THANKSGIVING

THANKSGIVING

Sul fil rouge degli slasher anni ‘80, Eli Roth ci regala con Thanksgiving brividi, divertimento e adrenalina, e nello stesso tempo crea un boogey man come John Carver, ironica metafora della nostra società dei consumi.

Puritanesimo rosso sangue

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Il giorno del Ringraziamento in America è una vera e propria istituzione, a maggior ragione in un paese di provincia come Plymouth, Massachussets, sede della prima colonia puritana britannica e luogo di nascita della festività.
Ma che cosa succederebbe se oggi, proprio in tale ricorrenza, un misterioso individuo decidesse di fare a pezzi le sue vittime con indosso la maschera di John Carver, uno dei padri pellegrini organizzatori della spedizione della Mayflower?
La folle fantasia di Eli Roth concepisce un Boogey Man così sanguinario e iconoclasta già nel 2007, quale protagonista di uno dei famosi fake trailer che accompagnano Grindhouse, la double feature con la regia di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez.
Thanksgiving il trailer dura poco più di due minuti, ma gioca tutto sul contrasto tra l’idilliaco paesino di provincia durante i festeggiamenti di un giorno edificante come quello del Ringraziamento e il verificarsi di omicidi paradossali e violenti.
Insieme a Machete (poi trasformato in film da Rodriguez nel 2010) è uno di quelli che esalta maggiormente gli spettatori amanti del pulp, al punto da acclamare a gran voce la realizzazione di un lungometraggio.
Se pur a distanza di diversi anni, Eli Roth decide di accontentare i suoi fan, anche se la sensazione che si ricava, durante la visione del film, è che il primo a essersi divertito sia proprio lui.
Thanksgiving incarna infatti tutti i topoi dello slasher: il feroce killer mascherato che con una o più armi da taglio dà la caccia a un gruppo di adolescenti, in un luogo delimitato, in questo caso un bigotto paesino di provincia. Roth ricalca esattamente i delitti surreali e sopra le righe inscenati nel trailer del 2007 e anche le scene più gore e violente sono girate con lo spirito ingenuo e insieme beffardo di certi B-Movie da Grindhouse.
Tutto ha inizio il giorno del Ringraziamento, in questo caso coincidente con il Black Friday. All’ingresso di un centro commerciale RightMart (chiara citazione del colosso multinazionale statunitense) una massa inferocita di cittadini si contende l’acquisto di una partita limitata di un prodotto in saldo. La violenta rissa sfocia in tragedia, e da quel giorno Plymouth diventa teatro degli omicidi di un misterioso killer mascherato da John Carver.

Da Dario Argento ai Looney Tunes

Thanksgiving, Nell Verlaque in una sequenza del film
Thanksgiving, Nell Verlaque in una sequenza del film

A indagare sui fatti di sangue il classico sceriffo di provincia, il ruvido e sempre belloccio Patrick Dempsey di Grey’s Anatomy, attorniato da un gruppo di ragazzi più o meno spavaldi tra cui la starlette internettiana statunitense Addison Rae e la cantante e attrice Nell Verlaque che, nei panni della Final Girl acqua e sapone, ce la mette davvero tutta. Nel cast anche Rick Hoffman, caratterista già comparso in Hostel, qui nel ruolo del padre della protagonista proprietario del centro commerciale, e pure Gina Gershon: dopo il Killer Joe di Friedkin, quando si ha a che fare con polli e tacchini non può mancare.
La pellicola di Eli Roth si sviluppa su due piani.
La prima dimensione, la più immediata, è quella dello slasher: Thanksgiving è una ridda di trovate sanguinarie, splatter e gore, che potrebbero impressionare gli stomaci più deboli nel senso letterale del termine.
Il regista del Massachussets (non a caso!) omaggia infatti i suoi autori di culto, a partire dal Tobe Hooper di Non aprite quella porta, che cita nei contenuti e nella brutalità, ma anche Ruggero “Monsieur Cannibal” Deodato, oltre al Dario nazionale, in un omicidio che rimanda a Profondo rosso, e tutto il cinema slasher da La casa di Raimi ai vari Venerdì 13.
Le morti di Thanksgiving sono macabre, ma insieme grottesche.
Alla crudeltà dell’horror più sanguigno uniscono la comicità surreale del Coyote dei Looney Tunes: corpi smembrati, carni dissezionate, sangue che schizza a profusione, in una dissacrante e grottesca rappresentazione di un banchetto che si muove tra il sacro e il profano.
Ed è qui che si scorge in trasparenza l’altra dimensione del cinema di Eli Roth, lo spirito irriverente e sarcastico di un regista che non sempre è stato compreso come dovrebbe.
Il suo Hostel è stato definito l’iniziatore del genere torture porn ma è anche una satira del turismo sessuale praticato nei paesi dell’Est da parte di ricchi americani; Green Inferno, oltre a essere ispirato al deodatiano Cannibal Holocaust, critica l’ipocrisia di quegli attivisti no global che fanno i buonisti sulla carta, ma sono pronti ad abbandonare il prossimo in difficoltà per salvare la pelle.
Thanksgiving è invece una parodia grandguignolesca della nostra società.
Il tacchino, un tempo sacro simbolo di gratitudine nei confronti del raccolto, diventa un’icona dell’abbondanza che sfocia nel consumismo.

