SETTEMBRE

SETTEMBRE

Dopo anni dedicati alla scrittura, Giulia Steigerwalt arriva dietro la macchina da presa per realizzare con Settembre un film corale, dove la commedia e il dramma si consegnano velocemente il testimone all’interno della stessa scena. Un andamento, questo, talmente fluido e naturale da non mostrare mai l’artefatta costruzione del cinema a vantaggio di un evidente gusto per la normalità.

La stagione dei nuovi inizi

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Settembre è un mese particolare. L’autunno ancora non si è affacciato ma già si ha la percezione che la vitalità e la gioia della stagione estiva se ne sia andata. Nonostante questo, però, tutto sembra mettersi in moto. È come se, per uno strano e oscuro motivo, un insieme di buoni propositi da concretizzare durante il periodo invernale prendessero forma proprio in questo momento. Il risultato è il cambiamento che, in modo particolare, denota la necessità di una ripartenza dal punto di vista personale e, alcune volte, anche professionale. In questo periodo, infatti, si fa ritorno dalle vacanze, il lavoro riprende a pieno ritmo e le scuole riaprono i battenti per dare vita a una nuova normalità.

Non stupisce, dunque, che Giulia Steigerwalt abbia scelto proprio il mese di settembre per dare il titolo al suo primo lungometraggio. Dopo una lunga esperienza nella sceneggiatura e un cortometraggio omonimo che ha conquistato l’attenzione di molti critici, la regista è arrivata finalmente dietro la macchina da presa per regalarci uno spaccato di vita quotidiana che, grazie a una scrittura attenta e particolarmente dotata, è riuscito a diventare un racconto straordinario. Al centro di questa narrazione fortemente reale c’è un’umanità varia, sia per estrazione sociale che per fascia d’età, alla ricerca di quello che può essere definito il Santo Graal dell’esistenza di ognuno di noi: la felicità.

Attenzione, però, il viaggio intrapreso da Francesca, Debora, Guglielmo, Maria, Luca e Ana non presenta la connotazione di un sogno o caratteristiche favolistiche. In realtà si tratta di un percorso capace di somigliare incredibilmente alle nostre vite e, proprio per questo, in grado di tenere con lo sguardo incollato allo schermo in attesa di veder apparire un segno che parli di noi. E, perché questo accada, non si deve aspettare poi molto.

L’ironia e il dramma, la ricetta perfetta della vita reale

Settembre, Thony e Barbara Ronchi in una scena
Settembre, Thony e Barbara Ronchi in una scena del film

Solitamente si dice che la vita è ciò che ti accade mentre si è impegnati a fare altri progetti. Nel film scritto e diretto dalla Steigerwalt possiamo dire che questo concetto viene in parte ripreso e approfondito. L’esistenza dei suoi personaggi, infatti, è scandita dall’attesa di un evento che, però, scatena delle reazioni impensate, portandoli laddove non avrebbero mai concepito di andare. In questo senso, dunque, come sceneggiatrice, la Steigerwalt riesce a utilizzare l’attesa del dramma e il caos che ne potrebbe conseguire come un’occasione per accelerare il processo di consapevolezza e crescita dei propri personaggi. Una tecnica narrativa che, però, sdrammatizza qualsiasi pericolo di retorica attraverso un uso veramente raffinato dell’ironia.

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Questo elemento, infatti, s’inserisce come un controcanto necessario nella narrazione personale di ogni personaggio, vestendolo con tempi e caratteristiche uniche. Così, l’attesa dell’inevitabile e l’ironia si affiancano e susseguono in un’ipotetica staffetta, capace di cambiare improvvisamente il ritmo e l’atmosfera della stessa scena nel giro di pochi secondi. Un gioco di velocità e fluidità in cui lo spettatore viene coinvolto in modo naturale, riscoprendo tutta la naturalezza di una risata e di un sorriso involontario anche all’interno di una situazione potenzialmente inadatta.

L’educazione sentimentale attraverso le generazioni

Settembre, Margherita Rebeggiani e Luca Nozzoli in una sequenza
Settembre, Margherita Rebeggiani e Luca Nozzoli in una sequenza del film

Ma qual è l’elemento centrale di questo racconto tragicomico della vita quotidiana? In realtà è possibile individuarne più di uno ma colpisce, soprattutto, come ogni protagonista di questa narrazione corale si debba confrontare con l’educazione sentimentale e, in modo particolare, con la sua assenza. Che siano donne, uomini, adulti, o ragazzini, tutti mostrano i segni tangibili di una presa di coscienza tardiva di cosa voglia dire il sentimento. E non fa alcuna differenza che sia rivolto verso se stessi, diventando rispetto della propria persona, o volto a costruire un noi minacciato dall’abitudine e da un egoismo con cui è sicuramente più semplice convivere. Alla fine, però, la presa di coscienza arriva ma non come una detonazione. Perché, se ci sono degli elementi che definisce tutto il racconto di Settembre gestito da Giulia Steigerwalt, sono proprio la gentilezza e l’armonia con cui accompagna i suoi personaggi verso il cambiamento. Una sorta di sorriso comprensivo e mai giudicante che appare sul volto di ognuno di loro per terminare con quello più speranzoso e carico di aspettative dei ragazzi. Perché, alla fine, magari loro ce la faranno a costruire una felicità dove il noi sia contemplato e l’abitudine non venga scambiata per amore.

Settembre, la locandina del film

Scheda

Titolo originale: Settembre
Regia: Giulia Louise Steigerwalt
Paese/anno: Italia / 2022
Durata: 110’
Genere: Commedia
Cast: Andrea Sartoretti, Barbara Ronchi, Fabrizio Bentivoglio, Thony, Arianna Ascoli, Enrico Borello, Luca Nozzoli, Margherita Rebeggiani, Tesa Litvan
Sceneggiatura: Giulia Louise Steigerwalt
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Gianni Vezzosi
Musiche: Michele Braga
Produttore: Matteo Rovere
Casa di Produzione: Rai Cinema, Groenlandia
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 05/05/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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