IL TRADITORE

IL TRADITORE

Con Il traditore, Marco Bellocchio porta al cinema un importante capitolo di storia, tornando nella sua veste più politica e incisiva, senza tralasciare rimandi alla messa in scena d'oltreoceano. Un risultato prezioso, che ha conquistato la platea di Cannes 2019.

Il suo nome era Tommaso Buscetta...

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Non è un caso che Il Traditore, ultima fatica del cineasta Marco Bellocchio in concorso al Festival di Cannes 2019, sia stato presentato ufficialmente (con immediata uscita in sala) proprio il 23 maggio. Esattamente ventisette anni fa, infatti, veniva ucciso il giudice Giovanni Falcone. Tutto il resto è storia. Ma quanto si sa, realmente, di questa storia? E, soprattutto, siamo sicuri che il tempo trascorso sia stato sufficiente ad ascrivere il tutto esclusivamente al passato?

Il Traditore di Bellocchio vuole raccontarci una propria versione dei fatti incentrandosi sulla controversa figura di Tommaso Buscetta, noto anche come il boss dei due mondi, nonché primo grande pentito che, con le sue testimonianze, ha facilitato l’arresto di oltre seicento persone. Dal suo arresto in Brasile alla sua successiva estradizione in Italia, dalla sua amicizia con il giudice Falcone, fino all’uccisione di quest’ultimo nella strage di Capaci, per poi arrivare al momento in cui Buscetta ha per la prima volta fatto il nome di Giulio Andreotti, tutto viene messo in scena da Bellocchio in un’opera che altro non fa che confermare il talento del celebre regista di Bobbio, per un’Odissea che scivola via come un sorso d’acqua fresca, ma che, allo stesso tempo, non risparmia nulla allo spettatore e, a volte, fa davvero male. Tanto male.

Particolarmente degno di nota, a tal proposito, è il momento in cui ci viene mostrato l’attentato a Falcone, con la scena di scorsesiana memoria, montata immediatamente in successione, in cui vediamo i principali membri di Cosa Nostra esultare in seguito alla relativa notizia data al telegiornale.

Ma questo, ovviamente, è solo una piccola parte di ciò che Il Traditore ha saputo regalarci. Se, infatti, l’ottima regia di Bellocchio si è sovente divertita a giocare sapientemente con il commento musicale, inserendo brani ad hoc ora a fare da contrappunto (come la canzone Historia de un Amor durante la scena dell’arresto di Buscetta in Brasile) ora a enfatizzare ciò che viene messo in scena (vedi l’ottimo inserimento del Va’ Pensiero di Giuseppe Verdi, durante la lettura della sentenza al termine del Maxiprocesso), è anche vero che uno dei momenti di maggior appeal dell’intero lungometraggio è lo svolgimento del Maxiprocesso stesso, dove ci sono le grandi prove attoriali (unitamente a dialoghi tanto serrati quanto fedeli alla realtà) del cast.

E se, da un lato, il sempre convincente Pierfrancesco Favino anche questa volta si è rivelato perfettamente a proprio agio nel ruolo del boss di Cosa Nostra, è anche vero che, nei suddetti momenti, chi riesce particolarmente bene a reggere la scena è – oltre al bravo Luigi Lo Cascio che qui interpreta Totuccio Contorno – l’ottimo Fabrizio Ferracane nel ruolo di Pippo Calò: mai un’espressione poco credibile o sopra le righe, ma, al contrario, una perfetta caratterizzazione del suo personaggio, con tanto di sottili sfumature, che riesce quasi a rubare la scena al collega Favino.

Un importante capitolo di storia, dunque, per un Marco Bellocchio che qui – dopo una poco riuscita incursione nella commedia in costume (Sangue del mio Sangue, del 2015) e una nuova, importante storia famigliare (il buon Fai bei Sogni, del 2016) – torna nella sua veste più politica, ma, se vogliamo, ancora più incisiva di Buongiorno, Notte (2003) o dell’ormai cult Sbatti il Mostro in Prima Pagina (1972), con evidenti rimandi alla messa in scena d’oltreoceano, senza disdegnare il cinema di Giuseppe Ferrara o di Stefano Sollima.

In poche parole, un aspetto della storia italiana visto da una particolare angolazione mai adottata finora, con una macchina da presa che altro non fa che seguire passo passo Tommaso Buscetta, regalandoci, allo stesso tempo, uno sguardo complessivo d’insieme, per un prodotto che, proprio per la grande validità artistica, risulta, ad ogni modo, unico nel proprio genere. Quando c’è l’impronta di un maestro, d’altronde…

Scheda

Titolo originale: Il traditore
Regia: Marco Bellocchio
Paese/anno: Francia, Italia, Brasile, Germania / 2019
Durata: 135’
Genere: Biografico, Drammatico
Cast: Pierfrancesco Favino, Fabrizio Ferracane, Bebo Storti, Giovanni Calcagno, Alessio Praticò, Fausto Russo Alesi, Luigi Lo Cascio, Bruno Cariello, Maria Fernanda Cândido, Vincenzo Pirrotta, Gabriele Cicirello, Goffredo Maria Bruno, Elia Schilton, Nicola Calì, Paride Cicirello
Sceneggiatura: Ludovica Rampoldi, Marco Bellocchio, Francesco La Licata, Valia Santella, Francesco Piccolo
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Francesca Calvelli
Musiche: Nicola Piovani
Produttore: Beppe Caschetto
Casa di Produzione: Rai Cinema, IBC Movie, Kavac Film
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 23/05/2019

Trailer

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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