BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER

BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER

Chadwick Boseman non c’è più. T’Challa non c’è più. Black Panther: Wakanda Forever, regia di Ryan Coogler e in sala a partire dal 9 novembre 2022, è il più intimo e commovente capitolo del Marvel Cinematic Universe. Con Letitita Wright, Angela Bassett, Lupita Nyong’o e tanti altri.

Un vuoto da riempire

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Il Wakanda veste di bianco, il colore del lutto. Black Panther: Wakanda Forever è un film costruito, letteralmente, sul vuoto. A guardarlo da lontano, è l’ultimo tassello della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe, cominciata al cinema con Black Widow nel 2021, un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia per effetto degli sconvolgimenti indotti dalla pandemia, la prima volta oltre le possibilità del grande schermo. Con la Fase 4 infatti, inizia la colonizzazione culturale di un altro tipo di serialità, quella televisiva in salsa streaming. Importante premetterlo perché il film di Ryan Coogler, in sala dal 9 novembre 2022 quattro anni (e qualcosa in più) dopo il monumentale successo del primo, fortunatissimo Black Panther (2018), deve tener conto che il suo racconto è il mattoncino di un muro più grande. Ogni storia vale per sé e insieme intreccia i fili di un disegno più grande, i cui contorni per ora non sono chiarissimi ma lo saranno più avanti. Ma questa, per il MCU, è in fondo l’ordinaria amministrazione. Stavolta, c’è anche altro. Black Panther: Wakanda Forever è un film diverso. Ha, contemporaneamente, una cosa in più e una in meno rispetto a quelli che l’hanno preceduto. La stessa cosa, per la verità. Il vuoto.

T’Challa e la sua eredità

Black Panther: Wakanda Forever, un frame
Black Panther: Wakanda Forever, un frame del film

Ci sono occasioni in cui la vita è buona sceneggiatrice, ma non capita spesso. L’impatto della morte di Chadwick Boseman sul percorso del Marvel Cinematic Universe, e più nello specifico di Black Panther, è consistente. Certo irrilevante, di fronte all’evidenza della prematura scomparsa di un brillante giovane uomo di neanche 44 anni, attore, produttore e tanto altro, stroncato da un brutto male tenuto nascosto fino all’ultimo. Chadwick Boseman è stato un Black Panther serafico e autorevole, umano e compassionevole, aperto alle fragilità e molto moderno. Per il Wakanda, per la Marvel, per il pubblico di mezzo mondo, era re T’Challa. Ora non c’è più e bisogna trovare il modo di andare avanti.

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Fermarsi, una possibilità mai realmente presa in considerazione. Troppi gli imperativi, narrativi e finanziari, che spingevano nella direzione opposta. Ed è giusto che le cose siano così, l’importante era trovare il modo di integrare armoniosamente l’eredità del passato e i condizionamenti del presente. In parole povere, come riversare sulla storia il dramma consumato fuori scena? Come affrontarlo senza morbosità, in maniera narrativamente soddisfacente, emotivamente integra ma anche coerente con il gran disegno del MCU? Ryan Coogler, insieme al cosceneggiatore Joe Robert Cole, sceglie per Black Panther: Wakanda Forever la via più ovvia, che è anche la più sicura. Posare tutto il peso del mondo sulle spalle di Shuri e Ramonda.

Il lutto di due donne, di un popolo, sullo sfondo una nuova minaccia

Black Panther: Wakanda Forever, Angela Bassett in una scena
Black Panther: Wakanda Forever, Angela Bassett in una scena del film

La regina Ramonda (Angela Bassett) e la principessa Shuri (Letitia Wright) vestono di bianco, il colore del lutto. Il Wakanda piange un re e un eroe, loro un figlio e un fratello, un dolore condiviso, straziante. Le lacrime di Shuri sono lacrime giovani, impulsive, non valgono di più ma fanno più rumore di quelle materne. Shuri misura i limiti del suo portentoso genio scientifico schiantandosi contro il mistero di un male improvviso, e anche qui tenuto nascosto. Il film si appoggia alla vita lievemente, quel tanto che può, e poi va avanti. La saga del Wakanda, prodigioso e avanzatissimo paese africano, al tempo del primo film il segreto meglio tenuto al mondo, ora più o meno il 50% del segreto originario, ha sempre goduto di un margine di manovra più consistente rispetto ad altre saghe e ad altri eroi dello stesso universo.

Black Panther: Wakanda Forever prosegue lungo il sentiero di questa speciale autonomia, scendendo a compromessi ma solo quando è necessario. Ancora una volta, la minaccia arriva da fuori. Ne è messaggero (e chissà cos’altro) Namor, un convincente e super ambiguo Tenoch Orta, sovrano di una nazione sottomarina vicina in molti modi al Wakanda. Porta con sé parole che camminano sul filo del rasoio. Promesse di amicizia, basta poco a trasformarle in minacce di qualcosa di ben più sinistro.

