DANTE

DANTE

Film a suo modo coraggioso, il Dante di Pupi Avati ricostruisce una parte della vita del Poeta attraverso l’indagine del suo figlio “spirituale” Boccaccio. L’ottica è intima e parziale, la dimensione politica del personaggio è un po’ messa (per scelta) tra parentesi; ma il film, soprattutto, soffre di una messa in scena eccessivamente convenzionale, che raramente rende il carattere sporco e sanguigno di un’epoca come quella medievale.

Indagine su un'icona

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Se è innegabile che l’opera di Dante Alighieri abbia esercitato sul cinema, fin dalla sua nascita, un’influenza fondamentale – estesasi nel corso degli anni a toccare più generi e filoni cinematografici – è anche vero che nessuno, o quasi nessuno, aveva finora tentato di mettere in scena direttamente il Poeta, desacralizzandone la figura e raccontando, per usare una locuzione usuale, l’uomo dietro all’icona. Una sorta di timore reverenziale, per quella che è stata una delle figure-cardine della cultura italiana (e della cultura tout court), che viene rotto solo oggi, da un regista eclettico come Pupi Avati. Nel caso di questo Dante – titolo che potrebbe far pensare erroneamente a una struttura da biopic, che invece non è propria del film di Avati – il regista utilizza come traccia un romanzo da lui stesso scritto, il recente L’alta fantasia, il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante: qui veniva raccontata la traversata del poeta che fu allievo (indiretto) e divulgatore dell’opera dell’Alighieri, da Firenze a Ravenna, con lo scopo di portare alla figlia del poeta, suor Beatrice, 10 fiorini d’oro a titolo risarcitorio per l’ingiusto esilio a cui Dante fu condannato. Nel viaggio, compiuto da Boccaccio circa un trentennio dopo la morte dell’Alighieri, il poeta ricostruisce la vita di Dante attraverso frammenti di storie di persone che l’hanno conosciuto, dando per quanto possibile volto e corpo – pur nella mera dimensione dell’immaginazione – a quello che è stato il suo padre spirituale.

Un’indagine on the road

Dante, Sergio Castellitto in un momento del film
Dante, Sergio Castellitto in un momento del film di Pupi Avati

È certamente interessante, la chiave di lettura usata da questo Dante per rendere una figura che finora si è mostrata impermeabile al racconto cinematografico; quella, cioè, della rappresentazione indiretta, filtrata dall’ottica di un’altro personaggio-chiave del tempo, che ha conosciuto il soggetto rappresentato solo attraverso le sue opere. Il Boccaccio interpretato (bene) da Sergio Castellitto è una sorta di “fan” ante-litteram del Poeta – prima che di figlio spirituale e devoto divulgatore – che compie un viaggio di scoperta, e di riconduzione alla dimensione umana e carnale, di quella che all’epoca era già un’icona.

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Il percorso compiuto dal personaggio di Castellitto, nel film, si sovrappone quindi a quello dello spettatore, nello svelamento del lato più concreto e quotidiano di una figura che la scuola (anche attraverso l’iconografia classica) ci ha sempre trasmesso come lontana e quasi sacrale. Il film di Pupi Avati, più che come un biopic propriamente detto, si configura quindi quasi come un film-inchiesta in chiave di fiction, con una sorta di detective che ricostruisce una vicenda di vita attraverso la visita dei luoghi vissuti dal soggetto, e il contatto con le persone che l’hanno conosciuto. Una scoperta che si declina (anche) nella dimensione del racconto di viaggio, dando al film una struttura da road movie che assume la doppia valenza di viaggio fisico e viaggio nella memoria.

