FLEISHMAN A PEZZI

FLEISHMAN A PEZZI

Proposta in otto episodi da Disney+, Fleishman a pezzi è un’interessante, centrata riflessione su paure, nevrosi e speranze della media borghesia, animata da uno sguardo non convenzionale e dalle notevoli prove di Jesse Eisenberg, Claire Danes e Lizzy Caplan.

Vite sottosopra

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All’interno della proposta Disney+ di questo primo scorcio di 2023 – e in particolare di quel parco-serie proveniente dai “cugini” americani di FX/Hulu – non va assolutamente sottovalutata l’uscita di questa Fleishman a pezzi, dramma ispirato all’omonimo romanzo del 2019 scritto dall’autrice Taffy Brodesser-Akner. Un prodotto, quello creato dalla stessa Brodesser-Akner, che esplora con un piglio interessante e decentrato (a partire dalla scelta della voce narrante, quella di un personaggio femminile “laterale” alla trama) temi già abbondantemente battuti come quelli del divorzio, della nostalgia per la libertà degli anni giovanili e della crisi di mezza età; argomenti che vengono filtrati qui dallo sguardo di Libby, migliore amica del medico quarantunenne Toby Fleishman, un fresco divorzio da sua moglie Rachel e una ritrovata popolarità presso il genere femminile tramite l’appena scoperto, meraviglioso mondo delle app di incontri. L’appena ritrovato ardore giovanile di Toby, tuttavia, viene subito messo in crisi dall’apparente, improvvisa sparizione della sua ex-moglie: Rachel, infatti, non risponde al telefono e non si presenta quando dovrebbe venire a occuparsi dei figli, Hannah e Solly. Il comportamento incomprensibile di Rachel alimenta ancor più il risentimento di Toby, che ripercorre mentalmente le tappe del suo matrimonio; nel frattempo, la ritrovata libertà da single porta l’uomo a riavvicinarsi a vecchi amici (tra cui il single Seth), a loro volta alle prese con crisi personali e sfide di vario genere.

Un calibrato mix di stili

Fleishman a pezzi, Lizzy Caplan, Jesse Eisenberg, Adam Brody e Claire Danes in una scena
Fleishman a pezzi, Lizzy Caplan, Jesse Eisenberg, Adam Brody e Claire Danes in una scena della serie

Parte dell’attrattiva di Fleishman a pezzi, sul pubblico della piattaforma Disney, deriva certamente dall’ottima caratura del cast: a cominciare dal protagonista Jesse Eisenberg (che tutti ricordano, principalmente, come il Mark Zuckerberg di The Social Network, ma anche come il Lex Luthor dell’abortito DC Extended Universe) per proseguire con Claire Danes nei panni di Rachel – una meritata candidatura al Golden Globe proprio per questo ruolo – e con una sconcertata, fragile Lizzy Caplan nel ruolo di Libby, voce narrante che evolve lei stessa – insieme alla storia e agli altri personaggi – nel corso del racconto. Un racconto in cui, a dispetto del tema e di uno sviluppo che sarebbe potuto risultare lineare e poco incline ai plot twist, non mancano sorprese: il registro scelto inizialmente dalla sceneggiatura è quello del dramedy – in bilico tra la precarietà esistenziale che leggiamo sul volto del protagonista e le passeggere, inebrianti vertigini di gioia nel rincorrere la libertà giovanile – che tuttavia di episodio in episodio digrada sempre maggiormente verso un più deciso registro drammatico, parallelamente all’approfondimento dei personaggi e dei loro rispettivi vissuti. Non manca, nella narrazione a incastro di Fleishman a pezzi (ricca di flashback, a volte visualizzati più di una volta secondo l’ottica dei diversi personaggi) una certa componente mistery, relativamente al personaggio di Rachel e alle motivazioni del suo comportamento. Una componente che contribuisce ad agganciare lo spettatore, aggiungendo alla trama quella componente di scoperta e attesa che da sempre contribuisce alla riuscita di un buon prodotto seriale.

