LA LLORONA – LE LACRIME DEL MALE

LA LLORONA – LE LACRIME DEL MALE

L'esordiente Michael Chaves tratta con La Llorona - Le lacrime del male una figura orrorifica affascinante, finora poco esplorata dal cinema nordamericano ed europeo: ma il risultato, malgrado la buona dose di spaventi offerti, è narrativamente debole.

La Llorona vien di notte...

Pubblicità

È una figura affascinante, oscura quanto poco trattata dal cinema in lingua inglese, quella della Llorona: creatura dolente e vendicativa, che secondo la leggenda uccise i suoi figli annegandoli nel fiume per vendicarsi del tradimento di suo marito, lo spettro femminile è un personaggio del folclore presente a macchia d’olio in tutti i paesi dell’America Latina. Una figura ancestrale, da tempo assurta ad archetipo per la cultura locale, con radici antichissime (addirittura precolombiane), che il cinema ha ritratto soprattutto in produzioni provenienti da quelle latitudini: tra queste, vanno segnalati almeno il film del 1933 intitolato La Llorona, diretto da Fernando de Fuentes, la produzione del 1961 dal titolo La maldición de la Llorona, per la regia da Rafael Baledón e il film animato del 2011 La leyenda de la Llorona, diretto da Alberto Rodríguez. Alla mancanza di un’incarnazione cinematografica specificamente dedicata, nel magmatico panorama dell’horror statunitense, ha cercato di supplire il produttore James Wan con questo La Llorona – Le lacrime del male, che si inserisce nello stesso universo dei due The Conjuring e del successivo spin-off Annabelle (con relativo prequel). Un’opera che vede l’esordio nella regia di un lungometraggio di Michael Chaves, già apprezzato regista di corti, e designato per dirigere l’imminente The Conjuring 3.

Fa ben sperare, il prologo del film di Chaves, che col suo costruito e – a suo modo – inquietante clima solare, sembra preparare gli eventi che verranno: un ricercato quadretto familiare in un ambiente rurale, la fotografia sovraesposta a trasfigurare gli ambienti, un gioco infantile presto tramutatosi in orrore. Il clima che si respira qui sembra rimandare (con un’associazione mentale inconscia, ma inevitabile) a un cult moderno come The Orphanage di Juan Antonio Bayona; espressione, quest’ultimo, di quella visione europea e più raffinata del genere, contaminata con una forte componente melò, che il film di Chaves continua ad adocchiare per tutta la sua durata. Una visione a cui il regista guarda anche quando l’azione si sposta nel pieno della Los Angeles anni ‘70, in una città apparentemente razionale, ma in realtà ampiamente dibattuta tra stereotipi di genere (la donna con figli discriminata sul posto di lavoro) e razziali (le difficoltà quotidiane della minoranza ispanica, a livello sociale e lavorativo). Una metropoli in cui covano tuttora pulsioni ancestrali, pronte a scatenarsi quando i figli di Patricia, donna mentalmente instabile, già sospettata di maltrattamenti ai loro danni, vengono assassinati. L’alibi della donna è di ferro, ma lei punta il dito contro colei che è stata responsabile del suo arresto: l’assistente sociale Anna, che aveva sottratto i due bambini alla custodia della donna. Ora, i figli di Anna sembrano minacciati dalla stessa entità che aveva preso di mira quelli di Patricia: una figura femminile carica d’odio, le cui lacrime provocano terribili ferite.

Guarda superficialmente al J-Horror (Dark Water di Hideo Nakata è un altro riferimento che viene in mente a più riprese) oltre che alle più recenti ghost stories occidentali, questo La Llorona – Le lacrime del male; il regista, invero, mette abbastanza presto in chiaro come il carattere “esotico” del soggetto sia poco più che una scusa per imbastire una ben oliata macchina da brividi. In una costruzione narrativa, ed estetica, che vuole da subito regalare una buona dose di spaventi, c’è poco spazio per la ricerca sulle origini del mostro; ancor meno per ipotetici approfondimenti sul suo carattere di archetipo, sul suo emblema di vendicativa figura femminile in una società (ancora) rigidamente maschilista, o sulle possibili motivazioni psicologiche del suo agire. La Llorona è il male, un essere furioso ormai non più umano, animato da un distorto e ossessivo desiderio di maternità: tanto basta alla sceneggiatura per costruire una vicenda orrorifica che resta saldamente ancorata, nella costruzione del racconto quanto nella messa in scena, ai canoni dell’horror occidentale. La complessità “aliena” del mostro, la sua appartenenza a una cultura altra, le sue origini mitiche, restano confinate all’armamentario messo in campo da padre Perez (anello di congiunzione con il primo Annabelle, del 2013) per tentare di neutralizzarlo nella seconda parte del film. Per il resto, la sceneggiatura si muove su un approccio tanto narrativo quanto “morale” (la maternità come valore, la centralità della famiglia) che è del tutto interno al cinema mainstream di matrice nordamericana, pur nella sua declinazione più cupa e orrorifica.

Al di là dei limiti di concezione, che impediscono a un soggetto potenzialmente interessante e innovativo di essere utilizzato in un’ottica diversa da quella puramente di consumo, La Llorona – Le lacrime del male presenta anche qualche evidente limite narrativo, specie nella sua seconda parte: evitando qualsiasi spoiler, ci limiteremo a dire che la (lunga) frazione dell’ultimo confronto con la creatura chiede allo spettatore un gigantesco atto di fede. La coerenza interna del racconto (già scricchiolante in alcuni punti – facilmente individuabili – della prima parte) sembra in seguito essere stata dimenticata, o messa da parte, dagli sceneggiatori, che fidavano forse sull’abilità dietro la macchina da presa dell’esordiente (ma rodato) Chaves. Abilità che invero non manca, con spaventi dosati e ben confezionati, un ottimo uso degli interni (pregevole la lunga scena del primo confronto tra la protagonista e la creatura, con una regia avvolgente e un intelligente uso della steadycam) e un efficace gestione dell’atmosfera e del crescendo orrorifico. Resta, comunque, l’amaro in bocca per il sostanziale spreco di un soggetto tanto suggestivo, risolto nell’ennesimo mostro digitale (dalle fattezze, tra l’altro, quasi orgogliosamente manifeste) e in uno svolgimento in definitiva prevedibile: le lacrime della Llorona provocano certo ferite sulla pelle, di quelle che marchiano visivamente una persona; ma, almeno stavolta, non arrivano a toccare l’anima.

Scheda

Titolo originale: The Curse of La Llorona
Regia: Michael Chaves
Paese/anno: Stati Uniti / 2019
Durata: 93’
Genere: Horror
Cast: Linda Cardellini, Sean Patrick Thomas, Tony Amendola, Irene Keng, Jaynee-Lynne Kinchen, Marisol Ramirez, Oliver Alexander, Patricia Velasquez, Raymond Cruz, Roman Christou
Sceneggiatura: Mikki Daughtry, Tobias Iaconis
Fotografia: Michael Burgess
Montaggio: Peter Gvozdas
Musiche: Joseph Bishara
Produttore: James Wan, Gary Dauberman, Emile Gladstone
Casa di Produzione: New Line Cinema, Atomic Monster
Distribuzione: Warner Bros. Italia

Data di uscita: 17/04/2019

Trailer

Dagli stessi registi o sceneggiatori

Pubblicità
Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.