LA SOCIETÀ DELLA NEVE

LA SOCIETÀ DELLA NEVE

Il film di chiusura di Venezia 80, per la prima volta dopo anni, è un’opera di ottima caratura, diretta da un regista capace di riempire del suo afflato umanista persino i filoni più standardizzati: La società della neve, racconto della tragedia del volo che, nel 1972, si schiantò sulla Cordigliera delle Ande lasciando pochissimi superstiti, ci restituisce un Juan Antonio Bayona pienamente ispirato, capace di rendere viva e pulsante una vicenda che cinema e televisione hanno già toccato varie volte nel corso degli ultimi decenni.

Sopravvissuti e solidali

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C’è un afflato umanista, nel cinema di Juan Antonio Bayona, capace di riempire di sé quelli che, in altre mani, sarebbero probabilmente solo onesti prodotti di genere. Un afflato che ha permeato il cinema del regista spagnolo fin dal suo esordio, il bellissimo horror The Orphanage (2008) e che abbiamo ritrovato persino nel suo lavoro meno riuscito, l’alimentare Jurassic World – Il regno distrutto (comunque di gran lunga l’episodio migliore di una trilogia tutt’altro che memorabile). Ora, dopo essersi stabilito da ormai un decennio a Hollywood – dirigendo anche i primi due episodi della discussa serie Amazon Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere – Bayona torna al cinema in lingua spagnola, affrontando di nuovo quel genere survival che aveva già toccato, un decennio fa, con The Impossible. La fonte di ispirazione, stavolta, è uno dei disastri aerei più ricordati della storia, lo schianto di un volo dell’aeronautica militare uruguaiana – che trasportava un’intera squadra di rugby locale – sulla Cordigliera delle Ande nel 1972; e, soprattutto, la successiva, terribile odissea dei sopravvissuti, durata 73 giorni in una zona innevata e completamente deserta. Un evento che già aveva ispirato due film (il semisconosciuto I sopravvissuti delle Ande, diretto da René Cardona nel 1976, e il più noto Alive – Sopravvissuti, datato 1993 e firmato da Frank Marshall) e che ora dà origine a questo La società della neve, nuovo film destinato a Netflix scelto come titolo di chiusura per l’80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

La fratellanza della neve

La sociedad de la nieve, una scena del film di J.A. Bayona
La società della neve, una scena del film di J.A. Bayona

La collocazione nell’ultima giornata – con gran parte del pubblico e della stampa che aveva già lasciato il Lido – oltre a una lunga tradizione di film di chiusura tutt’altro che memorabili per il festival veneziano, hanno probabilmente nuociuto a un film come La società della neve; un’opera che in realtà ci ha restituito un Bayona ispirato e capace di mostrare tutta la sua caratura registica, e che fa piacere aver potuto vedere, almeno una volta, su uno schermo cinematografico. Fin dalle prime sequenze del film – la cui ispirazione diretta è il libro biografico omonimo, scritto dal giornalista uruguaiano Pablo Vierci – è chiaro che Bayona, qui, si muove nel suo elemento: quello di un cinema popolare capace di caricarsi di un forte elemento melò, che di nuovo esplora l’impatto dell’evento inatteso e sconvolgente (qui non un evento fantastico, ma un disastro impossibile da prevedere) su individui stretti tra loro da forti legami; individui che in quei legami trovano capacità di resistenza e difesa. Se in The Orphanage i legami in questione avevano spazio – e ragion d’essere – in un’istituzione come quella di un orfanotrofio, mentre in titoli come The Impossible e Sette minuti dopo la mezzanotte era la famiglia a essere messa in primo piano, qui la comunità di partenza è quella di un team sportivo: una comunità che fin dalle prime presenze intuiamo legata da un sentimento fraterno che la avvicina, di fatto, a una “fratellanza”, rafforzata anche dalla comune fede cattolica.

