SPIDER-MAN: ACROSS THE SPIDER-VERSE

SPIDER-MAN: ACROSS THE SPIDER-VERSE

Ambizioso, rutilante, capace di catturare occhio, mente e nervi, Spider-Man: Across the Spider-Verse sembra porsi in antitesi rispetto alla logica del Marvel Cinematic Universe, di cui pure lo Spider-Verse animato rappresenta ormai una costola. Eppure, la portata teorica di questo sequel finisce per scontrarsi con una versione più “soft” – ma nondimeno presente – di quella stessa logica formalmente rifiutata.

Il multiverso dei multiversi

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Col concetto di multiverso, negli ultimi anni, abbiamo ormai ampiamente familiarizzato. Una manciata di titoli, tra grande e piccolo schermo (coronati dalla pioggia di Oscar tributati a Everything Everywhere All at Once) sono bastati a renderci familiare – e quasi consueto – un concetto che precedentemente era appannaggio di uno sparuto gruppo di nerd (prevalentemente) fumettari. È questa la premessa, semplice ma non scontata, per approcciare e valutare correttamente questo atteso Spider-Man: Across the Spider-Verse. Una premessa che serve per spiegare che, dopo Spider-Man: No Way Home, la serie Loki, il già citato film dei Daniels, e il nuovo multiverso DC appena lanciato, questo sequel non può, per forza di cose, avere lo stesso impatto dirompente del precedente Spider-Man: Un nuovo universo. Tuttavia, all’assenza di quella stessa carica innovativa – almeno per ciò che concerne il mainstream dei cinecomic – il nuovo film diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson (ma dietro c’è innanzitutto, ancora una volta, la coppia composta da Phil Lord e Christopher Miller) supplisce con la moltiplicazione esponenziale di universi, “persone-ragno”, nodi, snodi e possibilità. Una proliferazione ben spiegata – con un’idea particolarmente azzeccata – dalla metafora della ragnatela esplicitata in una delle scene più significative. Una proliferazione che tuttavia è tutt’altro che anarchica, ma deve sottostare anche a delle precise regole. Ed è proprio la riflessione sulle regole narrative, come vedremo, uno dei temi più interessanti di questo sequel.

La Macchia e le Spider-Persone

Spider-Man: Across the Spider-Verse, il una concitata sequenza
Spider-Man: Across the Spider-Verse, una concitata sequenza del film

La trama di Spider-Man: Across the Spider-Verse si apre un anno dopo la chiusura del suo predecessore: Miles Morales, lo Spider-Man quindicenne che aveva lottato per evitare la distruzione del multiverso, si trova inaspettatamente ad avere a che fare con un nuovo nemico: si tratta della Macchia, un individuo senza volto e dal corpo evanescente, che sembra aver conservato la possibilità di viaggiare tra un universo e l’altro. L’essere, forse apparso a causa di un effetto collaterale della distruzione dell’acceleratore di particelle (quello che permetteva il passaggio dimensionale) ha un piano che mette di nuovo a rischio l’integrità del multiverso: proprio per combatterlo, Gwen Stacy torna di nuovo a trovare Miles, con la proposta di unirsi alla nuova squadra di Spider-Persone messe insieme dallo Spider-Man del 2099, Miguel O’Hara. Ma Miles e la stessa Gwen, presto, dovranno rendersi conto che quella della Macchia non è l’unica minaccia, e che i loro nemici si annidano anche all’interno della stessa Spider-Society.

Il multiverso-industria

Spider-Man: Across the Spider-Verse, il una suggestiva sequenza
Spider-Man: Across the Spider-Verse, una suggestiva sequenza del film

Come si diceva in apertura, Spider-Man: Across the Spider-Verse non ha lo stesso impatto immediato, né lo stesso senso di novità e freschezza, che caratterizzavano il suo predecessore. Un limite (in gran parte inevitabile) a cui i realizzatori suppliscono con una costruzione visiva ancor più elaborata e accattivante, che unisce in modo più libero rispetto al primo film animazione 2D, 3D, tavole di fumetti, bianco e nero, psichedelia e colori pastello, universi Lego e live action; il tutto a comporre un insieme frastornante, ma per larghi tratti ammaliante e capace di riempire gli occhi e gli altri sensi. Ma soprattutto, il proliferare (in)controllato di universi e subplot fa in modo che il film assuma una valenza teorica (e autoriflessiva) che il suo predecessore non conosceva: in alcuni passaggi, i personaggi quasi dichiarano esplicitamente di essere parte di una creazione artistica, mentre la dialettica principale della storia sembra essere quella tra la libertà creativa – in sé intrinsecamente anarchica, incarnata in questo caso dallo Spider-Punk della Londra alternativa – e un “canone” che imbriglia tutti i personaggi, gli alter ego e gli universi possibili, in una formula destinata a reiterarsi con minime variazioni. Questo sequel adocchia quindi il meta-cinema senza aderirvi esplicitamente, ma restandone indirettamente permeato; si parla in modo esplicito di algoritmo e di necessità di adeguarvisi, di un multiverso-industria che, per restare compatto, deve marciare in modo parallelo e non deviare dal modello stabilito, sacrificando – anche letteralmente – individualità e personaggi.

