ILLUSIONI PERDUTE

ILLUSIONI PERDUTE

Se vi siete sempre chiesti quale mostruoso abisso di corruzione e indecenza morale si nasconda dietro l’attività critica, allora Illusioni perdute farà proprio al caso vostro. Adattamento dell’omonimo, immenso romanzo di Balzac il film, passato a Venezia 2021 e in sala da fine dicembre, lega il racconto di formazione al contrario del giovane Lucien (Benjamin Voisin) all’affresco di una società votata al profitto. Amore, stampa, potere e amenità varie raccontate da un grande, grande cast (Cécile de France, Gerard Depardieu, Xavier Dolan). Xavier Giannoli, regista, trova il modo di ricostruire dall’interno il polpettone in costume donandogli vitalità e freschezza, mantenendo comunque immutata la confezione. Non fatevi ingannare, lo sfondo sarà pure ottocentesco ma il film parla di noi.

Balzac nel 2021

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È comprensibile nutrire aspettative di un certo tipo con Illusioni perdute, adattamento di Xavier Giannoli dell’omonimo romanzo scritto da Honoré de Balzac e uscito a puntate tra il 1837 e il 1843. Il fascino elegante e sonnolento del polpettone non ha mai abdicato del tutto nella gerarchia dei gusti del pubblico: dialoghi ampollosi, ritmi ovattati, la sindrome del museo delle cere. L’astuzia diabolica di Giannoli è di fare a pezzi il modello senza esporsi troppo; meglio, nascondendo la profondità della sua aggressione al genere dietro una coltre di superficiale adesione a quelle stesse convenzioni che invece tanto gioiosamente frantuma. Se quello che lo spettatore insegue, in una proposta del genere, è la sontuosità della confezione, il passo solenne e niente di più, troverà a sufficienza per solleticare il suo appetito. Nessun pregiudizio è stato malmenato durante la realizzazione di questo film. Magari preso un po’ in giro.

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Senza neanche faticare troppo si può misurare in tutta la sua ampiezza la forza provocatoria e la vitalità dell’operazione. Nessun tradimento al corpo dell’opera di Balzac, è bastato un lucido senso delle proporzioni per consentire alle emozioni e alle idee (impietosamente sincere) del romanzo di muoversi attraverso i secoli (letteralmente), e di conservare integre freschezza e linearità. Perché Illusioni perdute, anteprima a Roma, Milano, Torino e Bologna dal 23 dicembre 2021 e in sala dappertutto dal 30, sarà pure ambientato nel XIX secolo, ma in realtà parla proprio di noi.

Lucien ha dei sogni, Parigi ha idee diverse

Illusioni perdute (2021) recensione

Ottocento, primo Ottocento. La Francia è stanca, non a torto. Da poco si è posata la polvere sulla ridondante carneficina napoleonica, sul fondo l’alito sinistro (per il collo di alcuni) della Rivoluzione. La parola d’ordine è Restaurare, Restaurare e Restaurare. E, se avanza un po’ di tempo, arricchire oscenamente.

L’unico che in quest’orgia di materialismo sembra conservare, almeno inizialmente, sogni di una certa purezza, è il giovane Lucien Chardon (Benjamin Voisin). Provinciale con il tarlo della gloria letteraria, cambia il suo cognome in de Rubempré prendendolo in prestito alla madre, ma a parte questo non porta nulla di aristocratico con sé. Intreccia un amore pericoloso con Madame de Bargeton (Cécile de France), madrina delle arti. Con lei raggiungerà la capitale, giusto in tempo per veder disintegrata la purezza dei suoi slanci ideali e quel che resta della sua ambizione poetica. Respinto dall’alta società, ignorato dalle lettere, Lucien metterà la sua penna al servizio della corruzione e della giocosa disonestà della stampa parigina, i giornali liberali molto in voga. Trascinato nel vortice del bieco opportunismo dall’alter ego inasprito Lousteau (Vincent Lacoste). Malamente risollevato dall’amico nemico Nathan (Xavier Dolan). Tenuto a bada dall’editore analfabeta Dauriat (Gerard Depardieu), fine della recensione. Consolato dall’amore di Coralie (Salomé Dewaels), attrice di boulevard sul punto di fare il salto verso palcoscenici più impegnativi. Questo è il quadro.

