THE CAINE MUTINY COURT-MARTIAL

THE CAINE MUTINY COURT-MARTIAL

The Caine Mutiny Court-Martial si svolge quasi esclusivamente all’interno di un’aula di tribunale. I dialoghi, fitti, fittissimi, ma perfettamente in grado di tenere lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine, la fanno praticamente da protagonisti assoluti, insieme a intensi primi piani, ulteriormente valorizzati da performance attoriali impeccabili. Fuori concorso all’80a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Buon senso o follia?

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Come ben sappiamo, lo scorso 7 agosto – poco meno di un mese prima della Mostra – il grande William Friedkin (che giusto dieci anni fa era stato insignito, proprio al Lido, del Leone d’Oro alla Carriera) se n’è andato. Se n’è andato, però, lasciandoci in dono un’altra delle sue opere, che, a visionarla alla luce di quanto recentemente accaduto, lascia inevitabilmente l’amaro in bocca. Stiamo parlando di The Caine Mutiny Court-Martial, tratta dal romanzo L’ammutinamento del Caine (Herman Wouk, 1951), inizialmente pensata come un progetto destinato al piccolo schermo, e proiettata in anteprima mondiale, fuori concorso, proprio in occasione dell’80a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, quale necessario omaggio da parte della Biennale al grande cineasta di Chicago.

Un gesto avventato?

La storia messa in scena, dunque, è quella del giovane primo ufficiale della nave Caine Stephen Maryk (impersonato da Jake Lacy), il quale viene processato per ammutinamento, in quanto, temendo per la sicurezza della sua stessa nave, durante una tempesta ha sollevato dal comando il suo capitano di Marina Phillip Queeg (Kiefer Sutherland), ritenendolo non completamente lucido al fine di gestire la situazione. Durante il processo, egli verrà difeso dall’avvocato Barney Greenwald (Jason Clarke), inizialmente scettico per quanto riguarda l’intera vicenda. Si sarà trattato di un gesto avventato o di un vero e proprio atto di coraggio?

Questione di confini

Come lo stesso William Friedkin ha affermato (e come viene riportato anche da una didascalia proprio in apertura del lungometraggio), The Caine Mutiny Court-Martial ci mostra, analogamente a ogni altra opera dell’autore, quel sottile confine tra il bene e il male riguardante non soltanto ogni singolo aspetto della nostra quotidianità ma anche – e soprattutto – ognuno di noi. Perfettamente in linea con tale concetto, dunque, il film ci mostra di volta in volta pareri e opinioni discordanti, situazioni volutamente ambigue, dichiarazioni che, ogni volta, sono pronte a stravolgere ogni idea in merito che ci eravamo precedentemente fatti.

Una location, tante parole

Un’operazione indubbiamente complessa, quella compiuta da Friedkin, se si pensa che The Caine Mutiny Court-Martial si svolge quasi esclusivamente all’interno di un’aula di tribunale. I dialoghi, fitti, fittissimi, ma perfettamente in grado di tenere lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine, fanno – insieme a intensi primi piani, ulteriormente valorizzati da performance attoriali impeccabili (particolarmente degni di nota, nello specifico, i sottili cambi di registro di Kiefer Sutherland) – praticamente da protagonisti assoluti. Una messa in scena composta e priva di fronzoli ha fatto il resto, facendo in modo che William Friedkin lasciasse a Venezia un ottimo “ultimo ricordo” di sé. Ma, di fatto, avrebbe mai potuto essere altrimenti?

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Oggi come ieri

Ed ecco che, nel visionare questo The Caine Mutiny Court-Martial, immediatamente ripensiamo a un grande capolavoro della storia del cinema, anch’esso fatto di continui e ininterrotti dialoghi, anch’esso ambientato nell’ambito di un processo: La parola ai giurati, opera prima per il cinema di Sidney Lumet, realizzata nel 1957. Passato alla storia in particolar modo per la sua sceneggiatura di ferro, il film di Lumet è la prova del nove che, quando si opta per una messa in scena del genere, non sono ammessi “errori” o lacune di qualsiasi genere. William Friedkin, solito rapportarsi a ogni qualsivoglia situazione, si è rivelato dunque, anche in questa occasione, perfettamente in grado di gestire il suo script impeccabile, dando vita a un prodotto dignitoso e accattivante. E chissà per quanto tempo rimpiangeremo il suo bellissimo cinema!

Scheda

Titolo originale: The Caine Mutiny Court-Martial
Regia: William Friedkin
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 109’
Genere: Drammatico
Cast: Jason Clarke, Lance Reddick, Jake Lacy, Lewis Pullman, Kiefer Sutherland, Monica Raymund, Dale Dye, Denzel Johnson, Elizabeth Anweis, Francois Battiste, Gabe Kessler, Gina Garcia-Sharp, Jay Duplass, Mariah Justice, Michael Heidemann, Stephanie Erb, Tom Riley
Sceneggiatura: William Friedkin
Fotografia: Michael Grady
Montaggio: Darrin Navarro
Produttore: Matthew Parker, Annabelle Dunne
Casa di Produzione: Selsed House, Loveless Media, Paramount Global Content Distribution

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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