PIGGY

PIGGY

Estensione dell’omonimo cortometraggio, Piggy è un atipico revenge movie venato di horror, che si regge soprattutto sulla realistica descrizione dell’ambiente sociale che circonda la protagonista (la notevole Laura Galán). L’ambigua fascinazione per un male che si incarna in una sorta di angelo vendicatore poteva forse esser spinta ancora più in là; ma, anche così, questo esordio di Carlota Pereda resta un buon saggio di horror “sociale” nel senso più ampio del termine.

Summer Vengeance

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Dal seminale Carrie (libro e film) in poi, il tema del bullismo è sempre andato particolarmente d’accordo col genere horror. Lo sapeva bene lo stesso Stephen King, che sul tema del loser costantemente bullizzato ha fondato uno dei temi portanti della sua narrativa, nonché del suo capolavoro riconosciuto (parliamo ovviamente di It). E doveva saperlo bene, evidentemente, anche la regista spagnola Carlota Pereda quando ha diretto il corto del 2019 Piggy, vincitore del Premio Goya nella sua categoria, e origine di questo suo omonimo esordio nella regia di un lungometraggio. Il plot, ambientato in un piccolo centro urbano spagnolo, ha per protagonista l’adolescente Sara, figlia dei proprietari della macelleria locale e costantemente presa di mira dalle sue coetanee, soprannominata Piggy per la sua obesità. Dopo l’ennesimo scherzo crudele delle sue tre principali aguzzine, Sara trova un’inaspettata occasione di vendicarsi: uno sconosciuto, infatti, rapisce le tre praticamente davanti ai suoi occhi, risparmiandola. Sara ignora le richieste di aiuto delle tre ragazze, ma poco dopo viene pressata dalla polizia e dalla famiglia di una delle tre, che ha denunciato la scomparsa della figlia. Nel frattempo, Sara incrocia di nuovo la sua strada con lo sconosciuto rapitore, con cui stabilisce un ambiguo legame.

L’horror del reale

Piggy, una scena del film
Piggy, una scena del film di Carlota Pereda

Di questo Piggy, estensione e sviluppo di un cortometraggio, va detto innanzitutto che per fortuna non cade nella trappola di tante altre operazioni analoghe, che finiscono per diluire il potenziale del modello in un contenitore artificialmente dilatato. Il film di Carlota Pereda, al contrario, costruisce intorno all’idea principale una struttura credibile, che ha alla sua base la descrizione di una squallida provincia spagnola sospesa in una torrida estate, dove si consuma il dramma dell’emarginazione della protagonista. Per tutta la sua prima metà, e invero anche oltre, Piggy sembra in effetti più un dramma sul bullismo – virato in thriller – che un vero e proprio horror: le sequenze più “grafiche” (nel senso più ampio del termine) sono infatti quelle che mostrano le angherie a cui è sottoposta la protagonista, impietosamente costretta, nella scena centrale del film, a far mostra di quel corpo che i canoni estetici correnti considerano arbitrariamente, al contrario, da celare. Un corpo che in una stagione come l’estate – quella dell’apparire e del mostrare (e mostrarsi) per eccellenza – non può che nascondersi sul fondo di una piscina, bramando forse un paio di branchie che permettano di non continuare a subire il tormento che attende in superficie. Tanto in apnea – anche mentale – da non notare nemmeno un altro corpo privo di vita poco lontano, preludio di ciò che accadrà di lì a poco. La crudezza di Piggy, di fatto, è in gran parte quella di un horror del reale che mette in scena con taglio naturalistico, e credibile, la vicenda di un’adolescente outsider.

