AFTER THE FIRE

AFTER THE FIRE

Film d’esordio del regista francese Mehdi Fikri, After the Fire narra una storia di violenza poliziesca (purtroppo a noi familiare nelle sue dinamiche) e una dura battaglia per la giustizia; lo fa col vigore del miglior cinema d’impegno civile di qualche decennio fa, e l’accuratezza antropologica di chi conosce le dinamiche della comunità che va a trattare. In concorso alla 18a edizione della Festa del Cinema di Roma.

Una fiamma da tenere accesa

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In un quartiere popolare di Parigi, una famiglia di immigrati nordafricani riceve la notizia dell’arresto di Karim, terzo di quattro fratelli, l’unico ad avere piccoli precedenti penali. Giunti al commissariato, i familiari del giovane apprendono che Karim è morto mentre era sotto la custodia della polizia, ufficialmente a causa di “una crisi epilettica provocata dall’uso di droga”. Persuasa che si tratti di una versione di comodo, e che suo fratello sia stato in realtà picchiato a morte dagli agenti che lo avevano arrestato, la sorella Malika intraprende una dura battaglia legale per avere giustizia e vedere condannati i responsabili dell’arresto, facendosi portavoce anche delle tante altre vittime di simili violenze poliziesche. Al suo fianco ci sarà la sua intera famiglia, oltre a un pezzo sempre più consistente di opinione pubblica.

I tanti Karim

After the Fire, una sequenza del film di Mehdi Fikri
After the Fire, una sequenza del film di Mehdi Fikri

È inevitabile, guardando After the Fire – film d’esordio del regista francese Mehdi Fikri, in concorso alla 18a edizione della Festa del Cinema di Roma – andare con la mente al caso italiano di Stefano Cucchi, tristemente nota vittima di un episodio in tutto e per tutto analogo a quello (immaginario) raccontato dal film. Il lavoro del regista francese, tuttavia, punta evidentemente a raccontare da un lato un episodio di violenza e prevaricazione poliziesca che – nella sua brutalità – mostra un carattere purtroppo universale, non specificamente legato a una singola comunità e neanche ai confini di una singola nazione; dall’altro, il film va a esplorare con attenzione la realtà particolare della famiglia al centro della trama, con le difficoltà economiche e di integrazione dei tre fratelli superstiti, i contrasti familiari con un padre che vorrebbe semplicemente seppellire suo figlio, e le angosce di una sorella più giovane che teme, per il suo futuro, le ricadute di una battaglia legale dall’esito più che mai incerto.

Un attento spaccato familiare e sociale

After the Fire, Camelia Jordana in una scena del film di Mehdi Fikri
After the Fire, Camelia Jordana in una scena del film di Mehdi Fikri

Prima di concentrarsi nello specifico sulla battaglia intrapresa dalla sorella del ragazzo ucciso, il film di Mehdi Fikri delinea quindi con attenzione i caratteri di ogni membro della famiglia (ivi compreso il marito di Malika, travolto dalla determinazione della donna) dipingendo anche con una certa accuratezza la tensione sociale che l’evento ha provocato nella specifica comunità di cui la famiglia fa parte, e le dinamiche a essa interne, tra cieca voglia di rivalsa (e vendetta) e disincantato realismo. Un doppio binario attraverso cui il film punta a unire il vigore dell’impegno civile, con la ricostruzione del caso e la scelta di seguire da vicino l’attivismo (anche mediatico) di Malika, all’esplorazione puntuale delle dinamiche (familiari e non solo) di quella comunità nordafricana che da questo evento è stata ancora una volta ferita, ritrovandosi confinata, di nuovo, in una marginalità da cui con fatica e sacrifici aveva cercato di tirarsi fuori.

Due momenti fortemente simbolici

After the Fire, una scena del film di Mehdi Fikri
After the Fire, una scena del film di Mehdi Fikri

Piuttosto sobrio nella regia, improntato a un sostanziale realismo, After the Fire si concede tuttavia due momenti dal forte carattere simbolico: in primis il prologo, con quelle fiamme riprese in senso inverso – dal divampare fino all’estinzione – a rappresentare un incendio che, come esplicitamente affermato da uno dei personaggi, prima o poi dovrà inevitabilmente spegnersi; e poi la sequenza del funerale, in cui il volto dello stesso Karim (presenza/assenza che informa di sé l’intero film, prima corpo che reca su di sé i segni incancellabili della violenza, poi viso raffigurato su più striscioni atto a scuotere le coscienze) appare discretamente dietro i familiari: un’apparizione quasi fantasmatica, volta tuttavia a ricordare l’umanità e l’innegabile concretezza di chi non è stato – e non è tuttora – solo un simbolo. Al di là di queste due sequenze, il film gode di una messa in scena essenziale e all’insegna del realismo, che comunque sa premere sul pedale del richiamo emotivo nei momenti giusti (il processo al fratello maggiore di Malika, accusato di resistenza) oltre a inanellare qualche pregevole pezzo di regia (il canto collettivo della famiglia in auto, improvvisamente e inaspettatamente interrotto).

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Un approccio che viene da lontano

After the Fire, un'immagine del film di Mehdi Fikri
After the Fire, un’immagine del film di Mehdi Fikri

È un esordio solido e “vecchio stampo”, After the Fire, che più che al contemporaneo cinema francese delle banlieu – richiamato solo alla lontana, nel tema di partenza più che nello svolgimento – guarda al cinema italiano più impegnato degli anni ‘70, oltre che alla New Hollywood e ai film d’inchiesta americani degli stessi anni. Il film di Mehdi Fikri riesce a mostrare anche le contraddizioni interne a una comunità che a sua volta marginalizza e si rivela diffidente coi suoi membri più fortunati (l’avvocato della famiglia, sprezzantemente appellato come “Barak Obama”) oltre alla disillusione di una vecchia guardia dell’attivismo politico – incarnata dal militante Slimane, che fin dall’inizio affianca la famiglia nella sua lotta – che è consapevole che la radicalizzazione (anche) in senso violento delle generazioni più giovani è da imputare principalmente alle proprie mancanze. Il film si ferma intelligentemente prima di diventare un dramma giudiziario, con una conclusione aperta atta a mostrare l’importanza di non far spegnere quel simbolico fuoco, quali che siano le parole scritte su una sentenza.

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Scheda

Titolo originale: Avant que les flammes ne s’éteignent
Regia: Mehdi Fikri
Paese/anno: Francia / 2023
Durata: 96’
Genere: Drammatico
Cast: Sofian Khammes, Makita Samba, Camélia Jordana, Samir Guesmi, Sofiane Zermani, Sonia Faidi, Valérie Vérone
Sceneggiatura: Mehdi Fikri
Fotografia: Romain Carcanade
Montaggio: Beatrice Herminie
Musiche: Andrea Boccadoro
Produttore: Bastien Daret, Robin Robles, Michael Gentile, Arthur Goisset
Casa di Produzione: Topshot Films, France 3 Cinéma, Bac Films

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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