ALIENWEEN

ALIENWEEN

Dopo i due precedenti lungometraggi, Federico Sfascia dirige con Alienween un nuovo pastiche visionario e pop, dalla struttura in parte più classica rispetto ai suoi predecessori, ma sempre all'insegna della cinefilia onnivora e del gusto della contaminazione.

Alienanti contaminazioni

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Siamo alla vigilia della notte di Halloween: Ernesto e tre suoi amici decidono di organizzare un festino a base di alcol e droga in una casa isolata, con la gradita presenza di un pugno di prostitute. Nel frattempo, la fidanzata di Ernesto, quella di uno dei suoi amici, e il fratello gay della seconda, si mettono sulle tracce dei ragazzi, mossi dai sospetti delle due ragazze. I due gruppi si ritroveranno imprevedibilmente nella stessa casa, costretti a mettere da parte tensioni e inimicizie per fronteggiare una letale invasione aliena.

Tra i nomi che si agitano nel panorama del nuovo cinema indipendente italiano, quello di Federico Sfascia è sicuramente uno dei più interessanti. Regista dalla formazione eclettica, ma legato a doppio filo a quel cinema di genere anni ‘80 che continua a proiettare la sua ombra (all’insegna della nostalgia) sulla generazione di spettatori tra i 30 e i 40 anni, Sfascia aveva già dato prova delle sue capacità nei precedenti Beauty Full Beast e I rec u. Ora, rispetto alla struttura anarcoide e ultracontaminata che aveva caratterizzato questi ultimi, il regista sembra aver voluto mettere un argine alla sua naturale tendenza allo sconfinamento, al gioco ammiccante e citazionista, riconducendo la materia trattata a una struttura (nei limiti) più “classica”. Questo Alienween è infatti, in estrema sintesi, la storia di un’invasione aliena e di un gruppo di giovani che si ritrovano a fronteggiarla: le sottotrame e gli infiniti finali di I rec u (così come la sua insolita durata – almeno per le dimensioni del progetto) sembrano per ora archiviati.

Eppure, in Alienween Sfascia ha in realtà solo canalizzato la sua debordante immaginazione, la sua attitudine a rimasticare generi e atmosfere, in una direzione più precisa, e individuabile. Il film presenta infatti un plot semplice, per molti versi persino scarno; ma non lesina certo in invenzioni visive, deragliamenti pop, anarchiche contaminazioni e giustapposizioni di atmosfere. Ci sono di nuovo, in quest’opera, i manga e il cinema di Tsui Hark, la Hong Kong anni ‘80 e John Carpenter, Spielberg e lo Shinya Tsukamoto di Tetsuo. Influenze tanto variegate (e spesso tendenti naturalmente a collidere tra loro) che il regista tiene in equilibrio grazie a una scrittura attenta e sempre capace di mantenere il plot nei suoi binari: una scrittura in grado di aggiungere al mix, inoltre, un’inedita ed efficace componente melodrammatica. Così, i personaggi di Sfascia emergono dalla dimensione caricaturale a cui certa interpretazione del “genere” vorrebbe ridurli, facendosi emblemi di un’umanità capace di ritrovarsi (e farsi carico delle proprie peculiarità e debolezze) contro una minaccia comune.

Il cinema del regista italiano si conferma in Alienween come un pastiche visionario e pop, sfrontato, provocatorio ma mai innocuo giocattolone. Anche qui si respira passione cinefila e un amore sconfinato per la Settima Arte, da spettatore prima ancora che da autore; una passione mostrata dalla capacità del regista di rimasticare e mettere insieme, in un contenitore coloratissimo e debordante, influenze diverse e variegate. Sfascia dimostra di conoscere bene la materia e il mestiere, di aver appreso la lezione dei maestri senza copiarne pedissequamente l’attitudine, riuscendo – nel suo impeto anarchico e nella sua dissacrante tendenza alla contaminazione – a mantenere una quasi miracolosa coerenza. Ciò si traduce in una scrittura più compatta e coerente che in passato, che riesce persino a risultare credibile laddove si colora di melò: un melò che emerge da una love story originale e incredibilmente toccante, che fa assumere al film, sotto la rutilante e divertita patina di genere, un’inaspettata vena malinconica. Segno evidente, questo, della presenza di un narratore vero, capace di divertirsi con la macchina da presa ma anche di utilizzare e sfruttare al meglio i meccanismi (e le modalità di coinvolgimento) del racconto cinematografico.

Il limite principale che possiamo trovare ad Alienween sta nella sua sostanziale, mai nascosta, natura di divertissement cinefilo, che pur laddove acquisisce spessore e consistenza nella descrizione dei personaggi, non fa mistero di un’esilità in fondo dichiarata. Quella di Federico Sfascia è probabilmente una ricerca tuttora in corso di un equilibrio tra impeto visionario e narrazione armonica e coerente. Una ricerca ancora tutta da seguire.

Scheda

Titolo originale: Alienween
Regia: Federico Sfascia
Paese/anno: Italia / 2016
Durata: 90’
Genere: Horror, Commedia, Fantascienza
Cast: Guglielmo Favilla, Federica Bertolani, Alessandro Mignacca, Alex Lucchesi, Cecilia Casini, Francesca Detti, Giulia Zeetti, Matteo Cantù, Mattia Settembrini, Milena Garreffa, Mirko Peruzzi, Raffaele Ottolenghi
Sceneggiatura: Federico Sfascia
Fotografia: Frank Pazuzu
Montaggio: Federico Sfascia
Musiche: Alberto Masoni
Produttore: Alex Visani, Federico Sfascia, Flavio Giolitti, Alessandro Mignacca, Alessandro Aquilani
Casa di Produzione: Empire Video, Fantasma Film, Galaxian Arts Explosion

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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