NIMONA

NIMONA

Passato dall’egida dei defunti Blue Sky Studios a quella di Annapurna Pictures e Netflix, Nimona è un esempio di animazione mainstream capace di problematizzare e rovesciare più volte le sue premesse, rivelandosi fruibile per un pubblico più che mai trasversale. Un’opera che ci sarebbe piaciuto poter vedere in sala, ma che nondimeno bisogna rallegrarsi sia stata realizzata e distribuita.

Un fantasy mutaforma

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In un contesto sempre meno propenso a osare come quello dell’animazione mainstream, in cui il riciclo di vecchie idee (non sempre e non solo sotto la forma del sequel e/o della riproposizione di vecchi franchise) sembra essere ormai la norma, fa piacere, ogni tanto, trovare un prodotto che si riveli capace di spiazzare e mescolare positivamente le carte. È, questo, decisamente il caso di questo Nimona, adattamento animato dell’omonima graphic novel di ND Stevenson, che contamina tematiche classicamente fantasy (un regno fantastico protetto da mura, creature oscure che lo minacciano, una casta di cavalieri eletti come difensori) con un’ambientazione di tipo futuristico/cyberpunk. Una sintesi di suggestioni che si traduce, nello specifico, nella storia di un antico regno, che da 1.000 anni viene protetto da uno squadrone scelto di cavalieri, dopo che un eroina di nome Gloreth aveva cacciato fuori dalle sue mura un terribile mostro; un millennio dopo, il popolano Ballister Cuoreardito sta per essere insignito del titolo di cavaliere, primo individuo di sangue non nobile a ricevere tale onorificenza. Proprio durante la sua nomina, tuttavia, la regina cade vittima di un attentato, di cui lo stesso Ballister viene ingiustamente accusato; costretto a fuggire e a nascondersi, l’uomo viene avvicinato da Nimona, una giovane mutaforma, che decide di aiutarlo a discolparsi e a scoprire i veri responsabili del delitto.

Il rifiuto del manicheismo

Nimona, i due protagonisti in un momento
Nimona, i due protagonisti in un momento del film

La prima caratteristica che colpisce di Nimona è la sua già citata, interessante mescolanza di suggestioni fantasy e futuristiche, che si traduce in una compresenza, senza soluzione di continuità, di scenografie cyberpunk e ambientazioni medievaleggianti, legittimate da un canovaccio narrativo che, nelle sue linee essenziali, ha la tipica struttura della fiaba. Una struttura che tuttavia, nel dipanarsi di una trama che appare dapprima molto semplice, si complica progressivamente e si problematizza, arrivando a rovesciare più di una volta le premesse iniziali, e a ridefinire personaggi che riescono così ad andare oltre l’archetipo, “tradendone” positivamente le basi. Non si tratta, si badi bene, unicamente della classica elegia della diversità, ormai a sua volta diventata quasi un “genere” a sé, e cooptata nell’animazione mainstream quale strumento quasi irrinunciabile per un’edificante e gratificante etica del prodotto per famiglie; qui, i registi Nick Bruno e Troy Quane (al loro attivo la commedia spionistica Spie sotto copertura), respingono qualsiasi manicheismo smontando e rimontando la struttura del classico racconto fantasy, facendo anche un’interessante riflessione – dal taglio metatestuale – sull’illusorietà di qualsiasi happy ending, e su un “vissero felici e contenti” da contestualizzare e confermare continuamente. Una costruzione che comunque non manca (schivando in questo il punto debole di molti prodotti Disney recenti) di una dialettica chiara tra protagonisti e antagonisti, che viene problematizzata (anche radicalmente) nel corso della storia, senza per questo essere mai ridotta a blanda parabola edificante.