Shuri e Ramonda hanno dalla loro la sapienza guerriera di Okoye (Danai Gurira), il bel caratterino di M’Baku (Winston Duke), l’estro spionistico di Nakia (Lupita Nyong’o). L’amicizia del “colonizzatore” Everett Ross (Martin Freeman). Il contributo tecnologico di Riri Williams (Dominique Thorne), che funziona come controparte americana di Shuri e tramite il suo passaggio sul film apre la strada per una serie tv che la vedrà protagonista, plastica rappresentazione di come ogni storia debba trovare il modo di incastrare i propri progetti con le necessità del gran disegno Marvel. Questi sono compromessi standard, ce n’è uno più ingombrante e più difficile da gestire, che ispira e modella il sentimento del film. Un vuoto da riempire, si tratta di capire cosa metterci dentro. Ecco di cosa parla Black Panther: Wakanda Forever.

Ryan Coogler stavolta cambia il dosaggio degli ingredienti

Black Panther: Wakanda Forever, Tenoch Huerta in una sequenza
Black Panther: Wakanda Forever, Tenoch Huerta in una sequenza del film

Namor è quasi una reliquia per i fumetti Marvel. Personaggio tra i più longevi, si prende la scena nel 2022 in maniera tutt’altro che casuale. Black Panther: Wakanda Forever è coerente con l’impostazione autoriale (proprio così) che Ryan Coogler imprime su film e personaggio, lì dove l’azione e il sentimento spalleggiano una riflessione più approfondita su identità da preservare, specificità culturali, colonizzazione e imperialismo. Il tutto racchiuso nei limiti e negli spazi (angusti ma gestibili) di un’offerta cinematografica commerciale e ultra pop. Namor e il suo popolo partecipano di una storia simile, per certi versi speculare a quella del Wakanda. Stavolta, però, il disegno del film, impreziosito dall’intensa colonna sonora di Ludwig Göransson e dal ritorno sulle scene di Rihanna, tradisce un dosaggio dei toni e delle sfumature differente rispetto al primo Black Panther. Il sottotesto politico è più impreciso e meno definito. C’è una ragione.

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Circostanze impreviste entrano in gioco

Black Panther: Wakanda Forever, una scena
Black Panther: Wakanda Forever, una scena del film

E orientano Black Panther: Wakanda Forever su altre coordinate. Lungo, 2 ore e 41 minuti, grondante emotività, è insieme colossale e intimo, la più commovente tessera del mosaico seriale Marvel. Manca la forza di un immaginario dirompente e la disinvoltura nel legare i diversi piani di lettura che invece appartenevano al primo film, ma qui c’è un’altra posta in gioco. La lunga durata giustifica un’atmosfera insolita, un senso di stordimento appena accennato e un incedere più maturo e contemplativo, consono a un percorso di elaborazione del lutto. Il mondo perde Black Panther, il Wakanda un re, Shuri e Ramonda un pezzo del proprio cuore. È per questo che di fronte all’offerta di Namor non pensano a un amico, a un nemico, ad affinità storiche o chissà che altro. Namor è un uomo lacerato da una perdita, dolorosa, maturata per tanto, troppo tempo. Ha avuto tempo di scegliere con cosa riempire il vuoto. Le due donne, no. Il loro è un pianto nuovo. Il film le accompagna, idealmente accompagna anche noi e il nostro vissuto, lungo la strada che, una volta esaurito il tempo del lutto, permetterà di ripartire. La scelta è tra odio e nobiltà, tra pace e guerra. Curioso come, nel preparare il futuro di Black Panther mentre rimugina sul presente, Black Panther: Wakanda Forever, nella sua commovente diversità, rimanga quintessenza Marvel.

Black Panther: Wakanda Forever, la locandina italiana

Scheda

Titolo originale: Black Panther: Wakanda Forever
Regia: Ryan Coogler
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 161’
Genere: Drammatico, Avventura, Fantastico, Azione
Cast: Angela Bassett, Florence Kasumba, Isaach De Bankolé, Letitia Wright, Winston Duke, Tenoch Huerta, Danai Gurira, Dominique Thorne, Lake Bell, Lupita Nyong'o, Martin Freeman, Shiquita James, Alex Livinalli, Dorothy Steel, Janeshia Adams-Ginyard, Kamaru Usman, Mabel Cadena, María Mercedes Coroy, Michaela Coel, Richard Schiff
Sceneggiatura: Joe Robert Cole, Ryan Coogler
Fotografia: Autumn Durald Arkapaw
Montaggio: Michael P. Shawver, Jennifer Lame, Kelley Dixon
Musiche: Ludwig Göransson
Produttore: Nate Moore, Kevin Feige
Casa di Produzione: Marvel Studios, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

Data di uscita: 09/11/2022

Trailer

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Nato a Roma a un certo punto degli anni '80 del secolo scorso. Laurea in Scienze Politiche. Amo il cinema, la musica, la letteratura. Aspirante maratoneta.

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