IL CAPOFAMIGLIA

IL CAPOFAMIGLIA

Il capofamiglia – opera prima di El Zohairy, debitrice al cinema sovietico d’avanguardia degli anni ‘20 – declina il disagio sociale in termini esclusivamente materiali. Crudo, diretto e disturbante, si inserisce in una tradizione cinematografica di stampo politico e sociale, che non vuole intrattenere bensì far riflettere: il montaggio è lo strumento privilegiato di una riflessione molto amara sul sistema socio-politico in cui viviamo. Già premiato a Cannes e al Torino Film Festival nel 2021.

Uomini o polli?

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Il regista Omar El Zohairy con il suo Feathers (titolo internazionale di questo Il capofamiglia) non pecca certo in chiarezza, anzi. L’autore si inserisce in una tradizione cinematografica spesso abbandonata o dimenticata, ma che trae origini e strumenti dal cinema d’avanguardia degli anni ’20: nessun intento di intrattenere o svagare il pubblico, ma il semplice scopo di utilizzare il mezzo cinematografico come strumento di riflessione critica sociale, politica ed economica ad un sistema di produzione che non si condivide.

Materialismo storico e cinema

Il capofamiglia, una scena del film
Il capofamiglia, una scena del film di Omar El Zohairy

Ne Il capofamiglia i personaggi non hanno nomi, non importa se protagonisti o meno; non c’è spazio per le singole individualità. Quello che conta è il sistema di riferimento: una classica famiglia patriarcale medio-orientale inserita all’interno del meccanismo di produzione industriale. Anche il linguaggio ha poco spazio, ricalcando anche qui scenari propri del cinema antecedente all’avvento del sonoro.

Lo strumento principale è quello del montaggio: non tanto per il racconto di una “storia” di per sé priva di grandi evoluzioni narrative (e relativamente semplice), ma per le associazioni di immagini e simboli che il montaggio induce nello spettatore, spesso volendolo scuotere con la crudezza delle immagini.

In questo senso, fondamentali sono i riferimenti impliciti alle teorie del montaggio di celebri registi russi come Dziga Vertov e Sergej M. Ejzenštejn.

La critica sociale

Il capofamiglia, un momento del film
Il capofamiglia, un momento del film di Omar El Zohairy

A partire da questi riferimenti storici e teorici, è allora possibile comprendere la storia che il regista mette in scena: quella di una famiglia che vive al limite della povertà, con un capofamiglia come tanti, che sbarca il lunario come operaio e sostenta il resto della famiglia.

Ovviamente – come spesso accade in medio-oriente – la moglie ha un ruolo subalterno; tuttavia Feathersnon vuole essere un film centrato soltanto sulla questione femminile, bensì sul sistema di alienazione in cui vivono tutti, nessuno escluso, compreso lo stesso capofamiglia.

L’innesco è semplice quanto assurdo: il padre scompare. Magia o astuzia? Non importa. La moglie da quel momento dovrà barcamenarsi per trovare fonti di sostentamento alternative; ma, soprattutto, apparirà chiaro come non vi sia nulla di poetico nei suoi tentativi di emancipazione, ma solo una continua frustrazione verso un sistema che schiaccia tutti indistintamente.

Montaggio e simbolismo

Il capofamiglia, un'immagine del film
Il capofamiglia, un’immagine del film di Omar El Zohairy

Nonostante la sua crudezza, la forza de Il capofamigliasta nella scelta e nell’esercizio di una poetica e di uno stile registico chiari e netti: al montaggio delle immagini è affidato il compito di veicolare il significato del lavoro, mentre il sonoro ha un ruolo del tutto marginale. Ed è tramite il montaggio che si instaurano le associazioni di idee tra animali e uomini così preponderanti in questo lavoro; persino il figlio più piccolo, il neonato, appare nel suo destino del tutto assimilabile al pollo che si alleva, credendolo il “sostituto magico” del capofamiglia.

Dunque, è proprio la riflessione sulla similitudine tra l’allevamento industriale degli animali e la condizione delle numerose famiglie di operai ad essere messa al centro della storia de Il capofamiglia. Un film disturbante, ma sicuramente efficace.

Il capofamiglia, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Feathers
Regia: Omar El Zohairy
Paese/anno: Francia, Grecia, Paesi Bassi, Egitto / 2021
Durata: 112’
Genere: Commedia, Drammatico
Cast: Abo Sefen Nabil Wesa, Demyana Nassar, Fady Mina Fawzy, Jana, Mohamed Abd El Hady, Samy Bassiouny
Sceneggiatura: Omar El Zohairy, Ahmed Amer
Fotografia: Kamal Samy
Montaggio: Hisham Saqr
Musiche: Mohamed Elhusseini
Produttore: Shahinaz el Akkad, Giorgos Karnavas, Verona Meier, Konstantinos Kontovrakis, Juliette Lepoutre, Mohamed Hefzy, Koji Nelissen, Pierre Menahem, Derk-Jan Warrink, Daniel Ziskind
Casa di Produzione: Keplerfilm, Still Moving, Lagoonie Film Production, Film-Clinic
Distribuzione: Wanted Cinema

Data di uscita: 16/03/2023

Trailer

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Appassionata di filosofia con un’attenzione particolare rivolta alla storia delle religioni, all’antropologia e alla diverse forme d’arte, si è specializzata in pratiche filosofiche nel 2018, presso la SUCF di Roma. Come giornalista si occupa di cultura, cinema, politica e attualità.

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