HUNGER GAMES – LA BALLATA DELL’USIGNOLO E DEL SERPENTE
Un prequel come questo Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente può apparire per molti versi come un’operazione quasi fuori tempo massimo. Tuttavia, l’equilibrio narrativo e l’abilità dei due interpreti principali, uniti a un certo vigore nella regia di Francis Lawrence, salvano in buona parte l’operazione, configurandola come un’aggiunta nella saga magari non necessaria, ma nondimeno piacevole.
Il ribelle che divenne tiranno
Quella di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, annunciato prequel della saga young adult per eccellenza, potrebbe apparire quasi come un’operazione fuori tempo massimo. E per molti versi, di fatto, le cose stanno proprio così. A otto anni dall’ultimo film della saga (Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2, datato 2015) e a undici dal suo iniziatore, questo prequel sconta senz’altro un certo calo di interesse per certe tematiche, almeno laddove raccontate nella cornice, e con le modalità, di un prodotto mainstream. Nel frattempo, l’idea di partenza del franchise – che l’autrice della saga letteraria Suzanne Collins aveva mutuato dal cult movie Battle Royale di Kinji Fukasaku – è stata sviluppata in altre direzioni, e con ben altra cattiveria, dalla fortunata serie Netflix Squid Game: un ritorno alla declinazione più “soft” dell’idea di distopia che accomuna queste opere, quindi, appare forse azzardata, comunque segnata da un percorso in salita. Sull’universo degli Hunger Games, di fatto, è stato già detto molto, e forse parte dei suoi spettatori nel frattempo hanno fatto evolvere i loro gusti. Cosa ci si può aspettare quindi da un prequel come questo? Andiamo con ordine.
Il mentore e il tributo
Il plot del film, com’è noto, è incentrato sugli anni della formazione del villain principale della saga, il futuro dittatore di Panem Coriolanus Snow (qui interpretato, nella sua versione giovane, da Tom Blyth). Il diciottenne rampollo della nobile famiglia degli Snow – ora caduta in disgrazia – si appresta a fare da mentore a una concorrente della decima edizione dei Giochi: solo un’eventuale vittoria del suo “tributo” potrebbe consentire alla sua famiglia di recuperare il prestigio perduto. Coriolanus, tuttavia, è perplesso quando si rende conto che il tributo che gli è stato assegnato è la giovane artista di strada Lucy Gray Baird (che ha il volto della futura Biancaneve, Rachel Zegler), una ragazza del Distretto 12 che, anche a causa della sua indole ribelle e del suo carattere imprevedibile, sembra avere ben poche possibilità di spuntarla. Influenzato anche dal suo amico fraterno Sejanus, che odia gli Hunger Games e cerca in tutti i modi di fermarli, Coriolanus finisce tuttavia per prendere in simpatia la giovane, che ha già stupito il pubblico dei Giochi intonando una canzone durante la cerimonia della Mietitura. Tra i due nasce un sentimento che fa in modo che lo scopo principale di Coriolanus diventi la salvezza di Lucy Gray: ma non tutto andrà come i due giovani speravano.
Un “controcoming of age”
Se è vero che, come si diceva in apertura, il concept di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente appare già (prematuramente) invecchiato, è anche vero che un prequel come questo ha il pregio di rompere almeno parzialmente la formula di partenza della saga, togliendo all’idea dei Giochi la centralità che aveva negli episodi precedenti. Il film diretto da Francis Lawrence, regista dei film precedenti del franchise che riprende qui il suo posto dietro la macchina da presa, è innanzitutto un coming of age, che infine sfocia in un esito opposto a quello sperato: la nascita di un villain, insomma, che tuttavia – almeno per buona parte del racconto – segue le normali tappe del romanzo di formazione, pur declinate ovviamente in un contesto cupo come quello della saga. Anche qui, in fondo, l’operazione non è del tutto nuova: viene infatti in mente, come paragone immediato, la trilogia-prequel di Star Wars, con la trasformazione del giovane Anakin Skywalker nel malvagio Darth Vader, oppure, più recentemente, il disneyiano Crudelia, racconto della nascita di uno dei cattivi più famosi della Casa di Topolino. Nonostante queste evidenti filiazioni, tuttavia, il film di Lawrence riesce a giovarsi abbastanza efficacemente del nuovo sguardo sul personaggio di Coriolanus (anche in virtù dell’ottima prova di Blyth) e della descrizione di un mondo in cui l’istituzione dei Giochi è più giovane e instabile, “minacciata” (almeno apparentemente) dall’imprevisto amore tra i due giovani.
Una formula usurata ma ancora resistente
Diviso in tre capitoli, che scandiscono le tappe della trasformazione del protagonista (corrispondenti a quelle dell’ascesa, della caduta, e di una malvagia “resurrezione”), Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente mantiene l’afflato adolescenziale che aveva caratterizzato gran parte del franchise, aiutato in questo dalla descrizione di una love story che per fortuna non rischia mai di debordare fuori dai suoi confini. Lo spettatore sa ovviamente, in gran parte, cosa aspettarsi da questo prequel, ma l’attenta caratterizzazione dei due personaggi principali, e l’ottima gestione delle nuances da parte dell’interprete di Coriolanus, riescono a supplire all’inevitabile prevedibilità degli sviluppi: in questo, molto fa anche l’abilità canora di Zegler, le cui performance – utilizzate con generosità lungo l’intera durata del film – conferiscono alla storia quei tratti affabulatori e sognanti che contrastano piacevolmente col suo mood distopico. Una menzione va fatta anche ai due villain Peter Dinklage (che veste i panni dell’ambiguo creatore degli Hunger Games, Casca Highbottom) e soprattutto Viola Davis: il suo personaggio, anche per la sua evoluzione e il suo progressivo svelamento nel corso della trama, rivela un ruolo importante in quelli che saranno gli sviluppi non solo della figura del protagonista, ma di tutto l’universo della saga. L’efficacia della regia di Lawrence, e il buon equilibrio narrativo del tutto, fanno così in parte dimenticare il senso di deja vu che un prodotto del genere inevitabilmente trasmette, nonché l’usura di una formula che comunque non mancherà di soddisfare, anche a ormai più di un decennio di distanza, il suo nutrito zoccolo duro di fans.
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Scheda
Titolo originale: The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes
Regia: Francis Lawrence
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 157’
Genere: Drammatico, Fantascienza, Azione
Cast: Clemens Schick, Viola Davis, Peter Dinklage, Jason Schwartzman, Rachel Zegler, Athena Strates, Fionnula Flanagan, Hunter Schafer, Josh Andrés Rivera, Aaron Finn Schultz, Amélie Hoeferle, Anni Baumann, Ashley Liao, Ayomide Adegun, Dexter Sol Ansell, Emma Frieda Brüggler, Florian Burgkart, Joshua Kantara, Kaitlyn Akinpelumi, Max Raphael, Mekyas Mulugeta, Rosa Gotzler, Serena Oexle, Tom Blyth, Yalany Marschner
Sceneggiatura: Michael Lesslie, Michael Arndt
Fotografia: Jo Willems
Montaggio: Mark Yoshikawa
Musiche: James Newton Howard
Produttore: Nina Jacobson, Christoph Fisser, Brad Simpson, Henning Molfenter, Francis Lawrence, Charlie Woebcken
Casa di Produzione: Good Universe, Color Force, Lions Gate Films
Distribuzione: Notorious Pictures
Data di uscita: 15/11/2023