HORS-SAISON

HORS-SAISON

Malgrado l’indiscusso potenziale e la complessità dei sentimenti dei due protagonisti, è come se Stéphane Brizé abbia puntato maggiormente su (riuscite) suggestioni visive, nonostante i dialoghi stessi rappresentino un elemento importante – se non essenziale – di questo suo Hors-saison. In concorso all’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Il passato ritorna

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Un regista piuttosto discontinuo, Stéphane Brizé. Se, infatti, nel corso della sua carriera, il cineasta francese non sempre ha soddisfatto le aspettative di pubblico e critica, lasciandosi spesso prendere la mano da una pericolosa retorica, alla Mostra del Cinema di Venezia 2021 aveva piacevolmente sorpreso tutti con la presenza in concorso di Un altro mondo, terzo capitolo della trilogia incentrata sul mondo del lavoro dopo La legge del mercato (2015) e In guerra (2018). E così, il suo ritorno al Lido con Hors-saison, in corsa per il Leone d’Oro all’80a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, ha inizialmente fatto ben sperare in una bella sorpresa durante il penultimo giorno festivaliero. Sarà stata vera gloria? Presto detto.

Incontri inaspettati

La storia messa in scena, dunque, è quella di Mathieu (impersonato da Guillaume Canet), attore di successo in piena crisi professionale che, al fine di trascorrere qualche giorno in relax, prenota un soggiorno in una spa in una piccola località marittima della Francia occidentale. Qui attualmente vive, insieme a suo marito e a sua figlia adolescente, Alice (Alba Rohrwacher), una sua ex fiamma con cui le cose non si erano concluse molto bene a causa delle numerose paure di lui. Quest’ultima, tuttavia, dopo essere venuta a conoscenza della sua presenza in città, deciderà di contattarlo e i due, finalmente, avranno modo di incontrarsi di nuovo.

In un luogo sospeso nel tempo

Ciò che maggiormente colpisce durante la visione di Hors-saison è indubbiamente una straordinaria cura delle immagini, ulteriormente valorizzata dalle stesse ambientazioni (che quasi danno l’impressione di trovarsi in una sorta di luogo sospeso nel tempo) e da momenti fortemente evocativi; evocativi come possono esserlo una tranquilla passeggiata in spiaggia mentre il sole volge al tramonto, una piccola festa nuziale o una chiacchierata seduti sugli scogli. Stéphane Brizé sa indubbiamente come sfruttare al meglio tutti questi elementi, conferendo alla piccola cittadina balneare quasi le connotazioni di un non luogo. Un non luogo in cui, al fine di riprendere contatto con sé stessi e risolvere alcune questioni del passato, è necessario fermarsi. Persino se la permanenza può essere, a volte, piuttosto dolorosa.

Le parole sono importanti

Hors-Saison, Guillaume Canet e Alba Rohrwacher in una scena del film
Hors-Saison, Guillaume Canet e Alba Rohrwacher in una scena del film

Mathieu e Alice sviscerano il loro passato sotto ogni possibile punto di vista. Eppure, al contempo, i loro dialoghi sembrano restare sempre “superficiali” e, talvolta, addirittura banali, specie se si pensa a numerosi altri lungometraggi del genere passati ormai di diritto alla storia (le opere di Éric Rohmer e di Richard Linklater, giusto per fare un paio di esempi così su due piedi, dovrebbero dirci qualcosa in merito). Malgrado, infatti, l’indiscusso potenziale e la complessità dei sentimenti dei due protagonisti, è come se Brizé abbia puntato maggiormente su suggestioni visive, nonostante i dialoghi stessi rappresentino un elemento importante – se non essenziale – di questo suo Hors-saison.

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Scivoloni

Siamo d’accordo: questo lungometraggio non è assolutamente un film deprecabile. Eppure, come sovente accade nelle opere del cineasta di Rennes, qualche scivolone qua e là, in grado di far perdere diversi punti all’intero lavoro, c’è eccome. A partire da una certa discontinuità di approcci, che vede divertenti scenette comiche in apertura (il momento in cui Mathieu “litiga” con una macchinetta del caffè nella sua camera d’albergo è decisamente esilarante), del tutto tagliate fuori a partire dal momento in cui i due protagonisti si incontrano. E se, al contempo, una musica al pianoforte può risultare, a tratti, troppo “invasiva”, numerosi finali tendono a rendere il tutto eccessivamente ridondante. Peccato. Soprattutto perché questo Hors-saison, con qualche “accortezza” in più, avrebbe avuto tutte le carte in regola per restare impresso nella mente dello spettatore per molto e molto tempo.

Scheda

Titolo originale: Hors-saison
Regia: Stéphane Brizé
Paese/anno: Francia / 2023
Durata: 115’
Genere: Drammatico
Cast: Alba Rohrwacher, Guillaume Canet, Sharif Andoura, Emmy Boissard Paumelle
Sceneggiatura: Stéphane Brizé, Marie Drucker
Fotografia: Antoine Heberlé
Montaggio: Anne Klotz
Musiche: Vincent Delerm
Produttore: Sidonie Dumas
Casa di Produzione: Gaumont Production, France 3 Cinéma
Distribuzione: I Wonder Pictures

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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