SUPERPOWER

SUPERPOWER

Da un punto di vista prettamente tecnico e qualitativo, Superpower è un prodotto complessivamente dignitoso. Un documentario che, pur non brillando per particolari vezzi artistici o virtuosismi, comunica ciò che deve comunicare in modo semplice e diretto, mantenendo un buon ritmo dall’inizio alla fine. Eppure, non si può non notare immediatamente una forte, disturbante autoreferenzialità da parte di Sean Penn. Alla Berlinale 2023.

Sean dice la sua

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Capita che attori di successo vogliano diventare registi. Già, perché, di fatto, sperimentare e sperimentarsi in prima persona dietro la macchina da presa è indubbiamente una sfida interessante. E, spesso, i risultati sono decisamente soddisfacenti. Per quanto riguarda il celebre attore Sean Penn, dunque, tale sfida è iniziata ormai più di trent’anni fa. Trent’anni in cui non sono mancate belle sorprese. Basti pensare, giusto per fare un esempio, all’ottimo Into the Wild, realizzato nel 2007. Stesso discorso, purtroppo, non vale però per il documentario Superpower, la sua ultima fatica, diretta insieme al regista Aaron Kaufman e presentata in anteprima in occasione della 73a edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, all’interno della sezione Berlinale Special Gala.

Improvvisi “cambi di programma”

Superpower, Volodymyr Zelenskyy e Sean Penn in un momento
Superpower, Volodymyr Zelenskyy e Sean Penn in un momento del documentario

Quando Sean Penn e Aaron Kaufman hanno iniziato a girare Superpower, dunque, ancora la guerra non era scoppiata. E infatti, le riprese avevano già preso il via nei primi mesi del 2021, circa un anno prima dell’invasione da parte di Vladimir Putin del territorio ucraino. Che fare, dunque, se non “restare sul pezzo” e indagare da vicino ciò che ha cambiato completamente i rapporti tra la Russia e il mondo occidentale? Così, dunque, hanno fatto Penn e Kaufman, i quali quel fatidico 24 febbraio 2022 si trovavano proprio a Kiev.

Le immagini parlano da sé

Superpower, Volodymyr Zelenskyy e Sean Penn in un'immagine
Superpower, Volodymyr Zelenskyy e Sean Penn in un’immagine del documentario

Superpower, dunque, presenta – da un punto di vista prettamente cinematografico e documentaristico – il più classico degli approcci: interviste che vedono coinvolti in prima persona sia Sean Penn che, appunto, il Presidente Volodymyr Zelensky fanno quasi da protagoniste assolute, insieme a interviste agli abitanti di Kiev stessi e, come possiamo ben immaginare, a numerosi filmati di repertorio, in cui sparatorie, corpi feriti, bambini che piangono, palazzi distrutti, e persone in fuga che non sanno cosa ne sarà delle loro vite, colpiscono immediatamente lo spettatore come un pugno allo stomaco.

Parlare di sé

Superpower, Volodymyr Zelenskyy e Sean Penn in una sequenza
Superpower, Volodymyr Zelenskyy e Sean Penn in una sequenza del documentario

A Sean Penn la questione sta particolarmente a cuore. In Superpower la cosa è evidente fin da subito. E non soltanto, ovviamente, per la semplice decisione di realizzare un documentario sull’argomento. E infatti, ogni qualvolta in cui Sean Penn compare davanti alla macchina da presa, altro non fa che ribadire le sue posizioni. E fin qui tutto bene. Peccato soltanto che l’attore ci sembri immediatamente impacciato, quasi forzato e innaturale, soprattutto nei momenti in cui (anche soltanto attraverso lo schermo di un computer) lo vediamo rapportarsi a Zelensky in prima persona. E anche se ciò non concerne del tutto i momenti riguardanti le interviste ai cittadini, non possiamo non notare immediatamente – quale elemento più disturbante dell’intero documentario – una forte, fortissima autoreferenzialità.

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Nuovi spunti?

Superpower, Sean Penn durante la conferenza stampa
Superpower, Sean Penn durante la conferenza stampa a Berlino

Siamo d’accordo: da un punto di vista prettamente tecnico e qualitativo, questo Superpower è un prodotto complessivamente dignitoso. Un documentario che, pur non brillando per particolari vezzi artistici o virtuosismi, comunica ciò che deve comunicare in modo semplice e diretto, mantenendo un buon ritmo dall’inizio alla fine. Ma, si sa, di fatto Sean Penn non è l’ultimo arrivato, nemmeno quando si tratta di lavorare dietro la macchina da presa. Al di là di ciò, tuttavia, ci si chiede innanzitutto cosa un lavoro come il presente abbia da offrirci di “nuovo”, rispetto a tutto ciò di cui siamo già da tempo venuti a conoscenza. Di fatto, proprio nulla. E in luce dell’approccio evidenziato poc’anzi, non possiamo non notare come Superpower tenda a sembrare a tutti gli effetti un prodotto fine a sé stesso, che nulla aggiunge e nulla toglie a quanto già non sappiamo. Fatta eccezione, ovviamente, per il personale punto di vista di Sean Penn.

Scheda

Titolo originale: Superpower
Regia: Sean Penn, Aaron Kaufman
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 115’
Genere: Documentario
Cast: Sean Penn, Volodymyr Zelenskyy
Sceneggiatura: Volodymyr Zelenskyy
Fotografia: Aaron Kaufman, Serhiy Morgunov, Austin Otto, James Mills, William Voermann, J.B. Rutagarama, Lauren Terp
Montaggio: Carlos Haynes
Musiche: Justin Melland
Produttore: Jenia Bilous, Christina Zinchuk, Sergei Bespalov, Vladislav Davidzon, Jayne Alagano, Lauren Terp, Regina Leckel, Danny Gabai, Charles Herzfeld, Billy Smith, Eric Weinrib
Casa di Produzione: Aldamisa Entertainment, VICE News, Vice Studios, Projected Picture Works, Endeavor Content

Dagli stessi registi o sceneggiatori

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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