Una scelta (limitata) di campo

Dante, Alessandro Sperduti in una sequenza del film
Dante, Alessandro Sperduti in una sequenza del film di Pupi Avati

La traversata del Boccaccio col volto di Castellitto, nel film, (ri)dà concretezza in modo graduale alla figura di Dante, mostrando il ragazzo non ancora divenuto poeta (interpretato con convincente semplicità da Alessandro Sperduti), il forte legame con l’amico di gioventù Guido Cavalcanti (col successivo, doloroso tradimento, con l’elezione dell’Alighieri a priore), l’immancabile figura di Beatrice (interpretata da Carlotta Gamba), a cui il film dedica poche ma significative sequenze. Un “fantasma”, quello della donna platonicamente amata dal poeta, che accompagna un po’ tutto il percorso del Dante ricostruito nel film, e di conseguenza quello dello stesso Boccaccio. Quella della sceneggiatura è una scelta d’ottica – mutuata dalla fonte letteraria – che mette un po’ tra parentesi la dimensione più strettamente politica del personaggio, a cominciare dal suo scontro col papato e dalle radici del suo esilio. Anche gli anni del Dante esule vengono rappresentati in una chiave principalmente intima, che raramente allarga il suo sguardo a rappresentare la società dell’epoca e il conflittuale rapporto vissuto con essa dal poeta; il Dante del film è dapprima il giovane innamorato, cantore di un amore platonico che assume sfumature mistiche (riuscite, in questo senso, risultano le parentesi oniriche del film che coinvolgono Beatrice( e successivamente l’esiliato costretto a nascondersi, col focus primario sulle privazioni che il personaggio dovette sopportare. Raramente, in questa “indagine” condotta da Boccaccio (e da Avati) la dimensione di rottura e politicamente conflittuale del personaggio emerge in modo netto; una scelta di campo, certamente, che tuttavia toglie qualcosa (come forse era inevitabile) alla complessità del personaggio.

Coraggio e limiti di confezione

Dante, Alessandro Haber e Sergio Castellitto in una scena del film
Dante, Alessandro Haber e Sergio Castellitto in una scena del film di Pupi Avati

Film a suo modo coraggioso, per quanto dichiaratamente parziale nella sua ottica, Dante soffre comunque di una certa convenzionalità, non tanto di scrittura quanto (soprattutto) di messa in scena. Il Medioevo rappresentato dal film ha troppo poco di sporco e sanguigno, configurandosi più come una ricostruzione scolastica – un paradosso per un film che, dichiaratamente, proprio dall’immagine scolastica del suo soggetto voleva discostarsi – che come un vero period drama. Avati offre alcune sequenze di sicura presa (la scena onirica di Beatrice e del suo cuore sanguinante – realizzato da Sergio Stivaletti – resta forte e d’impatto), mentre nell’immagine ricorrente della bambola della stessa Beatrice, portata da Boccaccio a una nuova destinataria, resta memore della parte “gotica” della sua filmografia. Singole, buone intuizioni (tra le quali ricordiamo anche il “quadro vivente” da cui si stacca la figura di Bonifacio VIII, nell’atto di pronunciare la sua condanna verso Dante) che restano comunque isolate in un impianto dal taglio televisivo (nel senso generalista e meno nobile del termine). Un taglio che viene superato anche nell’ultima, notevole sequenza, altro esempio di intuizione visiva – e concettuale – che dona al film una sostanza estetica che per gran parte della sua durata (forse per scelta) gli manca. Il Dante di Pupi Avati, quindi, resta un buon viatico per una conoscenza meno nozionista e aulica del personaggio (non è un caso l’intento, dichiarato dallo stesso regista, di mostrare il film nelle scuole) ma risulta perlopiù un’occasione mancata dal punto di vista estetico. Si sarebbe potuto probabilmente osare di più.

Dante, la locandina del film
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Scheda

Titolo originale: Dante
Regia: Pupi Avati
Paese/anno: Italia / 2022
Durata: 94’
Genere: Drammatico, Storico, Biografico
Cast: Alessandro Haber, Eliana Miglio, Paolo Graziosi, Carlotta Gamba, Mariano Rigillo, Romano Reggiani, Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Cesare Cremonini, Erika Blanc, Gianni Cavina, Milena Vukotic, Eleonora Pieroni, Enrico Lo Verso, Morena Gentile, Nico Toffoli, Valeria D'Obici
Sceneggiatura: Pupi Avati
Fotografia: Cesare Bastelli
Montaggio: Ivan Zuccon
Musiche: Rocco de Rosa, Lucio Gregoretti
Produttore: Antonio Avati
Casa di Produzione: Duea Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 29/09/2022

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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