UNA FAMIGLIA MOSTRUOSA

UNA FAMIGLIA MOSTRUOSA

Volfango de Biasi prova in Una famiglia mostruosa a modernizzare la commedia italiana attraverso una commistione di generi tra l’horror e il fantasy. Il risultato è un prodotto che non aggiunge veramente nulla se non il concetto che è possibile far ridere senza volgarità.

Vecchi mostri e dove trovarli

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Prendete una famiglia in stile Addams, aggiungete una leggera ispirazione alla Twilight e, per finire, mettete tutto a confronto con il tocco cafone di chi “c’ha i sordi per fa na guera”. Questi sono i pochi elementi che caratterizzano l’ultimo film di Volfango de Biasi Una famiglia mostruosa, che, cercando di giocare con il genere horror e fantasy, tenta di consegnare una commedia fuori dagli schemi senza riuscire nell’impresa. La narrazione sembra iniziare in modo classico con due giovani ragazzi attraenti che, complice un gatto nero, s’incontrano e innamorano. Fino a qui nulla di bizzarro, se non fosse che il felino in questione si chiama Cagliostro e dispensa consigli ad Adalberto su come far accettare la presenza della giovane fidanzata ai suoi genitori, appartenenti a una nobile casata. Il problema vero, però, è che a essere antico e datato non è solo il titolo nobiliare ma i parenti stessi. Suo padre, infatti, è un vampiro, mentre la madre una strega. La foto di famiglia è completata da una sorella più piccola, ancora in attesa di dare il primo morso, e uno zio che ha letteralmente perso il senno a causa di un’umana. Insomma, un bizzarro incontro da zio Fester e il frankensteiniano Lurch.

Come dire, dunque, alla ragazza che entrerà a far parte di un nucleo formato di mostri e che il suo fidanzato è un licantropo? Difficile quanto ammettere di far parte di una famiglia cafona di arricchiti, composta da un padre che non conosce raffinatezza ed una madre interessata solo al denaro e a mettere in pratica le sue pseudo conoscenze psicologiche acquisite grazie ad un corso costato cinquemila euro. Niente paura, tutto può essere superato grazie all’amore e a una bottiglia di spumante Magnum costata appena “ducento piotte”. Da quanto riassunto, dunque, emerge quanto De Biasi abbia cercato di rinnovare il genere ma solo nella forma. La sostanza, infatti, rimane invariata e, nella tipologia di narrazione come nella definizione dei personaggi, non aggiunge veramente nulla di nuovo al panorama della commedia.

La famiglia e il cinema

Una famiglia mostruosa recensione

Al centro di Una famiglia mostruosa c’è la famiglia, i conflitti che si consumano al suo interno e le eventuali situazioni comiche che possono nascere. In sostanza, nulla di nuovo sotto il sole della cinematografia italiana e internazionale. Inevitabile il confronto con Ti presento i miei, fatta eccezione per la forma mostruosa utilizzata. Ma è possibile andare ben più lontano per trovare esempi in cui la comicità nasceva dal confronto delle differenze. Sempre rimanendo in seno alla famiglia, ad esempio, è sufficiente scomodare un Aldo Fabrizi e Totò d’annata ne I giovani d’oggi per capire come i legami affettivi e parentali possano essere fonte di infiniti affanni per due quasi sposi e di numerose risate per gli spettatori.

Se, invece, siamo alla ricerca di un’ironia meno innocente e più cinica, allora è d’obbligo prendere in considerazione Parenti serpenti di un Mario Monicelli ancora ispirato e capace di mettere veramente in evidenza il mostro che è in tutti noi. Inevitabile, dunque, che se ci si avventura in un terreno già cosi definito e battuto dal nostro cinema, si corre il rischio di cadere nella ripetizione di archetipi narrativi che, nella vestizione del costume mostruoso o cafone, trova solamente un momentaneo mascheramento, una sorta di gioco di ruolo che, però, non porta la commedia italiana verso nessun nuovo territorio inesplorato.

Quello in cui veramente De Biasi riesce è la costruzione di un film volutamente famigliare, senza alcuna pretesa d’innovazione. Perché questa storia possa attraversare diverse generazioni di pubblico, il regista ha scelto di basarsi su di una comicità fatta di situazioni e non di battute. Partendo da questo elemento, dunque, possiamo dire che il vero pregio di Una famiglia mostruosa risiede proprio nell’assenza di volgarità gratuite, nell’eliminazione di manifestazioni fisiologiche poco gradite e nella rinuncia al politicamente scorretto più estremo pur di strappare una risata. Ecco, questa è la vera novità che una certa commedia italiana e, attenzione, non all’italiana, dovrebbe tornare a scoprire.

Una famiglia mostruosa poster locandina

Scheda

Titolo originale: Una famiglia mostruosa
Regia: Volfango De Biasi
Paese/anno: Italia / 2021
Durata: 95’
Genere: Commedia
Cast: Paolo Calabresi, Sara Ciocca, Massimo Ghini, Pasquale Petrolo, Cristiano Caccamo, Vincenzo Sebastiani, Ilaria Spada, Lucia Ocone, Alessandra Scarci, Emanuela Rei, Pippo Franco
Sceneggiatura: Volfango De Biasi, Tiziana Martini, Filippo Bologna, Alessandro Bencivenni
Fotografia: Roberto Forza
Montaggio: Stefano Chierchiè
Musiche: Michele Braga
Produttore: Fulvio Lucisano, Federica Lucisano, Giulio Steve
Casa di Produzione: Italian International Film
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 25/11/2021

Trailer

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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