CARNIVAL ROW 2

CARNIVAL ROW 2

La seconda e ultima stagione di Carnival Row, serie Amazon creata da Travis Beacham e Renè Echevarria, è un case study su come uno show con tutte le carte in regola possa rivelarsi un fallimento.

Una serie andata storta

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Carnival Row è una serie dark fantasy nella quale a Philo, il protagonista per metà umano e metà fata, vengono strappate le ali in tenera età. La seconda stagione del suggestivo show britannico di Prime Video, ancora più della prima è incorsa nello stesso destino: è un prodotto ibrido affascinante privato della possibilità di volare. Cara Delevingne e Orlando Bloom tornano nei panni di Rycroft Philostrate e Vignette Stonemoss nell’annata finale, ambientata poco dopo gli eventi della precedente. Nella realtà sono trascorsi quattro anni, e urge un lungo “Dove eravamo rimasti” per rinfrescare le memorie degli spettatori che nel frattempo hanno vissuto molte altre storie. Le prime scene ricordano subito perché Carnival Row è così affascinante e suggestiva: non può non esserlo un fantasy ambientato in un’Inghilterra ottocentesca urbana e cupa, sporca e crudele, povera e ingiusta popolata di fate, fauni e una miriade di creature magiche esotiche e strane. Ritroviamo i Fae, le fate, ghettizzati e isolati nella zona di Carnival Row; Rycroft Philostrate (Orlando Bloom) e Vignette Stonemoss (Cara Delevingne) cercano ognuno a modo loro di aiutare le creature, sapendo che saranno destinati a scontrarsi: Philo si avvicina agli umani e ai suoi colleghi di Scotland Yard che lavorano sul caso, Vignette si unisce ai combattenti per la libertà, ribelli disposti a trasformarsi in terroristi per liberare i propri simili da un’intollerabile discriminazione.

Un’occasione mancata (di nuovo)

Carnival Row 2, un momento
Carnival Row 2, un momento della serie

Lo show è sempre più corale e intorno ai due orbitano Tormalina (Karla Crome), perseguitata da violente allucinazioni; Agreus (David Gyasi) e Imogen (Tamzin Merchant) in fuga dal fratello di lei e da chiunque non veda di buon occhio la loro relazione interrazziale. Intanto Sophie (Caroline Ford) porta avanti i suoi piani politici alle spalle dell’alleato Jonah (Arty Froushan), diventato cancelliere. Lo show era partito con le premesse migliori: un worldbuilding e una mitologia seducenti sviluppati su un mondo oscuro, misterioso, magico, ingiusto e violento; costumi e ambientazioni superbi, una spietata critica sociale e politica, un cast corale zeppo di personaggi intriganti. Dopo una prima stagione confusa e insapore, gli anni della pandemia offrivano il pretesto per ripartire da zero, offrendo quel tempo riparatore sufficiente a far dimenticare al pubblico la delusione dell’esordio e concretizzare finalmente il potenziale inespresso di Carnival Row. Invece, e ci duole tanto da farci arrabbiare ancora di più, allo show manca ancora la scintilla, la capacità di risvegliare l’attenzione verso la storia e l’interesse verso i protagonisti, manca la vitalità.

Un compito svogliato

Carnival Row 2, Cara Delevingne in una sequenza
Carnival Row 2, Cara Delevingne in una sequenza della serie

Una parte della colpa va a Bloom, totalmente privo di ispirazione e di affetto per il suo personaggio, e alla mancanza di alchimia con la sua partner professionale. Il loro interludio amoroso nella prima stagione era culminato in una delle scene di sesso più meccaniche, impersonali, brutte e innaturali della storia del piccolo schermo, che esprimeva chiaramente quanto questi due assieme non funzionassero. Il resto dello show ha tante trame e sottotrame e tematiche in ballo che lo sviluppo di tutti i personaggi si perde e la storia viene schiacciata dall’abbondanza di materiale, dalla sua stessa pesantezza, dal tono greve e angosciante. È pressoché impossibile appassionarsi: i personaggi sono trattati con troppa superficialità per permettere allo spettatore di affezionarsi. L’andamento della trama è meccanico come il sesso tra Philo e Vignette, gli autori sembrano votati esclusivamente a dirigere la storia verso un finale che riunisca le linee narrative tralasciando la cura per personaggi di cui non sembra fregare molto neanche a loro. Se non li amano gli sceneggiatori difficilmente lo farà il pubblico. A nessuno di loro viene concesso veramente del tempo per sé, per la complicità, l’amicizia, l’amore e l’intimità, il che rende quel finale con Vignette e Tourmaline ancora più inopportuno, insensato e artificioso. L’ossessione degli autori di connotare lo show – uno show fantasy con tanto di fate alate e fauni con gli zoccoli, con lupi mannari e con orripilanti pipistrelli antropomorfi – di realismo lo esautora della fantasia, del colore. In tanta cupezza, pesantezza e mancanza di ironia si perde la voglia di vivere dello show. Quando l’azione prende il sopravvento e Carnival Row diventa un poliziesco con Philo e gli altri agenti a caccia del serial killer, quando finalmente scopriamo l’identità e la natura delle creature che li terrorizzano e ne restiamo turbati e affascinanti, è troppo tardi. Quando Bloom finalmente mostra un attaccamento al suo personaggio e comincia a impegnarsi – valga l’esempio della scena del confronto col Doppio – è pure troppo tardi.