Una tragedia collettiva e comunitaria

La sociedad de la nieve, un'immagine del film di J.A. Bayona
La società della neve, un’immagine del film di J.A. Bayona

Bayona riserva la prima parte di La società della neve alla descrizione del contesto di partenza dei futuri passeggeri, delineando con pochi tocchi la realtà del personaggio principale, quello scelto (con un certo coraggio) come voice over. L’insistenza sulla giovane età dei protagonisti – e sulla descrizione del forte legame che li unisce – è funzionale alla resa della successiva odissea, ma anche alla spietata, inesorabile conta delle vittime che il film fa partire subito dopo lo schianto: una scelta, quella di evidenziare ogni vittima con nome, cognome ed età, che inizialmente può far storcere la bocca per un certo, esibito didascalismo, ma che acquista senso non appena si entra in sintonia col mood del film: il regista orienta infatti tutta la narrazione (e le sue stesse scelte di messa in scena) alla resa delle storie dietro ai volti e ai corpi, alla riconduzione alla dimensione umana, ed empatica, di quella macchina da brividi quale inevitabilmente risulta essere il genere disaster e survival. Praticamente a tutti i personaggi principali, prima e dopo la caduta dell’aereo, viene dedicata almeno una linea di dialogo – quando non un esplicito flashback – che contestualizzi la sua presenza sul volo, e il percorso che lì l’ha portato. Il risultato è quello di un’ottima gestione – niente affatto scontata – di un cast corale, e un buon compromesso tra la necessità del focus sul personaggio del giovane Numa, voce narrante e occhio della vicenda, e la resa della concretezza di una tragedia che è innanzitutto collettiva.

I legami che non muoiono

La sociedad de la nieve, una foto dal set del film di J.A. Bayona
La società della neve, una foto dal set del film di J.A. Bayona

La stessa descrizione della scelta (obbligata) del cannibalismo da parte dei superstiti mostra un notevole pudore nella messa in scena: le sequenze in tal senso sono rapide e lasciano fuori campo, o sfocato, il terribile cibo di cui gli uomini sono costretti a nutrirsi; mentre ampio spazio viene dato a primi e primissimi piani dei personaggi stessi mentre attendono al terribile banchetto, a evidenziarne la dolorosa repulsività. L’enfasi, più volte ribadita, sul non sapere chi è colui di cui ci si sta cibando, prende significativamente la direzione opposta a quella della rivelazione esplicita e didascalica di volti, storie e nomi: Bayona sembra suggerirci che solo lo spettatore, dal suo punto di vista privilegiato, può ricondurre vivi e (soprattutto) morti a esseri umani e vicende reali, mentre ai superstiti questa consapevolezza è vietata, pena la follia. Tuttavia, per il resto, l’ottica fornita allo spettatore, in La società della neve, è tutt’altro che fredda e distaccata: al contrario, man mano che l’orrore si protrae, e il gruppo dei sopravvissuti si riduce, il film evidenzia in misura sempre maggiore i legami che tengono stretti i personaggi – legami interni a chi resta e con chi se n’è andato – trasmettendone senza mediazioni di sorta tutto il portato emotivo e melò. Il risultato, in un film tecnicamente impeccabile (la sequenza dello schianto dell’aereo e quella successiva della frana sono pezzi di cinema di grande valore) è un’ondata emotiva capace di restituire consistenza e realismo al genere, affidandosi (senza lasciarsene sopraffare) a un commento musicale di Michael Giacchino potente e ispirato. Difficile, date le premesse e lo stretto recinto in cui il progetto si muoveva, chiedere di più.

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Locandina

La società della neve, la locandina italiana del film

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Scheda

Titolo originale: La sociedad de la nieve
Regia: J.A. Bayona
Paese/anno: Uruguay, Spagna, Cile / 2023
Durata: 144’
Genere: Drammatico, Avventura, Thriller, Biografico
Cast: Rafael Federman, Agustín Berruti, Agustín Della Corte, Agustín Pardella, Alfonsina Carrocio, Andy Pruss, Benjamín Segura, Blas Polidori, Diego Vegezzi, Emanuel Parga, Enzo Vogrincic, Esteban Bigliardi, Esteban Kukuriczka, Felipe Gonzalez Otaño, Felipe Ramusio, Fernando Contingiani, Francisco Romero, Juan Caruso, Juan Diego Eirea, Luciano Chatton, Matías Recalt, Maxi De La Cruz, Paula Baldini, Rocco Posca, Santiago Vaca Narvaja, Simon Hempe, Tomas Wolf, Valentino Alonso
Sceneggiatura: Jaime Marques, Bernat Vilaplana, J.A. Bayona, Nicolás Casariego
Fotografia: Pedro Luque
Montaggio: Jaume Martí
Musiche: Michael Giacchino
Produttore: Sandra Hermida, Belén Atienza
Casa di Produzione: Cimarrón Cine, Apaches Entertainment, El Arriero Films, Telecinco Cinema, Benegas Brothers Productions
Distribuzione: Netflix

Data di uscita: 04/01/2024

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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