RODEO

RODEO

È un oggetto strano e affascinante, Rodeo, film d’esordio di Lola Quivoron già premiato a Cannes 2022 col Coup de coeur della giuria nella sezione Un certain regard: una dura, crudele ma tenera elegia della libertà, a tratti travolgente nel suo spirito naif, incarnato in una giovane donna che ne esprime, da sola, tutta l’irruenza.

Julia corre

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Povera, disadattata, in rotta con la sua famiglia che vive in una terra di nessuno alla periferia di Bordeaux, la giovane Julia ha una sola grande passione: le moto. Moto di tutti i tipi, di grossa e piccola cilindrata, cavalli meccanici che la ragazza non esita, quando necessario, a procurarsi attraverso abili furti, sottraendole a incauti venditori adescati online. Quando, dopo l’ennesima lite familiare, Julia incappa casualmente in una gang intenta a compiere il rito del cross bitume – una sorta di rodeo motociclistico che prevede corse acrobatiche su una sola ruota – la giovane pare aver trovato una nuova casa. Da allora, l’ambiente quasi esclusivamente maschile della banda accoglie di buon grado (non senza qualche resistenza) la presenza di Julia, sfruttandone l’abilità coi furti: il gruppo, dedito a rivendere pezzi di moto rubate sul mercato clandestino, inizia così a dedicarsi a colpi sempre più arditi, finché la tensione portata dall’”innaturale” presenza della ragazza non finisce per esplodere, facendo deflagrare le già presenti tensioni presenti nella gang.

Veloci, furiosi e poveri

Rodeo, una sequenza del film
Rodeo, una sequenza del film di Lola Quivoron

È un oggetto strano e affascinante, questo Rodeo, già vincitore del premio Coup de coeur della giuria nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2022, successivamente presentato con successo anche al Torino Film Festival; un esempio di cinema francese lontano tanto dalla produzione d’oltralpe più mainstream – fatta di commedie familiari e/o prodotti di genere piuttosto standardizzati, figli dell’onda lunga post (luc)bessoniana – quanto da fa un’autorialità che negli ultimi anni ha sposato in modo sempre più deciso il cinema esplicitamente, e dichiaratamente, sociale. In realtà, questo esordio nel lungometraggio della regista Lola Quivoron (estensione del suo corto del 2015 Au loin, Baltimore) ha una componente sociale piuttosto forte, che la sceneggiatura sceglie tuttavia di lasciare sottotraccia, senza farne oggetto di esplicite sottolineature; la rappresentazione di un proletariato impoverito, la cui componente giovanile pare una versione abbrutita dei rebel without a cause di deaniana memoria, si staglia anzi su uno spazio che è di fatto un non luogo, quattro case in croce, un’officina, e il vecchio sogno di scappare che si scontra con la fedeltà, etica e sentimentale, alla “famiglia”. È inevitabile pensare alla milionaria saga di Fast & Furious, di cui questo piccolo lavoro francese è un po’ il (paradossale) controcampo autoriale.

L’oppressione nella libertà

Rodeo, Julie Ledru in un momento del film
Rodeo, Julie Ledru in un momento del film di Lola Quivoron

È evidentissima, la mano femminile che orchestra la narrazione di Rodeo, opera in cui la regista stessa ha inserito una certa componente autobiografica (Quivoron in gioventù si era avvicinata alla comunità Dirty Rider Crew, di cui era una delle pochissime donne); la tensione verso la libertà espressa dalla protagonista, incanalata nella sua naturale propaggine (una moto in corsa) e nel suo luogo d’elezione per eccellenza (la strada) si scontra con un ambiente paradossalmente opprimente nelle sue logiche di esclusione, permeato di una mascolinità che, se non è tossica, ci va senz’altro vicino. Non a caso le sequenze delle corse, illuminate da una fotografia naturalistica permeata di una grana ben visibile sullo schermo, non hanno nulla di arioso o liberatorio; quando, anzi, a correre è la protagonista (interpretata dalla notevole esordiente Julie Ledru) le inquadrature si fanno più ravvicinate e opprimenti, il montaggio più concitato; nello stesso tempo, alla guarigione e all’abbraccio rimandano invece le poche scene in interno, specie quelle che vedono la ragazza interagire con la moglie del capo della banda, presenza (im)materiale che continua a guidarne i membri dal carcere.

Anarchia è donna

Rodeo, Julie Ledru in una sequenza del film
Rodeo, Julie Ledru in una sequenza del film di Lola Quivoron

Si gioca quindi su un esplicito paradosso, la componente più interessante di questo Rodeo, ovvero la presenza di un rigido codice di comportamento (tutto maschile, tanto nell’agire quanto nelle movenze) all’interno del contesto (ritenuto) libertario per eccellenza, ovvero quello di un gruppo di centauri metropolitani. L’inquietudine anarchica della protagonista – quella che la porta ingenuamente ad autoincludersi nel gruppo, e a soccorrerne due membri dopo un incidente – si scontra coi propositi ben più prosaici dei nuovi compagni, alcuni dei quali sognano una fuga verso una comoda vita borghese, conseguenza e premio dell’ultimo colpo. Ma l’inquietudine di Julia è insieme più profonda, enigmatica e genuina, non conoscendo quei sentimenti di paura e gelosia che finiranno per metterne in crisi la stessa permanenza nella comunità. La sua fuga è diretta a un luogo altro, non meglio specificato, forse tesa a un annullamento che cancelli i demoni interiori e quelli esterni, o lo squallore di un’esistenza giovane ma già (troppo) vecchia. Un annullamento che pare essere l’unico sbocco possibile per un personaggio così atipico. Un personaggio a cui Julie Ledru dà vita con una prova sfaccettata e mutevole, in una durezza capace di aprirsi a tratti a espressioni di fanciullesca gioia. Un po’ come lo stesso film, testimonianza di un talento che speriamo saprà ancora dire la sua, in un futuro più o meno prossimo.

Rodeo, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Rodéo
Regia: Lola Quivoron
Paese/anno: Francia / 2022
Durata: 105’
Genere: Drammatico
Cast: Antonia Buresi, Ahmed Hamdi, Brice Straehli, Chris Makodi, Cody Schroeder, Dave Nsaman, Gianni Caira, Julie Ledru, Junior Correia, Louis Sotton, Mohamed Bettahar, Mustapha Dianka, Prince Longo, Quentin Arizzi, Sébastien Schroeder, Yannis Lafki
Sceneggiatura: Antonia Buresi, Lola Quivoron
Fotografia: Raphaël Vandenbussche
Montaggio: Rafael Torres Calderon
Musiche: Kelman Duran
Produttore: Charles Gillibert, Romain Blondeau
Casa di Produzione: CG Cinéma, Centre national du cinéma et de l'image animée (CNC), Cinémage 16, Canal+, Ciné+
Distribuzione: Arthouse

Data di uscita: 06/07/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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