WANTED

WANTED

Presentato nella sezione Freestyle della 18a Festa del Cinema di Roma, Wanted si muove tra diversi generi (distopia, dramma, crime story) senza lasciarsi incasellare realmente da uno di questi. Fabrizio Ferraro rimane fedele alla sua autorialità, con il rischio però di aver realizzato una pellicola potenzialmente tanto affascinante quanto respingente per lo spettatore, senza possibilità di vie di mezzo.

La vocazione della contemplazione

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È un cinema profondamente riflessivo quello di Fabrizio Ferraro. Una contemplazione sul presente resa possibile attingendo agli eventi del passato, che siano i partigiani de I morti rimangono con la bocca aperta (2022, presentato nella passata edizione sempre alla Festa del Cinema di Roma) o lo spazio dei confini segnati dal Muro di Berlino (Checkpoint Berlin, 2020) o dai Pirenei (Gli indesiderati d’Europa, 2018) o ancora dall’opera artistica intesa come statuaria (le opere di Francesco Mochi di Colossale sentimento, 2016) e poesia (l’Hölderlin  de La veduta luminosa, 2021). Questa brevissima e riduttiva premessa, per un regista la cui filmografia conta più di dieci titoli, è necessaria perché i suoi stilemi tecnici e concettuali restano ancora in repertorio nel suo ultimo lavoro, Wanted (il cui titolo in origine era Una donna è fuggita). La cosa migliore da fare è quindi quella di non guardare quest’ultimo come un film a sé stante ma contestualizzarlo all’interno di una poetica coerente, magari tentando di recuperare (cosa possibile grazie a RaiPlay) le opere precedenti di Ferraro.

Giochi di potere

Wanted, una scena del film di Fabrizio Ferraro
Wanted, una scena del film di Fabrizio Ferraro

Dopo il trittico dedicato agli UnWanted (con i già citati Checkpoint Berlin, Gli indesiderati d’Europa e La veduta luminosa), stavolta si fanno i conti direttamente con il presente e la vicenda è “presto” detta. I protagonisti sono i ricercati del titolo, da parte di un gruppo inquisitore di orwewlliana memoria che sa e conosce tutto. Come in 1984 sembra infatti che questi abbiano il compito di controllare le persone, accusabili di reati non meglio specificati. L’occhio degli inquirenti (Chiara Caselli, affiancata da Giovanni Ludeno) si sofferma così su quello di una prigioniera (Denise Tantucci), la cui vicenda si intreccia con una infiltrata (Caterina Gueli). Ferraro che, come di consueto, è anche sceneggiatore, autore del montaggio (sempre minimale) e della fotografia, pone il focus sulle relazioni tra questi pochi personaggi senza nome che si muovono all’interno di misteriosi meccanismi di potere, quasi kafkiani, e immersi in immagini indecifrabili.

Una narrazione ieratica

Wanted, un'immagine del film di Fabrizio Ferraro
Wanted, un’immagine del film di Fabrizio Ferraro

La regia mischia presente (l’interrogatorio) e passato tramite flashback o immagini riprese dagli inquisitori che tentano di far confessare la prigioniera. Si viene così a creare una sorta di prisma in cui non è detto che i pochi ruoli che vediamo sullo schermo siano per forza così definiti. I personaggi si muovono in ambienti e paesaggi soffusi, osservati con lunghe immagini fisse o movimenti di camera comunque minimi che allungano il campo mostrandoci una Roma deserta, ridotta a un paesaggio quasi astratto. Perenne è dunque l’atmosfera di sospensione che dà forma alla voce narrante in sottofondo di Caterina Gueli, autrice delle istruzioni su come muoversi all’interno di questo Altro Mondo. Il passato però c’è sempre, come mostrano le vecchie scenografie di Cinecittà su cui si muovono gli agenti della misteriosa polizia e nei cui teatri di posa si svolgono gli interrogatori. Wanted è del resto un film che si nutre di cinema e di immagini: le riprese con cui gli inquirenti interrogano la prigioniera mostrandole le sue azioni precedenti quasi fotogramma per fotogramma, o l’estratto de I diavoli volanti (A. Edward Sutherland, 1939) con Oliver Hardy/Ollio che intona Shine on, Harvest Moon.

Quando i numeri non servono

Wanted, un momento del film di Fabrizio Ferraro

Con Wanted non sembrano esserci intuizioni notevoli come in alcuni dei lavori passati di Fabrizio Ferraro. Una mancanza frutto di una reiterazione di linguaggio anche per quanto riguarda l’apparato sonoro. Ritroviamo infatti brani di musica contemporanea (John Cage) e dialoghi solenni come la voce fuori campo di Caterina Gueli. È quindi un film che anche nel suo sperimentalismo resta sostanzialmente in linea con le opere precedenti mostrando quindi una coerenza stilistica con i suoi pro e contro. Il rischio di cadere nell’artificiosità o nell’autocompiacimento può portare lo spettatore a non penetrare del tutto nel mondo distopico e nel presente raccontati. È una di quelle pellicole che riassumere in un voto numerico può essere fuorviante o fortemente riduttivo, perché rientra in un’idea di cinema che può affascinare e ipnotizzare oppure annoiare e risultare spiazzante. Sarà vera gloria filmica? Allo spettatore l’ardua sentenza.

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Scheda

Titolo originale: Wanted
Regia: Fabrizio Ferraro
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 90’
Genere: Drammatico, Fantascienza, Poliziesco
Cast: Fabrizio Rongione, Chiara Caselli, Denise Tantucci, Giovanni Ludeno, Michelangelo Dalisi, Caterina Gueli, Freddy Paul Grunert, Fulvio Baglivi
Sceneggiatura: Fabrizio Ferraro
Fotografia: Fabrizio Ferraro
Montaggio: Fabrizio Ferraro
Produttore: Gregorio Paonessa, Marta Donzelli
Casa di Produzione: Rai Cinema, Vivo Film

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Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

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