ROGUE ONE: A STAR WARS STORY

ROGUE ONE: A STAR WARS STORY

Primo spin-off previsto ad accompagnare la nuova trilogia di Star Wars, Rogue One: A Star Wars Story è un intelligente film d’azione, in cui Gareth Edwards introduce la cifra del realismo in una saga che finora aveva vissuto dei colori della fiaba.

Quando il Mito si colora di realismo

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Anni dopo la sconfitta della Repubblica, lo scienziato Galen Erso, da tempo ritiratosi a vita privata, viene costretto da agenti imperiali a costruire una nuova, devastante arma. Prima di essere catturato, l’uomo riesce a mettere in salvo sua figlia, la piccola Jyn, che viene allevata dal ribelle Saw Gerrera, amico di Galen. Anni dopo, il pilota imperiale Bodhi Rook diserta e chiede udienza a Gerrrera, divenuto un temuto terrorista, indipendente dalle forze della ribellione. Il pilota sostiene di essere stato inviato da Galen Erso con importanti informazioni sulla nuova arma, la Morte Nera: lo scienziato avrebbe volontariamente inserito nell’arma un punto debole, una falla di sicurezza che ne permetterebbe la totale distruzione. Le spie della ribellione, venute a sapere della diserzione, decidono di entrare in contatto con la figlia di Erso, Jyn, sperando di arrivare a Gerrera e alle informazioni in possesso del pilota disertore.

Il fuoco mai spento della passione per Guerre stellari, reso di nuovo incandescente dall’apprezzato e discusso Star Wars: Il risveglio della forza (risalente a un anno fa) viene ora tenuto vivo da questo Rogue One: A Star Wars Story, primo tassello di una trilogia di spin-off ambientati nell’universo della saga creata da George Lucas. Un tassello, quello del film di Gareth Edwards, di un universo che si vuole mai abbastanza esplorato, che la Lucasfilm/Disney ha evidentemente reputato ancora – a ragione – produttivo di suggestioni anche per i fans più esperti. Così, Rogue One: A Star Wars Story fa tre passi e mezzo indietro, rispetto al sequel di J.J. Abrams, andando a porsi cronologicamente prima del film del 1977, precedentemente alla missione di Luke Skywalker e Han Solo contro la Morte Nera.

L’aggancio scelto dalla sceneggiatura di Chris Weitz e Tony Gilroy è molto semplice (il furto dei piani per la costruzione della nuova arma, origine della vicenda del Guerre stellari originale), e dà la possibilità al film di inserirsi in modo saldo e funzionale nella continuity della saga, restando al contempo smarcato da un legame troppo stretto coi suoi personaggi. Al di là della prevedibile presenza di Darth Vader, dello spietato Wilhuff Tarkin col volto di un Peter Cushing ricreato digitalmente, e di un altro paio di sorprese che – seppur largamente anticipate dai rumors precedenti all’uscita – evitiamo di rivelare, la sceneggiatura del film di Edwards è incentrata su un nuovo gruppo di eroi; personaggi indipendenti tanto dalla mitologia della trilogia storica, quanto ovviamente dalle sue successive estensioni. Eroi che – caratteristica ormai rara in un contesto di saghe e continuity spinta – avranno forzatamente a disposizione solo un film per farsi apprezzare.

In un universo in cui già si respira l’atmosfera, a metà tra l’immaginario sci-fi e quello fantasy, in cui Lucas introdusse lo spettatore nel film del 1977, la sceneggiatura va ad esplorare più da vicino le dinamiche interne all’universo della ribellione, gettando una luce di maggior realismo su quello che finora era stato presentato come un mondo di eroi senza macchia. Le scelte hanno un prezzo, possono distruggere vite e affetti (come sa la Jyn interpretata da Felicity Jones), portare ad azioni eticamente discutibili, o generare schegge impazzite e fuori controllo (l’estremista ex militare col volto di Forest Whitaker). Così, l’avventura si colora di tonalità plumbee, si immerge in una cupezza non ancora rischiarata dalla presenza organica della Forza (qui appannaggio esclusivo della coppia formata da Donnie Yen e Jiang Wen), aspirando a un afflato tragico che vuole vivere al di là, e al di fuori, dell’ovvio legame affettivo dei fans con luoghi e motivi portanti della saga.