Alla luce del sole

Piggy, Laura Galán in una scena del film
Piggy, Laura Galán in una scena del film di Carlota Pereda

La regista si rivela brava a “delimitare il cerchio” intorno alla protagonista, descrivendo con una certa precisione l’ambiente che la circonda, col contesto dei pari e quello familiare che si rivelano parimenti opprimenti. Non è propriamente benevolo, lo sguardo di Pereda, sui familiari della protagonista, divisi tra l’anacronistica severità e l’esortazione a una “normalizzazione” della vita di Sara che, allo stato attuale, resta evidentemente impossibile. Una cecità di fatto, che si sovrappone alla descrizione – sommaria ma efficace – di una vita di provincia immobile e sclerotizzata nelle sue bassezze, in cui un atto di bullismo diventa pretesto per una grottesca faida familiare, e in cui le problematiche adolescenziali divengono oggetto di attenzione solo quando tre ragazze scompaiono senza lasciare traccia. Una provincia in cui si chiudono entrambi gli occhi di fronte alla solitudine dei suoi elementi più deboli, e ci si riscuote dal torpore solo quando l’orrore si è ormai rivelato. Un orrore che sarà inondato dal sole estivo (in particolare nella sequenza conclusiva), da una luce opprimente che per una volta sarà rivelatrice delle vere fattezze della vita della protagonista. Svelate, e per una volta comprese.

Un revenge movie atipico

Piggy, Laura Galán e Richard Holmes in una sequenza del film
Piggy, Laura Galán e Richard Holmes in una sequenza del film di Carlota Pereda

Piggy non è neanche il classico revenge movie, e in questo sta un altro dei suoi pregi. La “vendetta” della protagonista non ha nulla di liberatorio o catartico, consumandosi nello stesso modo impacciato (ma realistico) con cui Sara conduce la sua esistenza. Un realismo che si colora a tratti di grottesco (una delle poche sequenze realmente splatter è frutto di un’azione involontaria) e a cui contribuisce soprattutto la notevole prova attoriale della protagonista Laura Galán, già interprete del cortometraggio. Proprio alla luce della sua natura di revenge movie anticonvenzionale, che in fondo scivola nell’horror più per necessità che per una programmatica scelta di genere, il film di Carlota Pereda poteva forse osare di più nel descrivere l’ambiguo legame tra la protagonista e il killer. La fascinazione esercitata dal rapitore senza nome su Sara, l’ambiguo elemento di affetto che la informa, e soprattutto la sua componente sessuale – appena accennata in una singola scena – potevano trovare una collocazione probabilmente più organica nella trama, accrescendo in questo, ancor più, il fascino del film. Un film a cui comunque vale la pena dare una possibilità, anche in virtù della poco felice scelta della finestra distributiva (con un Barbie che sta in gran parte monopolizzando le presenze in sala) ma soprattutto come saggio di un genere horror che, quando vuole, sa farsi ancora esplicitamente sociale (nel senso più ampio del termine) senza per questo perdere la sua cattiveria.

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Locandina

Piggy, la locandina italiana del film

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Scheda

Titolo originale: Cerdita
Regia: Carlota Pereda
Paese/anno: Francia, Spagna / 2022
Durata: 99’
Genere: Horror, Drammatico, Thriller
Cast: Julián Valcárcel, Pilar Castro, Amets Otxoa, Calero, Camille Aguilar, Carmen Machi, Chema del Barco, Claudia Salas, Eva García-Vacas, Fernando Delgado-Hierro, Fred Tatien, Irene Ferreiro, Jarfaiter, José Gabriel Campos, José Luis Cantón, José Pastor, José Vicente Moirón, Laura Galán, Luz Carmen Herrera, Lía Lois, Mabel del Pozo, Malena Gutiérrez, Marta Carmona, Pedro García, Richard Holmes, Stéphanie Magnin
Sceneggiatura: Carlota Pereda
Fotografia: Rita Noriega
Montaggio: David Pelegrín
Musiche: Olivier Arson
Produttore: Maria Soler, David Atlan Jackson, Jean-Baptiste Babin, Joel Thibout, Merry Colomer
Casa di Produzione: Morena Films, Cerdita, Backup Media, Triodos Bank, Movistar+, Radio Televisión Española (RTVE), Instituto de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales (ICAA), La Banque Postale, Moreno Films, Indéfilms
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 20/07/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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