UN UOMO FELICE

UN UOMO FELICE

Seconda commedia di Tristan Séguéla ad arrivare nelle sale italiane, quattro anni dopo l’esile risultato di Chiamate un dottore!, Un uomo felice ha il merito di trattare un argomento sicuramente delicato, tradotto in un inno alla tolleranza e all’apertura mentale. Lo fa con rispetto, senza scadere mai nel volgare, insistendo però eccessivamente, nella sua semplicità, sulla forza scaturente dai buoni sentimenti invece di esplorare altre possibili sfaccettature.

Cernie, lumache ed elettori

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Il sindaco conservatore Jean Leroy (Fabrice Luchini) è in procinto di ricandidarsi in una piccola città del dipartimento del Passo di Calais, decisione che ancora non ha comunicato a sua moglie Edith (Catherine Frot). Quello che però Jean non sa è che quest’ultima ha a sua volta in serbo una rivelazione destinata a cambiare non solo la sua campagna elettorale ma anche il loro matrimonio…

Tristan Séguéla, insieme agli sceneggiatori Guy Laurent e Isabelle Lazard, realizza con Un uomo felice una commedia leggera sul tema difficile e controverso della transizione sessuale. Tale scelta tematica rappresenta quindi sicuramente un pregio, per un film che tuttavia, alla fine dell’ora e mezza di visione, si rivela più che altro un’occasione sprecata. Basta infatti il trailer per comprendere il film nella sua totalità.

Il nuovo che avanza

Un uomo felice, Catherine Frot in una sequenza
Un uomo felice, Catherine Frot in una sequenza del film

Nel tentare di smontare i pregiudizi che ruotano attorno all’identità di genere, Séguéla è aiutato da Fabrice Luchini (tra i volti più noti del cinema francese a partire dalle collaborazioni con Rohmer) e Catherine Frot (attrice pluripremiata ai premi Cèsar e vista recentemente in Italia ne La signora delle rose). Due attori bravi e in sintonia nelle diverse situazioni che ci vengono presentate, nella forma abbastanza convenzionale dei “contrasti”: da un lato il conservatorismo antiquato di un sindaco che fondamentalmente rifiuta la modernità in tutte le sue forme, social inclusi, e tenta di avere risposte anche dalla Fede; dall’altro un essere umano in cerca finalmente di sé stesso, che trova conforto e comprensione negli affetti familiari, nelle vecchie amicizie e nei legami venutisi a creare lungo il tragitto del cambiamento. Una scelta d’impostazione semplice che mostra lampi di efficacia solo in alcuni punti, e in cui si intravede anche un certo didascalismo verso lo spettatore; sono in questo senso esemplificative le diverse sedute di gruppo cui Edith/Eddie partecipa durante il suo percorso per realizzare quello che ha tenuto nascosto per quarant’anni. Ciò implica una certa prevedibilità e poco mordente nel meccanismo narrativo, anche se sicuramente Un uomo felice si caratterizza per un pizzico di vivacità in più rispetto alle differenze generazionali e sociali raccontate in Chiamate un dottore! (film del 2019, che originò il remake Una notte da dottore, con Abatantuono e Matano).

L’insostenibile leggerezza dei buoni sentimenti

Un uomo felice, Fabrice Luchini in una scena
Un uomo felice, Fabrice Luchini in una scena del film

Fin dall’inizio del film sappiamo infatti chi sarà a dover mettere in discussione le proprie convinzioni e quale sarà il futuro della coppia. Soprattutto, la vicenda ci viene raccontata senza scandagliare gli aspetti più oscuri o comunque scomodi dei personaggi; in particolare la figura del sindaco Jean avrebbe potuto fornire in tal senso numerosi spunti, ma tutto quello che ci si limita a fare è fondamentalmente ridere di lui. Così come anche l’elemento politico, che mette di fronte un vecchio sindaco “destrorso” a un giovane di sinistra, finisce abbastanza presto in sordina. Del resto, se gli esiti elettorali di una città del nord della Francia, ferma a livello di mentalità almeno a quarant’anni fa, possono essere incredibili, figuriamoci se l’amore stesso non possa continuare contro ogni ostacolo. Il lieto fine è quindi dietro l’angolo, o meglio nel ribaltamento dei ruoli del carnevale di Dunkerque. E sorge il dubbio che il focus reale del film sia in realtà l’importanza dei compromessi in un rapporto di coppia. L’equazione Un uomo felice/Spettatore Felice è dunque disattesa? Un pochino, ma potrebbe andare peggio. Tipo sapere tra qualche tempo che è in lavorazione l’ennesimo remake italiano di una commedia allogena.

Un uomo felice, la locandina italiana del film

Scheda

Titolo originale: Un homme heureux
Regia: Tristan Séguéla
Paese/anno: Francia / 2023
Durata: 89’
Genere: Commedia
Cast: Fabrice Luchini, Laëtitia Eïdo, Agnès Hurstel, Catherine Frot, Philippe Katerine, Thomas Vandenberghe, Amélie Bruniere, Artus, Bastien Ughetto, Camille Le Gall, Carole Caprini, Charlie Guibert, Grégoire Bonnet, Haroun, Jade Danna, Jason Chicandier, Kay Garnellen, Luigi Kröner, Nicolas Lumbreras, Paul Mirabel, Rehin Hollant, Rémy de Vaucorbeil
Sceneggiatura: Guy Laurent, Isabelle Lazard
Fotografia: Frédéric Noirhomme
Montaggio: Alice Plantin, Grégoire Sivan
Musiche: Amin Bouhafa
Produttore: Matthieu Tarot, Sidonie Dumas
Casa di Produzione: Canal+, Cinécap 2 Développement, Gaumont, France 2 Cinéma, Orange Cinéma Séries, Albertine Productions, Manon Production 10, France Télévisions, Palatine Etoile 18 développement
Distribuzione: Teodora Film

Data di uscita: 09/03/2023

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Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

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