Una tessitura di storie

Fleishman a pezzi, Jesse Eisenberg con Meara Mahoney Gross e Maxim Swinton in una scena
Fleishman a pezzi, Jesse Eisenberg con Meara Mahoney Gross e Maxim Swinton in una scena della serie

Di fatto, in effetti, Fleishman a pezzi sembra pensata più per la visione centellinata (e infatti la piattaforma statunitense l’aveva proposta originariamente a cadenza settimanale) che per il binge watching; ciò è vero sia per la dilatazione delle vicende dei singoli personaggi – comunque sempre funzionali all’intreccio principale – sia per il frequente inserimento di cliffhanger di fine episodio. Un modello forse fuori moda nell’epoca della visione su piattaforma (pur con tutte le eccezioni del caso) che tuttavia valorizza il singolo episodio come unità dipendente dal resto ma capace di apportare, strutturalmente, un contributo autonomo e riconoscibile alla narrazione. Non è un caso, infatti, che tutte le storie narrate e attentamente intessute nel corso della serie vengano infine risolte – integralmente – negli ultimi sessanta minuti, sciogliendo una tensione che aveva visto il contributo fondamentale di tutti i subplot. In mezzo, una regia generalmente dinamica e un funzionale uso del montaggio – spesso spiazzante nei suoi andirivieni temporali non annunciati – oltre a una scrittura che privilegia il ritmo dei dialoghi e il potenziale intrinseco dello strumento dialogico nel costruire suspence e far progredire la trama, ancor più che delineare i personaggi. Un’impostazione che dona alla serie un dinamismo notevole, che va oltre l’apparente staticità di luoghi e situazioni.

Riconoscere il vuoto

Fleishman a pezzi, Claire Danes in una drammatica sequenza
Fleishman a pezzi, Claire Danes in una drammatica sequenza della serie

C’è molta carne al fuoco, in Fleishman a pezzi, in una costruzione che parte dal tema del matrimonio e del divorzio per intrecciare poi molti altri motivi: l’idealizzazione delle persone (sia di quelle amate che di quelle considerate amiche), la voglia di plasmarle secondo le proprie esigenze, la pericolosità dei sogni e della loro realizzazione, la naturale inquietudine umana che porta a non essere mai soddisfatti e appagati del tutto di un traguardo, una volta che lo si è raggiunto. La serie mette anzi in evidenza proprio l’insoddisfazione come propulsore dell’azione, sia in senso di spinta positiva verso la realizzazione dei propri obiettivi, sia come inevitabile inquietudine che porta a distruggere ciò che si è raggiunto; perché appagamento significa spesso stasi e (metaforicamente) morte. Un vuoto, ben simboleggiato dal nero assoluto del “Vantablack” (lo spazio più cupo e privo di luce immaginabile) sito nell’American Museum of Natural History, che bisogna riconoscere e saper comprendere, consapevoli che non sarà mai possibile eliderlo del tutto dalla propria esistenza. Fleishman a pezzi (ma a essere a pezzi, o meglio “in trouble” come recita il titolo originale, non è certo solo il protagonista) non fornisce ovviamente risposte, ma solo suggestioni, insieme a una fotografia della vita medio-borghese americana sfaccettata e, a suo modo, assolutamente accattivante.

Fleishman a pezzi, la locandina italiana
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Scheda

Titolo originale: Fleishman Is in Trouble
Creata da: Taffy Brodesser-Akner
Regia: Jonathan Dayton, Robert Pulcini, Valerie Faris, Alice Wu, Shari Springer Berman
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Genere: Drammatico
Cast: Mozhan Marnò, Jesse Eisenberg, Adam Brody, Lizzy Caplan, Ashley Austin Morris, Christian Slater, Claire Danes, Maxim Swinton, Ava Yaghmaie, Brian Miskell, Eric William Morris, Frances Li, Jenny Powers, John Patrick Hayden, Josh Radnor, Josh Stamberg, Joy Suprano, Meara Mahoney Gross, Ralph Adriel Johnson, Talia Castro-Pozo
Sceneggiatura: Taffy Brodesser-Akner, Michael Goldbach
Fotografia: Tim Orr, Corey Walter
Montaggio: Jeffrey M. Werner, Jacquelyn Le, Josh Beal
Musiche: Caroline Shaw
Produttore: Anne M. Uemura, Katie DiMento, Terra Abroms, Taffy Brodesser-Akner
Casa di Produzione: FX Productions, ABC Signature, Timberman-Beverly Productions
Distribuzione: Disney+

Data di uscita: 22/02/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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