La scommessa

Carnival Row 2, una sequenza
Carnival Row 2, una sequenza della serie

Come accennato, Carnival Row aveva tutti gli ingredienti per essere un capolavoro, ma senza carisma, sostanza e sentimento si è perso in un nulla esistenziale. Il motivo per cui una serie tanto strana e promettente come questa si è rivelata deludente è complicato. Il travagliato adattamento della sceneggiatura di Travis Beachum, A Killing on Carnival Row, avrebbe dovuto diventare un film di Guillermo del Toro: nella sue mani la parabola politica delle creature magiche vittime di pregiudizi e razzismo nell’Inghilterra vittoriana sarebbe molto probabilmente diventata un altro capolavoro del regista messicano. Era il 2005 e dieci anni dopo i diritti erano passati a Prime Video, che sulla scia del successo del fantasy dark più popolare del periodo, decise di cimentarsi nel genere investendo un enorme budget e contando su del Toro nella triplice veste di co-prodotture, regista e coautore assieme a Beachum, suo collaboratore dai tempi di Pacific Rim. Nel 2017 viene annunciata la serie senza Del Toro nei crediti e nel 2019 debutta la prima annata, anemica e insipida, l’ombra di uno show che Amazon credeva avrebbe tenuto testa alle serie di culto di HBO e Netflix. E invece, perseguitata dalla sfortuna, da aspettative soverchianti, da una produzione laboriosa e irta di ostacoli, dalla pandemia e da scelte di casting autolesioniste, questa serie non è diventata niente di tutto quello che avrebbe potuto. Se solo non avessero strappato le ali a Philo.

Carnival Row 2, la locandina
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Scheda

Titolo originale: Carnival Row
Creata da: Travis Beacham, René Echevarria
Regia: Andy Goddard, Julian Holmes, Wendey Stanzler, Thor Freudenthal
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Genere: Drammatico, Poliziesco, Thriller, Fantastico
Cast: Indira Varma, Orlando Bloom, David Gyasi, Jared Harris, Joanne Whalley, Alice Krige, Simon McBurney, Andrew Buchan, Brian Caspe, Cara Delevingne, Fraser James, James Beaumont, Jamie Harris, Andrew Gower, Ariyon Bakare, Arty Froushan, Caroline Ford, Eve Ponsonby, Jay Ali, Karla Crome, Ryan Hayes, Scott Reid, Tamzin Merchant, Tracey Wilkinson, Waj Ali
Sceneggiatura: Zoë Green, Wesley Strick, Amanda Krader, Laurie Penny, Mateja Bozicevic, Marc Guggenheim, René Echevarria, Sarah Byrd, Stephanie K. Smith, Erik Oleson, Tania Lotia, Travis Beacham, Jim Dunn, Dylan Gallagher, Sam Ernst
Fotografia: Chris Seager, Jakub Dvorsky, Sam McCurdy
Montaggio: Sara Mineo, Alex Luna, Geofrey Hildrew, John Norris, Joe Talbot Hall
Musiche: Nathan Barr
Produttore: Mary Lentz, Nick Dudman, David Minkowski, Ludek Vomacka, Alex Shevchenko, Georgia Lee, Tania Lotia, Matthew Stillman, Mark Taylor, Marc Bernardin, Brian Ford Sullivan, Ryan Engle
Casa di Produzione: Legendary Television, Amazon Studios, Stillking Films
Distribuzione: Amazon Prime Video

Data di uscita: 17/02/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista, persona per niente seria. Fissata con gli anni ’80, la fantascienza e l’horror, i film di arti marziali e le serie coreane, i cartoni animati e i manga. E altre cose, ma non ne scrivo.

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