesse rispetto a quelle dettate dal suo genere, sia perché la sua stessa vicenda è calata in una contemporaneità complessa, in cui per una volta non viene eliso neanche il tema della pandemia di Covid-19. Un tema che rivela avere un certo peso (seppur indiretto) sullo stesso background familiare del personaggio.

Una corazza che si sgretola

TÁR, Cate Blanchett durante una sequenza del film
TÁR, Cate Blanchett durante una sequenza del film di Todd Field

La narrazione del film ha al centro il personaggio di Lydia Tár, direttrice d’orchestra (o “maestro”, come lei stessa vuole essere chiamata) di straordinari talento e popolarità, prima figura femminile chiamata a dirigere una delle più importanti orchestre tedesche. L’esistenza di Lydia sembra svolgersi all’insegna dei successi personali e artistici, tra la sua scuola di musica che dirige e il rapporto con la sua compagna e con la figlia adottiva, a inframezzare lunghi tour e interviste che la rendono tra le donne più popolari di tutta la Germania. A turbare la tranquillità di Lydia, tuttavia, arriva a un tratto il suicidio di una sua ex allieva, unitamente a una serie di accuse che la collegano indirettamente alla tragedia. La sua ostinazione nel tacere le sue preoccupazioni alla compagna le porta poi una crisi con quest’ultima, unitamente alla simpatia reciproca instauratasi, in modo quasi casuale, con una sua nuova allieva; in poco tempo, la dura corazza ostentata da Lydia inizia a mostrare le prime crepe, rivelando fragilità psicologiche che di lì a poco deflagreranno.

Due metà, una mattatrice

TÁR, Cate Blanchett in una scena del film
TÁR, Cate Blanchett in una scena del film di Todd Field

È diviso in modo quasi plastico in due metà, TÁR: mentre la prima frazione è impostata come un classico biopic, contrassegnata da un taglio realistico e dall’usuale alternanza tra la dimensione pubblica e quella personale della protagonista, la seconda ne scandaglia più a fondo la crisi e i demoni – prima solo intravisti – colorandosi di toni più psicologici e spesso onirici. In tutte e due le frazioni, a dominare la scena (e a prendere su di sé gran parte del peso del film, sia a livello narrativo che di resa emozionale) c’è ovviamente la figura di Cate Blanchett, attrice che conferma qui carisma, obliqua profondità e versatilità. Come già con molti suoi personaggi del passato, l’attrice rende con la giusta mistura di forza e inquietudine un personaggio complesso, multiforme, dallo sguardo apparentemente determinato quanto in realtà impenetrabile; una figura capace di cambiare contorni e ridefinirsi più volte, in un’evoluzione che è di fatto uno svelamento e una graduale presa di coscienza di alcune intime e (come si scoprirà) cruciali fragilità. Un percorso di scoperta – per Lydia stessa, per coloro che la circondano e per lo spettatore – che attraverserà prima sottotraccia, poi in modo più esplicito, entrambe le metà del film.

Un mistero che è forza e limite

TÁR, Cate Blanchett nel trailer del film
TÁR, Cate Blanchett nel trailer del film di Todd Field

Fatica un po’ nella sua prima parte, TÁR, a trovare il giusto passo e un coerente aggancio con lo spettatore, specie per il carattere inevitabilmente frammentato della narrazione e la convenzionalità vagamente all’insegna del deja-vu del girato. Il personaggio di Lydia si presenta fin da subito come una “femminista” (ed esponente della comunità LGBTQIA+) abbastanza atipica, ostile alla declinazione al femminile dei sostantivi e fautrice di un attivismo tutto improntato alla concretezza e al confronto in ottica “produttiva” con un mondo ancora in gran parte maschile. Se in questa frazione il film di Todd Field risente di un certo didascalismo, e di una sostanziale – e sicuramente voluta – cripticità del personaggio, nella sua seconda metà il film acquista sostanza e spessore, mettendo in crisi le sue stesse premesse e rovesciando in qualche modo il senso che pareva emergere dai suoi primi minuti. Il personaggio forte, capace di dominare lo showbiz piegandone le logiche alla sua arte, e di annullare i lamenti di quello che viene dipinto come un femminismo ripiegato su se stesso, si rivela infine incapace di reggere le stesse sfide che si era posto, finendo schiacciato dentro un meccanismo che aveva contribuito a mettere in moto. Una caduta che il film descrive attraverso un’analisi psicologica venata di inquietudine (con parentesi quasi horror) che sviluppa e dà senso ad alcuni elementi (un suono insistente di dubbia provenienza, un volto) già introdotti dalla sua prima parte. Resta, nel film, l’enigma di Lydia Tár, personaggio dalla scorza antica contraddittoriamente calata nel suo tempo, quello che impietosamente mescola pubblico e privato, a volte distorcendo deliberatamente entrambi. Un enigma che non viene mai sciolto del tutto, caratteristica che rappresenta insieme il punto di forza e quello di debolezza di questo comunque interessante lavoro.

TÁR, la locandina italiana del film
Pubblicità

Scheda

Titolo originale: TÁR
Regia: Todd Field
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 158’
Genere: Drammatico
Cast: Cate Blanchett, Mark Strong, Vincent Riotta, Noémie Merlant, Allan Corduner, Amanda Blake, Julian Glover, Lucie Pohl, Nina Hoss, Sam Douglas, Sydney Lemmon, Ed White, Lee R. Sellars, Murali Perumal, Vivian Full
Sceneggiatura: Todd Field
Fotografia: Florian Hoffmeister
Montaggio: Monika Willi
Musiche: Hildur Guðnadóttir
Produttore: Scott Lambert, Alexandra Milchan, Sebastian Fahr-Brix, Todd Field
Casa di Produzione: EMJAG Productions, Standard Film Company, Focus Features
Distribuzione: Universal Pictures

Data di uscita: 09/02/2023

Trailer

Pubblicità
Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.