HAI MAI AVUTO PAURA?

HAI MAI AVUTO PAURA?

Esordio di Ambra Principato, Hai mai avuto paura? tenta di innestare le suggestioni del gotico nostrano su uno sfondo storico, prendendo come spunto di partenza una delle figure-chiave della cultura italiana. Il fascino non manca, ma il tutto risulta troppo slegato e mancante di una vera tensione di genere, incapace di unire e rendere coerenti le sue interessanti suggestioni.

Il bambino, il poeta e la bestia

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Nell’ambito di un generale tentativo di riscoperta di determinate tendenze del cinema italiano, e in particolare di un’inclinazione al “genere” che non sia mera copia e imitazione dei modelli d’oltreoceano, si pongono operazioni come quella di questo Hai mai avuto paura? Il modello, qui, è letterario, affondando le radici addirittura nel romanzo neogotico a sfondo storico: questo esordio dietro la macchina da presa di Ambra Principato, infatti, prende spunto dal libro di Michele Mari Io venía pien d’angoscia a rimirarti, che reimmagina fantasticamente la saga familiare dei Leopardi. Non siamo tuttavia, è bene specificarlo, dalle parti di un’operazione filologicamente corretta, né da quelle di una rilettura in chiave horror di una delle figure-cardine della cultura italiana: la regista, piuttosto, prende il contesto storico per farne uno sfondo significante, con lo scopo di contestualizzare al meglio una vicenda che proprio dalla domanda del titolo, posta nello specifico da un protagonista giovanissimo, prende avvio. Una riflessione, quindi, su un’emozione tra le più antiche del mondo, innestata su uno sfondo storico (quello della prima metà dell’Ottocento) in cui scienza e religione si contendevano in modo pressoché paritario il predominio culturale, e le pulsioni più ancestrali – legate a doppio filo al sentimento al centro della storia – venivano paradossalmente stigmatizzate da entrambe.

Un segreto sepolto nel passato

Hai mai avuto paura?, una sequenza
Hai mai avuto paura?, una sequenza del film

Ambientato nel 1813, il plot ha per protagonisti i piccoli Orazio e Pilla, rampolli del conte Monaldo e fratelli dell’adolescente Giacomo, chiuso e cagionevole di salute, perennemente immerso nelle sue letture e nelle composizioni poetiche. La famiglia vive in una grande tenuta immersa nel verde, ai margini della città; un luogo paradisiaco che presto, tuttavia, inizia a essere funestato da uccisioni di bestiame prima, e da brutali omicidi poi. Una pericolosa bestia sembra aggirarsi indisturbata per il borgo, colpendo in particolare nelle notti di plenilunio; le voci e le superstizioni iniziano a moltiplicarsi, al punto che Monaldo e il locale curato decidono di affidarsi al gitano Scajaccia, esperto cacciatore ma anche ambiguo negromante. Mentre la bestia continua a mietere vittime, il fare di Giacomo si fa sempre più enigmatico e malinconico, mentre Orazio inizia a indagare sul passato della sua famiglia: il ragazzino, in particolare, scopre un misterioso quadro nascosto in soffitta, e un libro che parla di una creatura semiumana che farebbe parte della sua genealogia familiare. L’innominabile segreto, forse, è più vicino alla famiglia Leopardi di quanto ai suoi membri non faccia piacere credere.