La distopia (falsamente) “inclusiva”

Nimona, la protagonista, Ballister e Ambrosius
Nimona, un’immagine con la protagonista, Ballister e Ambrosius

In questo senso, è interessante la vicenda produttiva di Nimona, progetto nato sotto l’egida dei Blue Sky Studios, messo in stand-by dopo l’acquisizione della compagnia da parte della Disney (che era timorosa delle tematiche apertamente LGBTQIA+ presenti nella storia) e poi cancellato dopo la chiusura dello studio d’animazione da parte della casa madre; tutto questo prima del definitivo passaggio del progetto sotto l’egida di Annapurna Pictures e di Netflix, e del sospirato disco verde alla produzione. Una vicenda istruttiva per chiunque, vedendo il film, fosse tentato di etichettarlo col consueto (e francamente stucchevole) appellativo di prodotto “woke”, e di accomunarlo alle ultime opere Disney nel nome di una inutile e antistorica stigmatizzazione delle tematiche “inclusive”. L’unica caratteristica che accomuna il film di Nick Bruno e Troy Quane a opere come il recente Strange World (o anche, volendo estendere il discorso a tutta la produzione della casa madre, come la serie Disney+ Willow) è la presenza di una love story omosessuale – quella tra il protagonista Ballister e il suo compagno Ambrosius – quale base di partenza della vicenda; ma qui la natura inclusiva e multietnica del regno in cui la storia si svolge non toglie nulla al suo carattere distopico, accentuandone anzi il senso di inquietudine latente. Il mondo di Nimona, come già quello della saga de La Torre Nera di Stephen King (altra felice contaminazione tra sci-fi e fantasy) è “andato avanti”, cooptando nel suo corpo alcune minoranze ma escludendone brutalmente altre, e fondando la sua oppressione quasi invisibile – ma non per questo meno pervasiva – su presupposti quantomeno questionabili.

Profondità e fruibilità

Nimona, una simpatica immagine del film
Nimona, una simpatica immagine del film d’animazione

Sta proprio nella sua capacità di problematizzare le basi di partenza, e di rovesciare più volte l’ottica della vicenda, uno dei punti di forza di Nimona, lavoro che presenta una sceneggiatura tanto semplice laddove la si vada a smontare e ripercorrere una volta terminata la visione, quanto complessa e stratificata nella concezione e nello svolgimento della narrazione. Improntato, nella sua struttura di base, a un tono da commedia avventurosa – che lo rende facilmente fruibile dagli spettatori dell’animazione occidentale più classica, nonché da un pubblico di famiglie – il film di Bruno e Quane svela lo spessore e la complessità dei suoi personaggi in modo graduale nel corso della visione, non cedendo nulla sul piano della spettacolarità e di un livello tecnico che resta decisamente alto. Soprattutto, va dato adito ai due registi di aver raggiunto questo scopo senza le usuali, gratuite citazioni che continuano ad affliggere gran parte dell’animazione moderna (e non solo), utilizzando solo a livello indiretto i rimandi ad alcuni filoni storicizzati del fantastico (il cyberpunk, il giapponese tokusatsu) e non lasciando che questi prevalgano sul cuore del racconto. Un cuore che pulsa di sostanza, nella storia, in un arco narrativo – quello del protagonista Ballister – credibile e coinvolgente, e in un’evoluzione che si colora di melò e, nell’ultima parte, di un inatteso e sincero lirismo. È certamente un peccato non averlo potuto vedere su grande schermo – il film, dopo l’anteprima al Festival dell’animazione di Annecy, ha avuto una distribuzione limitata solo negli USA – ma c’è comunque da rallegrarsi che un film come Nimona sia stato realizzato e, in qualche modo, distribuito.

Nimona, la locandina del film
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Scheda

Titolo originale: Nimona
Regia: Troy Quane, Nick Bruno
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 102’
Genere: Commedia, Fantastico, Avventura, Animazione, Fantascienza, Azione
Cast: Beck Bennett, Chloë Grace Moretz, Riz Ahmed, Indya Moore, Lorraine Toussaint, Frances Conroy, Charlotte Aldrich, Christopher Campbell, Cindy Slattery, Eugene Lee Yang, Julie Zackary, Julio Torres, Karen Ryan, Matthew J. Munn, Mia Collins, Nate Stevenson, Nick Bruno, Randy Trager, RuPaul, Sarah Sherman, Sommersill Tarabek, Troy Quane, Zayaan Kunawar
Sceneggiatura: Robert L. Baird, Lloyd Taylor
Montaggio: Randy Trager, Erin Crackel
Musiche: Christophe Beck
Produttore: Roy Lee, Karen Ann Ryan, Nate Stevenson, Corey Turner, Julie Zackary
Casa di Produzione: Annapurna Pictures, Annapurna Animation
Distribuzione: Netflix

Data di uscita: 30/06/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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