Gareth Edwards, così, evita di adagiarsi su una carica affettiva di cui resta comunque consapevole – quella che spinge gli appassionati, a oltre un quarantennio di distanza, a tornare periodicamente “in una galassia lontana lontana” –, cercando di costruire un film che funzioni innanzitutto come entità a se stante. L’operazione, al di là di alcune imperfezioni (che esamineremo più avanti) può dirsi senz’altro riuscita. Rogue One: A Star Wars Story, in tutta la sua prima parte, integra le basi di un universo fiabesco come quello creato da Lucas con un’inedita carica di realismo. La sceneggiatura presenta una coppia di eroi dal buon carisma e dal notevole affiatamento (ben interpretati da Diego Luna e Felicity Jones) ma è soprattutto nel (melo)dramma familiare della giovane donna, nelle scelte di vita che si ripercuotono sugli affetti, nel volto tormentato (e scisso) dello scienziato interpretato da Mads Mikkelsen, che il plot acquista consistenza e autonoma forza attrattiva. Tutta la prima frazione del film può contare anche sul potenziale di un personaggio come il problematico Saw Gerrera interpretato da Forest Whitaker: volto e figura che occhieggia le fattezze del Lato Oscuro pur proponendosi come suo, teorico, oppositore.

Gli eventi della trilogia storica, e in particolare quelli del Guerre stellari del 1977, sono suggeriti, richiamati sottotraccia quale promessa e auspicio, senza che mai il legame divenga facile scorciatoia emotiva per generare coinvolgimento. Il film gode anzi di un’epica che, pur andando ad inserirsi agevolmente nell’universo del franchise, vive e respira efficacemente nelle sue due ore e un quarto di durata, utilizzando i richiami nostalgici (pur presenti) come elementi accessori, non narrativamente fondamentali. Anche la scelta di fare del droide K-2SO una figura completamente nuova, non sovrapponibile ai vecchi R2-D2 e C3-PO, testimonia di questo sforzo. La fisicità delle sequenze d’azione, sganciata dall’invadente uso del digitale che aveva caratterizzato la seconda trilogia, unita allo sforzo di mantenere in esse una sostanziale credibilità – specie nel lungo scontro finale – conferma la scelta da parte di Edwards di seguire una sua personale via, pur rispettosa del canone, all’universo di Guerre stellari.

È tuttavia da dire che la carica dark e melodrammatica, presente in tutta la prima parte di Rogue One: A Star Wars Story, si stempera in modo un po’ troppo evidente, e marcato, in una seconda frazione in cui prevale invece l’azione. Uno stacco di atmosfere che si avverte in modo abbastanza palese, risultato forse dei discussi – ma non ancora chiariti – interventi di reshoot ad opera di Tony Gilroy. Spiace, in particolare, che un personaggio come il Saw Gerrera interpretato da Whitaker non abbia trovato un adeguato approfondimento, date le sue notevoli potenzialità (anche nell’ottica della mitologia più generale della saga). Anche la coppia di guerrieri interpretati da Donnie Yen e Jiang Wen, molto efficaci nei momenti in cui sono in scena, avrebbero probabilmente meritato uno spazio maggiore; mentre i continui richiami verbali alla Forza, presenti anche in momenti privi di adeguata contestualizzazione (le scene ambientate nel quartier generale della ribellione) appaiono elemento poco credibile, vista la collocazione cronologica del plot. Si può inoltre sottolineare come le figure dei nuovi eroi, pur efficaci come protagonisti di un episodio stand alone, non posseggano ovviamente il potenziale, né la carica iconica, dei protagonisti storici della saga: una considerazione ovvia, che impatta la stessa natura del (bel) film di Edwards, quella di spin-off che vive anche, inevitabilmente, all’ombra del mito.

Scheda

Titolo originale: Rogue One: A Star Wars Story
Regia: Gareth Edwards
Paese/anno: Stati Uniti / 2016
Durata: 133’
Genere: Avventura, Fantascienza, Azione
Cast: Alan Tudyk, Diego Luna, Forest Whitaker, Mads Mikkelsen, Felicity Jones, Ben Mendelsohn, Donnie Yen, Riz Ahmed, Beau Gadsdon, Dolly Gadsdon, Jiang Wen
Sceneggiatura: Chris Weitz, Tony Gilroy
Fotografia: Greig Fraser
Montaggio: Jabez Olssen, John Gilroy, Colin Goudie
Musiche: Michael Giacchino
Produttore: Allison Shearmur, Kathleen Kennedy, Simon Emanuel
Casa di Produzione: Lucasfilm
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

Data di uscita: 15/12/2016

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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