Tutti pazzi per i Waffel

Thanksgiving, una sequenza del film
Thanksgiving, una sequenza del film

Oggi viviamo in un mondo in cui abbiamo tutto, ma continuiamo a bramare cose sempre nuove e differenti, in una sorta di bulimia non solo alimentare e materiale, ma anche di informazioni. La dipendenza dal consumo, così come quella dai social, è diventata un fenomeno dilagante, e tutto dev’essere visto, filmato, trasmesso, “likato” per poi perdere immediatamente di interesse.
I social hanno un ruolo determinante all’interno della pellicola, oltre a essere l’unico elemento di novità rispetto al trailer girato nel 2007: da allora alcuni aspetti della società sono cambiati in peggio e Eli Roth li denuncia con sarcasmo.
In Thanksgiving il rituale del Giorno del Ringraziamento si trasforma in un atto cannibalico, un’orgia sfrenata in cui “all will be carved”. Tutti verranno affettati e farciti proprio per mano di John Carver, il boogey man della società dell’abbondanza, e tutto accadrà dinanzi allo sguardo voyeurisico dei suoi follower.
Thanksgiving a tratti riesce davvero a far paura, e sul fil rouge degli slasher anni 80 regala nel contempo brividi, divertimento e adrenalina, oltre a farsi ironica metafora di un disagio che ci accompagna, il lato oscuro della società attuale. E tutto ciò con lo spirito giocoso – ma non superficiale – che caratterizza un certo tipo di horror dell’epoca, lontano dallo stile didascalico di alcune produzioni odierne.
Nonostante le situazioni raccapriccianti e bizzarre presenti nella pellicola, la scena più potente del film è quella della rissa al centro commerciale, ovviamente immortalata su TikTok. La massa di gente che si avventa contro le porte del supermercato, pronta a uccidere per ottenere una piastra in saldo per cucinare i Waffel, richiama il regista più politico del genere: George Romero.
Ma l’aspetto più inquietante è che oggi non c’è nemmeno bisogno di truccarsi da zombie, perché quegli zombie dietro al vetro siamo noi.

Locandina

Thanksgiving, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Thanksgiving
Regia: Eli Roth
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 107’
Genere: Horror, Thriller
Cast: Gina Gershon, Alexander Elliot, Chris Sandiford, Patrick Dempsey, Adam MacDonald, Addison Rae, Derek McGrath, Jalen Thomas Brooks, Jeff Teravainen, Jenna Warren, Karen Cliche, Lynne Griffin, Mika Amonsen, Milo Manheim, Nell Verlaque, Rick Hoffman, Shailyn Griffin, Tim Dillon, Tomaso Sanelli, Ty Olsson
Sceneggiatura: Jeff Rendell
Fotografia: Milan Chadima
Montaggio: Michel Aller, Michele Conroy
Musiche: Brandon Roberts
Produttore: Roger Birnbaum, Eli Roth, Jeff Rendell
Casa di Produzione: Ethereal Visage Productions, Cream Productions, TriStar Pictures, Spyglass Media Group
Distribuzione: Eagle Pictures

Data di uscita: 16/11/2023

Trailer

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Scrittrice, cinefila, bibliofila. Sono laureata in psicologia delle comunicazioni di massa e autrice della Trilogia dei Colori (Tutto quel nero, Tutto quel rosso, Tutto quel blu, 2011-2014) edita dal Giallo Mondadori, a cui è seguito Tutto quel buio (Elliot, 2018); nei quattro romanzi della serie la giovane cinefila Susanna Marino va alla ricerca di misteriosi film realmente scomparsi. Ho inoltre tradotto diversi autori noir tra cui Jeffery Deaver e la saga di Dexter, da cui è stata tratta la serie tv omonima, e nel 1999 ho ricevuto il premio "Adelio Ferrero" per la Critica Cinematografica. Colleziono compulsivamente dvd, libri introvabili e locandine di cinema.

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