La storia di un giovane uomo e l’affresco desolante di una società in cui conta solo il denaro

Illusioni perdute (2021) recensione

Ampiezza di talento e personalità dissonanti. È un piacere vedere recitare questa gente perché lo stile (e l’incedere) non è mai affettato, ma vibrante e moderno, solo deformato un po’ dal contesto. Il cast abbondante tradisce la natura corale del racconto. Bisogna superare l’idea del film a una dimensione, la storia di Lucien. La verità è che Illusioni perdute non è, solo, cronaca di un malessere esistenziale. Il trauma di un sogno tradito, il romanzo di formazione senza luce in fondo al tunnel. E non è neanche un affresco su stampa, potere e denaro. È un film sulla vita e sulla scintilla della vita, una scintilla corrotta, con tanta precisione Balzac riuscì a inquadrare la situazione e anticipare l’alba di un mondo nuovo. Xavier Giannoli, umile con la fonte letteraria e sfrontato con il genere cinematografico, resuscita in un solo colpo entrambi.

Il film passa attraverso il mondo e ne restituisce un’immagine fosca, disillusa. Il dio si chiama profitto. La stampa vende l’anima in cambio dei proverbiali trenta (mila) denari, la tariffa è discussa al rialzo dai tempi di Giuda, mettendo la penna e la flessibilità delle parole al servizio della causa più desolante. Quella dello scribacchino ammiccante al potente di turno che, per quel tanto che basta di moneta sonante, sistema secondo necessità emozioni, idee, rapporti, opere. Non si scrive, non si commenta e non si denuncia per amore di verità e dovere di cronaca dentro Illusioni perdute, no. La convenienza dello scrittore che non si pone un certo tipo di problemi, servilismo e ricatto a un tempo, decide quale artista vive, quale muore. Quale carriera sboccerà, quale morirà di parto. Nelle pieghe di questa allegoria tanto cinica, Xavier Giannoli trova il modo di comunicarci qualcosa di essenziale. Fate caso al racconto delle falsità e delle menzogne dispensate a piene mani dalla stampa francese dell’epoca. Troverete un’eco molto, molto attuale. Qualcuno ha detto fake news?

Illusioni perdute (2021) poster locandina

Scheda

Titolo originale: Illusions perdues
Regia: Xavier Giannoli
Paese/anno: Francia, Belgio / 2021
Durata: 149’
Genere: Drammatico
Cast: Vincent Lacoste, Cécile de France, Benjamin Voisin
Sceneggiatura: Yves Stavrides, Gérard Depardieu, Benjamin Voisin, Jean-François Stévenin, Cécile de France, Candice Bouchet, Vincent Lacoste, Jean-Marie Frin, Salomé Dewaels, Saïd Amadis, Xavier Dolan, Jeanne Balibar, Isabelle de Hertogh, Jacques Fieschi, André Marcon, Laurence Ferraro, Xavier Giannoli, Louis-Do de Lencquesaing, Jérémie Bedrune
Fotografia: Christophe Beaucarne
Montaggio: Riwanon Le Beller, Cyril Nakache
Produttore: Emilien Bignon, Olivier Delbosc, Sidonie Dumas, Cédric Iland, Sylvain Goldberg
Casa di Produzione: France 3 Cinéma, Pictanovo, Gaumont, Curiosa Films, Umedia, Gabriel, Orange Studio
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 30/12/2021

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Nato a Roma a un certo punto degli anni '80 del secolo scorso. Laurea in Scienze Politiche. Amo il cinema, la musica, la letteratura. Aspirante maratoneta.

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