La libertà (im)possibile

Spider-Man: Across the Spider-Verse, un preoccupato Miles Morales in una scena
Spider-Man: Across the Spider-Verse, un preoccupato Miles Morales in una scena del film

In questo senso, quindi, Spider-Man: Across the Spider-Verse si pone in diretta antitesi al Marvel Cinematic Universe (di cui pure rappresenta, in un certo senso, una costola) e più in generale ai media franchise che ormai sacrificano la valenza della singola storia in favore di entità sempre più grandi e standardizzate; in un multiverso tanto apparentemente libero quanto in realtà eterodiretto, che per sopravvivere sembra dover forzatamente appiattire le differenze, ogni personaggio pare esprimere la tensione verso l’uscita dal canone, l’aspirazione al racconto della sua storia. Un processo che lo stesso Miles ha inavvertitamente avviato nel film precedente, ma che qui lui stesso abbraccia con piena consapevolezza. Una consapevolezza, quest’ultima, di cui è intriso tutto il film, e che tuttavia finisce per scontrarsi con una logica ancor più alta e (forse) invincibile: questo Spider-Verse, ormai, è diventato esso stesso un marchio, un franchise i cui pezzi risultano difficili da giudicare qualora li si voglia considerare come opere a sé. Il rimando al già annunciato sequel – lo Spider-Man: Beyond the Spider-Verse previsto per il 2024 – è qualcosa di più del solito stratagemma per generare hype: è una co-dipendenza di cui tutto il film risulta permeato, laddove il suo predecessore viveva, al contrario, di una narrazione compatta e autosufficiente.

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Incompiutezza e attesa

Spider-Man: Across the Spider-Verse, tre protagonisti sotto una fitta pioggia in un momento
Spider-Man: Across the Spider-Verse, tre protagonisti sotto una fitta pioggia in un momento del film

Le considerazioni che abbiamo appena fatto, le abbiamo fatte soprattutto in quanto a un lavoro ambizioso, concettualmente e visivamente potente come Spider-Man: Across the Spider-Verse, i difetti narrativi, quale film autonomo, non mancano: in primis uno stacco di tono troppo netto tra la prima e la seconda parte della storia, tra l’insistito humour incarnato del villain (?) Macchia, e l’epica seriosa e quasi dark della seconda frazione; e poi la brusca messa in secondo piano della stessa Macchia, in favore dell’emergere di un subplot interno alla Spider-Society che acquista gradualmente peso e consistenza. Viene in mente, se ci si perdona lo spericolato accostamento, l’episodio meno riuscito della prima trilogia live action di Sam Raimi: quello Spider-Man 3 per il quale lo stesso regista aveva molto onestamente fatto autocritica, e che proprio nell’incapacità di gestire subplot e nemici trovava il suo più macroscopico difetto. Qui, lo diciamo a scanso di equivoci, altra è la consistenza teorica, altra l’ambizione, altra la riuscita complessiva. Ma, nondimeno, non ci si libera da quel senso di dispersione e incompiutezza, che lascia un lieve retrogusto amaro a una visione per larghi tratti molto coinvolgente, e che forse solo il film del 2024 potrebbe ridimensionare. Un prosieguo per cui, ovviamente, l’attesa è già iniziata, anche da parte nostra.

Spider-Man: Across the Spider-Verse, la locandina italiana

Scheda

Titolo originale: Spider-Man: Across the Spider-Verse
Regia: Kemp Powers, Joaquim Dos Santos, Justin K. Thompson
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 140’
Genere: Avventura, Animazione, Fantastico, Fantascienza, Azione
Cast: Oscar Isaac, Brian Tyree Henry, Daniel Kaluuya, Hailee Steinfeld, Shea Whigham, Jason Schwartzman, Karan Soni, Andy Samberg, Jake Johnson, Issa Rae, Jorma Taccone, Shameik Moore, Luna Lauren Velez, Rachel Dratch
Sceneggiatura: Christopher Miller, Dave Callaham, Phil Lord
Montaggio: Mike Andrews
Musiche: Daniel Pemberton
Produttore: Avi Arad, Phil Lord, Amy Pascal, Christopher Miller, Alonzo Ruvalcaba, Christina Steinberg
Casa di Produzione: Sony Pictures Entertainment (SPE), Sony Pictures Animation, Pascal Pictures, Lord Miller, Marvel Entertainment, Arad Productions
Distribuzione: Warner Bros.

Data di uscita: 01/06/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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