L’incubo e l’identità

Hai mai avuto paura?, un'immagine
Hai mai avuto paura?, un’immagine del film

È certamente lodevole, il tentativo della regista di Hai mai avuto paura? di costruire un immaginario gotico tutto nostrano, sospeso in un ambiente rurale che si stava trasformando, preda di due pulsioni contrapposte (scienza e religione) ugualmente soffocanti per gli spiriti più liberi. Ed è ugualmente interessante il tentativo di colorare l’ambientazione storica di toni fiabeschi, sfruttando il carattere in nuce favolistico di certa provincia italiana e delle sue suggestioni; un’operazione in qualche modo affine a quella del gotico padano che fu di Pupi Avati, ricalibrata qui, tuttavia, su un ottocento che non celava il suo fascino misterico, e in cui la temuta Bestia poteva assumere, letteralmente, qualsiasi forma. Non ha timori reverenziali di sorta, la sceneggiatura, a (ri)contestualizzare la figura di un’icona della cultura sullo sfondo di una famiglia disfunzionale, e ad adottare l’ottica precipua del fratello più piccolo, Orazio: è suo lo sguardo cui si sovrappone quello della regista – e dello spettatore – ed è sua l’immersione nei segreti più innominabili sepolti nel passato della famiglia, quelli che forse hanno provocato gli orribili eventi che si dipanano sullo schermo. Il piccolo protagonista è una specie di indagatore dell’incubo per necessità, costretto a investigare nella propria storia ma anche nella sua stessa identità, attraverso visioni e incubi (uno particolarmente ben realizzato) e scontrandosi con familiari sempre più distanti, quando non ostili.

Fascino e incertezza

Hai mai avuto paura?, una scena
Hai mai avuto paura?, una scena del film

Ciò che manca a questo esordio, per molti versi interessante quanto incompiuto, è una precisa direzione, un impianto di genere forte che ne sorregga il racconto e ne giustifichi l’andamento. Hai mai avuto paura?, di fatto, sembra spesso incerto sulla direzione da prendere: al dramma familiare a sfondo storico (pur con frequenti divagazioni oniriche) si affianca a tratti l’horror più classico – ridotto comunque a poche sequenze, pur ben realizzate – oltre al thriller inevitabilmente basato sul whodunit (la bestia è umana? Dove si nasconde?) Un’incertezza che si traduce in un ritmo compassato con poche fiammate, che probabilmente finirà per scontentare tanto gli amanti del genere più puro, quanto quelli che cercano un approccio più autoriale a esso. Restano una fotografia ricca di chiaroscuri e accattivante, un’atmosfera che offre sprazzi di ambigua seduzione, alcune intuizioni visive e narrative di buon livello (le sequenze dell’autoflagellazione della madre, Marta Paola Richeldi, sono certamente efficaci), oltre a un finale d’effetto che tuttavia lascia interdetti, per come non è stato adeguatamente preparato da un più accurato lavoro sui personaggi. In questo senso, Hai mai avuto paura? resta un esperimento incompiuto, che probabilmente avrebbe avuto bisogno di una maggior chiarezza e univocità in fase di sceneggiatura, che gli conferisse un’identità più univoca. Rimangono comunque le sue buone intuizioni, pur slegate tra loro, che fanno ben sperare nel prosieguo della carriera della regista.

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Locandina

Hai mai avuto paura?, la locandina del film

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Scheda

Titolo originale: Hai mai avuto paura?
Regia: Ambra Principato
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 95’
Genere: Horror, Drammatico
Cast: Mauro Marino, Mirko Frezza, Justin Korovkin, David Coco, Elisa Pierdominici, Marta Paola Richeldi, Sveva Mariani, Alessandro Bedetti, Claudia Della Seta, Lorenzo Ferrante, Maurizio Di Carmine
Sceneggiatura: Ambra Principato
Fotografia: Davide Sondelli
Montaggio: Pietro Morana
Musiche: Pasquale Catalano
Produttore: Marco De Micheli
Casa di Produzione: Redvelvet Srl
Distribuzione: Vision Distribution

Data di uscita: 27/07/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

4 pensieri su “HAI MAI AVUTO PAURA?

  1. Si vede che avete scroccato la trama dall’IMDb (o da qualche altro sito che lo avesse scroccato dall’IMDb). Ma qui finisce anche quel modicum di competenza che avete: non riuscite neppure mettere gli attori nel giusto “billing order” (che dovrebbe essere Korovkin, Ferrante, Pierdominici, Richeldi, Coco, Frezza, ecc.) Maurizio di Carmine ha in questo film un ruolo veramente minore – neanche di secondo ordine. Incompetenza? O sarà di Carmine qualche vostro parente o amico? Non l’escluderei.

