MARILYN HA GLI OCCHI NERI

MARILYN HA GLI OCCHI NERI

Affrontando il difficile tema della diversità, Simone Godano dirige con Marilyn ha gli occhi neri un film che non ha alcuna ambizione di diventare vessillo o simbolo, né di attribuirsi un valore altisonante. Il suo scopo è raccontare il tema con una leggerezza di fondo e, in questo modo, provare a dire qualche cosa di concreto.

Chiara, Diego e gli altri

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Chiara è una donna dalla personalità complessa. Lo si capisce al primo sguardo. Attiva e vitale, dietro l’immagine di una ragazza moderna s’intravede la sua scomposta fragilità di bugiarda cronica. Diego, invece, è una creatura completamente diversa. Almeno in apparenza. Insicuro e vittima delle sue ossessioni, è in balia di tic e scatti improvvisi di rabbia. Entrambi sono uniti da una diversità che agli occhi del mondo esterno appare pericolosa e incomprensibile. Insieme ai compagni del Centro Diurno per la riabilitazione dei disturbi comportamentali, costituiscono un piccolo mondo d’invisibili che gli altri, impauriti dalla dissonanza delle loro reazioni, si rifiutano di vedere. Ma cosa accade quando l’esterno viene a contatto con questo tipo d’interno? A quali conclusioni si può arrivare quando la “follia”è interpretata in modo artistico? Ci si rende conto in Marilyn ha gli occhi neri, per esempio, che la diversità non fa poi tanta paura e che una visione alternativa del mondo è possibile e plausibile. Tutto dipende, per esempio, dall’angolazione dal quale lo si osserva.

Elogio della follia

Marilyn ha gli occhi neri recensione

Cos’è effettivamente la follia? Questa è la questione che maggiormente occupa la mente mentre si guarda il film di Simone Godano. Una domanda che nasce dall’osservazione dei personaggi e dalla scoperta che, in fondo, non siamo molto lontani da loro e da tutte quelle idiosincrasie che li caratterizzano. Diventare consapevoli di questa somiglianza, però, non è affatto allarmante. Anzi, in fondo, si tratta di un processo liberatorio grazie al quale abbandoniamo le inutili pretese di perfezione e normalità. D’altronde da Pirandello a Svevo la follia è salita alle cronache della letteratura come un alibi per fuggire a un contesto sociale nel quale non ci si riconosce. Chi siamo noi per negarle questo ruolo fondamentale nelle nostre vite?

Ovviamente la sceneggiatura scritta da Giulia Steigerwalt, come la regia di Godano, non ha le stesse ambizioni di approfondimento delle pagine scritte da Pirandello e Svevo, ma ha comunque il merito di dare corpo e forma tangibile a una realtà che, il più delle volte, viene descritta attraverso statistiche o luoghi comuni. Partendo da questo punto di vista, dunque, possiamo dire che il film si libera da qualsiasi nota pietistica di fondo e, attraverso la gestione di diversi livelli emotivi, cerca di offrire uno sguardo d’insieme il più vicino possibile alla realtà, soprattutto nel momento in cui la situazione strappa un sorriso. Una naturalezza che nasce anche da un’onestà di base. Marilyn ha gli occhi neri, infatti, non ha alcuna ambizione di diventare vessillo o simbolo, ne di attribuirsi un valore cinematografico altisonante. Il suo scopo è raccontare con una leggerezza di fondo e, in questo modo, provare a dire qualche cosa di concreto.

Stefano e Miriam in equilibrio

Marilyn ha gli occhi neri recensione

In un film narrativo in cui l’elemento umano ha un ruolo da protagonista, la gran parte del successo è affidata all’interpretazione. Nel caso dei personaggi di Chiara e Diego, poi, le difficoltà sono amplificate dal pericolo di esagerare cadendo nella macchietta. Per questo il lavoro svolto da Stefano Accorsi e Miriam Leone, singolarmente e in coppia, determina l’intero film. Nel caso del personaggio di Diego una caratterizzazione fisica ben precisa è, al tempo stesso, un vantaggio e un limite a livello interpretativo. In modo particolare, la gestione e la modulazione del tic, come della balbuzie, in alcuni momenti risulta sovrabbondante e non necessaria. A ristabilire la giusta armonia è l’interpretazione asciutta, almeno nella forma, di Chiara. Le sue inquietudini, infatti, vivono e proliferano esclusivamente all’interno determinando un’incosciente follia e una costante negazione. Nessun escamotage interpretativo per Miriam Leone che, forse, ha il compito più difficile in Marilyn ha gli occhi neri. Quello di avere una scintilla di follia senza mostrarlo. Insomma, praticamente come accade alla maggioranza delle persone.

Marilyn ha gli occhi neri poster locandina

Scheda

Titolo originale: Marilyn ha gli occhi neri
Regia: Simone Godano
Paese/anno: Italia / 2021
Durata: 110’
Genere: Commedia
Cast: Miriam Leone, Thomas Trabacchi, Stefano Accorsi, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Fabio De Vivo, Giulia Patrignani
Sceneggiatura: Giulia Louise Steigerwalt
Fotografia: Matteo Carlesimo
Montaggio: Gianni Vezzosi
Musiche: Andrea Farri
Produttore: Matteo Rovere
Casa di Produzione: Groenlandia
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 14/10/2021

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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