IL SERPENTE ALL’OMBRA DELL’AQUILA

IL SERPENTE ALL’OMBRA DELL’AQUILA

Diretto da un allora esordiente Yuen Woo-ping, contemporaneo all’altrettanto fortunato Drunken Master, Il serpente all’ombra dell’aquila avrebbe rivelato al mondo le doti fisiche e attoriali di Jackie Chan, unione di una fisicità debordante e anarchica con un’allora inedita maschera da commedia dell’arte.

Di serpenti, aquile e burlesche vendette

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Nel 1978, anno di uscita nelle sale hongongkesi di questo Il serpente all’ombra dell’aquila, Jackie Chan era poco più che un giovane, promettente artista marziale prestato allo schermo. Due anni prima, il regista Lo Wei aveva provato a lanciarlo come “il nuovo Bruce Lee” con New Fist of Fury, sequel del Fist of Fury originale (in italiano Dalla Cina con furore) da lui diretto nel 1972; un tentativo che, malgrado il successo del film, non utilizzava appieno quelle che si sarebbero rivelate le qualità principali di Chan. Oltretutto, alla fine degli anni ‘70 tutto il genere del kung fu movie era in crisi, bisognoso di una ventata di rinnovamento, e l’esperimento del 1975 di Spiritual Boxer di Liu Chia-Liang, che contaminava il genere con la commedia, resterà episodio tutt’altro che isolato. Sarebbe stato solo con questo film, tuttavia, contemporaneo al molto simile Drunken Master (stesso anno, stesso regista e stessi protagonisti) che il genere della kung fu comedy si sarebbe affermato definitivamente; genere che, nella fattispecie, sfruttava una fisicità debordante e anarchica, unita a un volto da commedia dell’arte, come quella di Chan. Da allora, per l’attore di Hong Kong, la strada sarebbe stata spianata.

È basilare, per non dire pretestuosa, la trama de Il serpente all’ombra dell’aquila, che inizia con un incipit drammatico (lo scontro tra due maestri di arti marziali) per poi presentarci quelli che saranno i due protagonisti della storia: il giovane Chien Fu, orfano cresciuto all’interno di una delle tante scuole di arti marziali della città, costantemente bullizzato e costretto a fare da punching ball per allievi ben poco dotati, e il vecchio Pai Chang-Tien, vagabondo e mendicante che è in realtà un dotatissimo maestro di arti marziali. Quando Chang-Tien, dopo essere stato salvato dal giovane da un linciaggio, assiste all’ennesima angheria subita da Chien Fu, decide di sdebitarsi e insegnargli il kung fu. In breve, il ragazzo diventerà una forza della natura, ereditando lo “stile del serpente” del suo maestro; ma questi, ultimo sopravvissuto della sua scuola originaria, è braccato dal rivale del clan dell’”artiglio dell’aquila”, che vuole una volta per tutte ribadire la superiorità della sua scuola su tutte le altre.

Il serpente all’ombra dell’aquila, esordio dietro alla macchina da presa di Yuen Woo-ping (due decenni dopo coreografo per Matrix e La tigre e il dragone) segue tutte le tappe del classico kung fu movie, dall’umiliazione del giovane inesperto di arti marziali all’addestramento massacrante di quest’ultimo, fino alla presa di possesso della tecnica e alla difesa finale del maestro. Tuttavia, il film contamina il genere con generose dosi di commedia, che guarda continuamente allo slapstick occidentale e al cartoon, e dissacra la solennità dei vecchi film di arti marziali buttando in burla gran parte dei confronti tra combattenti; ne è un esempio l’iniziale inseguimento degli albergatori nei confronti di Pai Chang-tien, che li ridicolizza usando solo un vassoio e due bacchette. Più in generale, tutto il cast si adegua a quella voglia di scherzare sul genere (dal suo interno) che solo qualche anno più tardi diventerà componente fissa di quasi tutti i film di Hong Kong.

E poi c’è ovviamente Jackie Chan, in questo film al culmine della sua forma, che compie gesti funambolici semplicemente incredibili, riuscendo a non far staccare l’attenzione dello spettatore dal suo corpo in continuo, perenne, ipnotico movimento. Yuen Woo-ping, quando l’attore è in scena, non deve far altro che lasciare che la sua fisicità faccia il suo lavoro, unita a quella altrettanto “pesante” degli altri interpreti (da segnalare il vecchio Yuen Siu Tien, attore storico e padre del regista, che sarebbe morto di lì a due anni), per numeri coreografici in cui le normali dinamiche di un combattimento lasciano spazio alle fantasiose evoluzioni fisiche degli attori; evoluzioni in cui la gravità viene sì sfidata, ma mantenendo sempre alla base di tutto una fisicità (ribadita anche nei suoni esagerati dei colpi) che non viene mai messa in discussione. E poi, c’è tutto il campionario del cinema di Hong Kong di allora, dalle musiche rubate (da Jean Michel Jarre a sprazzi delle colonne sonore dei film di James Bond) al finale catartico – nonostante tutto – con tanto di punizione del cattivo.

Jackie Chan avrebbe acquisito una fama internazionale ancora maggiore nel corso del decennio successivo, quando interpretò una lunga serie di kung fu comedy insieme ai compari Sammo Hung e Yuen Biao; ma nella sua filmografia questo Il serpente all’ombra dell’aquila – insieme al già citato Drunken Master – occupa sicuramente un posto fondamentale, principalmente per aver rivelato al pubblico, per la prima volta, tutto il suo potenziale fisico e attoriale. Un potenziale di cui Hollywood (incredibilmente) si sarebbe accorta solo due decenni dopo, e che non sempre sarebbe riuscita a sfruttare al meglio.

Il serpente all'ombra dell'aquila poster locandina

Scheda

Titolo originale: Se ying diu sau
Regia: Yuen Woo-Ping
Paese/anno: Hong Kong / 1978
Durata: 97’
Genere: Commedia, Azione
Cast: Jackie Chan, Chan Lung, Chen Tien Lung, Chen Yao Lin, Cheung Kam, Chien Hsia, Chiu Chi Ling, Dean Shek, Fung Hark-On, Hsu Hsia, Hwang Jang-Lee, Jack Long, Roy Horan, Yam Gam, Yuen Siu-Tin
Sceneggiatura: Ng See-Yuen, Tsai Chi-Kuang
Fotografia: Raymond Chang
Montaggio: Poon Hung
Musiche: Chou Fu-Liang
Produttore: Ng See-Yuen
Casa di Produzione: Seasonal Film Corporation

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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