  2. Ciao, nulla di tutto ciò. Semplicemente, l’algoritmo del sito ordina gli attori non in ordine di rilevanza, ma per numero di film/serie interpretati. Riguardo alla trama, potrebbe non essere esatta al 100%, in questo caso qualsiasi contributo/suggerimento è ben accetto.

  3. Salve. E allora cambiate l’algoritmo. Altrimenti “l’aereo e’ precipitato senza carburante, perché’ il dosatore delle pompe rifornimento faceva vedere i litri mentre noi pensavamo che fossero i galloni” (e’ veramente successo in Canada tempo fa’, solo che lassù hanno licenziato tutti).
    Scusate il sarcasmo: e’ una forma d’autoprotezione. Sulla nota più seria, leggo tanti recensioni su altrettanti siti, e purtroppo devo costatare che sono tutti più o meno uguali – e non sono in Italia: alcune recensioni, anche di grandi testate americane, fanno voler piangere. No si recensisce un film come un libro: trama, trama, trama, “l’idea”, “che significa”, ecc. A questo punto la maggioranza dei films di, per dire, Ridley Scott sarebbero da buttare, perché “l’idea” e’ scontatissima e superficiale, e la trama spesso poco più di un fumetto. E invece funziona, grazie non tanto a cosa sia ma COME sia fatto. E questo e’ difficile da recensire perché film e’ una specie particolare. Bisogna parlare di regia, quindi degli attori, e questa e’ un tema delicato e molto specialistico. In Italia si limita ai superlativi (ai soliti noti) e agli spregiativi (agli alcuni “indifesi”) – entrambi senza alcun ragionamento approfondito. Si dovrebbe parlare molto di più di fotografia, di scenografia, di costumi. Invece, la maggioranza dei “critici” reitera la trama fornita dalla stessa produzione, fa qualche rimando a qualche sacro mostro, e poi essenzialmente conclude con “mi piace” o “non mi piace” praticamente, per cosi’ dire, “ad homini”, cioè senza ragionarci sopra. L’impressione e’, chiedo scusa, di una cosa abbastanza dilettantistica. E poi ci chiediamo perché le scienze umanistiche sono prese meno sul serio di quelli naturali. Perché nella fisica parlano i veri specialisti, mentre nella critica – chiunque che si diletti di farlo.

  4. Ciao, sono il direttore del sito, ora scrivo dal mio account per comodità. Il sito, a livello tecnico, al momento funziona così e non è possibile modificarlo. Al limite, se proprio questo dettaglio vi infastidisce, possiamo eliminare totalmente il cast. Fatemi sapere, che eventualmente procediamo. Sul resto: 1) Non capisco tanta aggressività, fin dal primo messaggio, in riferimento a quella che era una semplice scheda tecnica con trama; 2) Sullo stato della critica in Italia e nel mondo, posso parzialmente concordare, ma qui si cerca di fare del proprio meglio, tra tante difficoltà e pochissime soddisfazioni materiali. Può piacere o meno, ma una materia come la critica (e ancor più il giudizio sulla stessa) resterà sempre informata di un elemento di soggettività ineludibile. L’importante è essere onesti intellettualmente, e mi sento di dire che qui lo siamo, sia il sottoscritto sia tutti i collaboratori. Detto questo, le scienze umanistiche sono scienze molli, a differenza di quelle naturali. Cercare leggi assolute e l’oggettività completa, in esse, è un esercizio sterile, quindi è inutile fare paralleli fuorvianti. A differenza di un fisico, uno “specialista” di cinema potrà essere contraddetto da altri specialisti, ed entrambe le posizioni, se ben argomentate e contestualizzate, potranno avere la stessa dignità.

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