CELL

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Con Cell, Stephen King torna dopo oltre vent'anni ad adattare direttamente un suo romanzo: per farlo, si affida alla regia di Tod Williams, ottenendone tuttavia un pasticcio gravato in primis da una scrittura deficitaria, oltre che da una messa in scena rozza e confusa.

Squilli apocalittici

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Appena arrivato all’aeroporto di Boston, di ritorno da un viaggio di lavoro, il disegnatore di fumetti Clay Riddell contatta telefonicamente la sua famiglia. L’uomo ha da poco rotto con sua moglie Sharon, ma è ora determinato a riallacciare i contatti con lei e col figlio Johnny. Poco dopo la fine della telefonata, Clay è testimone di un improvvisa esplosione di follia tra i presenti all’aeroporto: una serie di atti di violenza, apparentemente immotivati, gettano in breve tempo la struttura nel caos. Nel giro di poco, Clay si rende conto che è l’uso dei cellulari a causare l’epidemia di violenza omicida; sfuggendo alla furia dei contagiati, l’uomo si rifugia nella stazione della metropolitana, dove incontra il macchinista Tom. Dopo aver appreso che la crisi ha dimensioni planetarie, i due riescono ad attraversare la città fino a casa di Clay, dove incontrano la giovane Alice, vicina di casa dell’uomo. Clay, insieme ai suoi nuovi compagni, decide allora di mettersi in viaggio verso la casa in cui trovano alloggio Sharon e Johnny, nella speranza che i due siano riusciti a sopravvivere alla crisi.

Era ormai da oltre un ventennio che Stephen King, autore dal rapporto prolifico quanto tormentato con la Settima Arte, non firmava una sceneggiatura per il grande schermo: precisamente, il suo ultimo lavoro cinematografico prima di questo Cell risale al 1992, anno in cui scrisse il copione del poco entusiasmante I sonnambuli, diretto da Mick Garris. Da allora, l’attività del King sceneggiatore si è concentrata esclusivamente sul piccolo schermo, con conseguimenti non dissimili (nella loro modestia) a quelli che lo scrittore aveva già fatto registrare al cinema: vanno segnalate le imbarazzanti miniserie L’ombra dello scorpione e Stephen King’s The Shining (quest’ultima pensata come risposta al presunto “tradimento” di Stanley Kubrick ai danni del suo romanzo del 1978), anch’esse dirette da Garris; nonché un recente episodio del serial Under the Dome, tratto da un acclamato romanzo dello scrittore.

Nonostante i modesti conseguimenti ottenuti in passato, King torna ora con Cell ad adattare direttamente una sua storia; lo fa rilevando un progetto dalla genesi lunga e travagliata (i diritti del romanzo furono acquistati nel 2007, un anno dopo la sua uscita) che ha già visto l’abbandono, per contrasti con la produzione, del primo regista designato Eli Roth. Passato nelle mani di Tod Williams (già regista dell’horror Paranormal Activity 2) il film segue nelle sue linee principali l’intreccio del romanzo, che narra l’odissea di un uomo alla ricerca della sua famiglia, in un mondo devastato da un apocalittico virus. Se, come nel romanzo originale, il vettore del contagio (i telefoni cellulari) diviene occasione per la prevedibile critica all’abuso della tecnologia, il film aggiunge qui un elemento sovrannaturale, incarnato da un’entità da incubo che sembra essere l’autentica “mente” dell’epidemia. Viene modificato, inoltre, il criticato finale del romanzo, nel segno di una risoluzione comunque altrettanto ambigua.

Per quegli spettatori che si accostassero “vergini” a Cell, senza sapere nulla del suo tema, la sequenza iniziale rappresenta un momento cinematografico di discreto impatto: l’improvvisa, non annunciata esplosione di violenza che getta l’aeroporto nel caos scuote il film, precipitando immediatamente lo spettatore nel vivo dell’azione. Le location, nonostante il loro uso non ottimale da parte del regista, rappresentano un elemento di una certa suggestione, a fare da teatro a un viaggio del protagonista che vorrebbe colorarsi dei toni della narrazione epica e del ritorno a casa. Gli appassionati dello zombie movie (filone ormai appartenente al mainstream) troveranno immediatamente coordinate familiari, e fonte di attrattiva, in un prodotto che, pur teoricamente non attinente al genere, ne rispetta in gran parte canoni e regole.

Al netto della sua travagliatissima genesi, Cell è comunque nel complesso un prodotto fallimentare, incapace di sfruttare le suggestioni del suo soggetto e funestato da evidentissimi difetti narrativi e di regia. La scarsa dimestichezza del regista con le sequenze d’azione è palese nella confusione che caratterizza queste ultime (ivi compreso l’incipit nell’aeroporto); le cose non vanno meglio nei momenti in cui l’azione lascia il passo ai dialoghi e alla descrizione del viaggio del protagonista, caratterizzati da un’inusitata fretta e da un montaggio incomprensibilmente serrato. Il film sembra costantemente mostrare un senso di frenesia nella progressione narrativa, impedendo alla storia di respirare e di prendersi il suo tempo per coinvolgere lo spettatore. La sceneggiatura, scritta da King insieme ad Adam Alleca, non consente minimamente di empatizzare con personaggi che, quando non escono rapidamente di scena, restano rozzamente delineati (a cominciare dal partner del protagonista, interpretato da Samuel L. Jackson).

Lo stesso viaggio, alla ricerca della sua famiglia, di un John Cusack più che mai legnoso, non riesce mai a suscitare il coinvolgimento emotivo che ci si aspetterebbe. Tra parentesi oniriche confuse e pacchiane, una mal integrata componente sovrannaturale, sequenze corali involontariamente grottesche (tutta la parentesi all’interno del bar) Cell si muove stancamente verso un finale loffio e incomprensibile: risultato, quest’ultimo, di una riscrittura da parte dello stesso King che voleva forse accentuare l’ambiguità della conclusione del romanzo, ma riesce invero soltanto a perderne in suggestione.

Cell (2016) poster locandina

Scheda

Titolo originale: Cell
Regia: Tod Williams
Paese/anno: Stati Uniti / 2016
Durata: 98’
Genere: Horror, Fantascienza, Azione
Cast: Samuel L. Jackson, E. Roger Mitchell, Mark Ashworth, Owen Teague, Alex ter Avest, Anthony Reynolds, Clark Sarullo, Erin Elizabeth Burns, Ethan Andrew Casto, Frederick C. Johnson Jr., Gaby Leyner, Isabelle Fuhrman, Jeff Hallman, John Cusack, Joshua Mikel, Michael Beasley, Rey Hernandez, Stacy Keach, Tom Key, Wilbur Fitzgerald
Sceneggiatura: Stephen King, Adam Alleca
Fotografia: Michael Simmonds
Montaggio: Jacob Craycroft
Musiche: Marcelo Zarvos
Produttore: Vagram Shalvardzhyan, Michael Benaroya, Saleh Soulat, Ben Insler, Brian Witten, Shara Kay, James Lejsek, Mark Leyner, Norvan Mardirosian, Richard Saperstein
Casa di Produzione: 120dB Films, Cargo Entertainment, International Film Trust (IFT), The Genre Co., Benaroya Pictures
Distribuzione: Notorious Pictures

Data di uscita: 13/07/2016

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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